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Elon Musk, Bernard Arnault, Jeff Bezos, Larry Ellison e Warren Buffett hanno più che raddoppiato i propri averi nel 2020, passando da 405 a 869 miliardi di dollari, con un ritmo di 14 milioni di dollari all'ora. Oxfam parte da questo rilievo per fornirci in un rapporto i dati sulle crescenti disuguaglianze nel mondo, Italia compresa. Perché il moltiplicarsi delle ricchezze dei cinque uomini più ricchi al mondo non è gratis per chi ricco non è: i 5 miliardi di persone più povere hanno visto complessivamente invariata la propria condizione tanto che ci vorranno 230 anni per porre fine alla povertà. Tra dieci anni invece potremmo avere il primo trilionario della storia dell'umanità.
Il forum economico mondiale di Davos si sta per aprire e la confederazione internazionale di organizzazioni non profit dedicate alla riduzione della povertà globale ci fornisce una serie di numeri dai quali si evince che, di pari passo all'incremento dei patrimoni dei miliardari, aumentano le "straordinarie performance" delle società che controllano, tanto che "il 2023 è destinato ad essere ricordato come l'anno più redditizio di sempre”.
Extraprofitti e salari inversamente proporzionali
I numeri fanno girare la testa: “148 tra le più grandi aziende al mondo hanno realizzato profitti per circa 1.800 miliardi di dollari tra giugno 2022 e giugno 2023; per ogni 100 dollari di profitti generati da 96 tra i maggiori colossi globali, 82 dollari sono fluiti agli azionisti sotto forma di dividendi o buyback azionar”i. E se le imprese hanno retto al pesante aumento dell’inflazione, “ampi segmenti della forza lavoro hanno invece perso potere d'acquisto e per quasi 800 milioni di lavoratori occupati in 52 Paesi, i salari non hanno tenuto il passo dell'inflazione.
Il relativo monte salari ha visto un calo in termini reali di 1.500 miliardi di dollari nel biennio 2021-2022, una perdita equivalente a quasi uno stipendio mensile (25 giorni) per ciascun lavoratore.La ricchezza globale resta poi concentrata nel Nord del mondo, dove vive soltanto il 21% della popolazione mondiale che possiede il 69% della ricchezza netta privata. Il divario è anche di genere: gli uomini detengono una ricchezza che supera di 105.000 miliardi di dollari quella delle donne.
Il bel Paese
Oxfam Italia riserva poi un ampio capitolo al nostro Paese rilevando “elevate e crescenti disuguaglianze di benessere”, “fenomeno distintivo del nostro tempo che minaccia lo sviluppo umano, mina la mobilità intergenerazionale e indebolisce la coesione sociale”. Viene sottolineata per l’Italia tutta una serie di disuguaglianze che si intrecciano e si abbattono su “chi vive nelle periferie esistenziali”..
Sempre più diffuso il fenomeno della povertà assoluta dovuto soprattutto all’impennata dell’inflazione del 2021-2022. “Una dinamica destinata ad aggravarsi - scrivono - in virtù del rallentamento dell’economia nazionale nel 2023, della riduzione delle misure compensative contro il caro-vita e della portata degli strumenti che hanno sostituito il reddito di cittadinanza”.
Povero lavoro
Male il governo in materia di lavoro, perché per Oxfam le nuove misure di inclusione lavorativa e sociale messe in campo da Palazzo Chigi “determinano un’iniqua selezione tra poveri. Non basterà più essere indigenti per ottenere un supporto continuativo al reddito e si stima che, rispetto al bacino dei potenziali beneficiari del Rdc, 500mila famiglie in meno potranno beneficiare di una delle nuove misure approntate, ampliando le disuguaglianze e aumentando povertà ed esclusione sociale”.
E ancora. Il mercato del lavoro è caratterizzato da debolezze strutturali. “Nonostante alcuni segnali positivi nel 2023, come il tasso di occupazione record al 61,3%, restano irrisolte questioni di carattere strutturale come la perdurante stagnazione salariale e la contenuta produttività del lavoro, la bassa qualità lavorativa di giovani e donne e il diffuso ricorso a forme di lavoro atipico che determina marcate disuguaglianze retributive e amplia le fila dei lavoratori poveri (ben 1 lavoratore su 8)”.
Tocca poi al fisco. Bocciata la riforma fiscale del governo Meloni che “si presenta all’insegna dell’iniquità”, perché punta a individuare categorie di contribuenti da privilegiare, non interviene su questioni sistemiche. Una riforma a danno della progressività del sistema impositivo, che incrementa “i trattamenti fiscali differenziati di contribuenti in condizioni economiche simili, ma che derivano reddito da fonti diverse, ed è preclusiva verso la tassazione patrimoniale”.
Il governo faccia di più e meglio
Oxfam fa seguire la parte costruens alla destruens, facendo proposte e soprattutto chiedendo al governo misure di contrasto alla povertà che “recuperino l’approccio universalistico che garantisce a chiunque si trovi in ristrettezze economiche la possibilità di accedere a uno schema di reddito minimo fruibile fino a quando la condizione di bisogno persiste”.
Non solamente, ma si chiede anche una vera lotta alla povertà lavorativa e la promozione di un lavoro dignitoso per tutti, “disincentivando il ricorso a contratti atipici, introducendo un salario minimo legale”. Infine misure per una maggiore equità del sistema fiscale a partire dall’introduzione di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni, una misura su cui Oxfam ha lanciato la raccolta firme #LaGrandeRicchezza.