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In questo momento di grandi trasformazioni dell’economia e di ripensamento del ruolo dello Stato nella produzione e nello sviluppo industriale sostenibile tornano di attualità le scelte sulle risorse pubbliche da reperire. Per realizzare i progetti, soprattutto se di largo respiro come quelli che si vorrebbero mettere in campo servono risorse finanziarie a breve e lungo termine. Si torna a parlare di Bot e Btp ad una certa scadenza, mentre sono in gioco anche elaborazioni teoriche originali per mettere in circolazione strumenti innovativi. Tra questi ci sono i Green Bond, o “obbligazioni verdi” e i bond sociali. Fanno parte di un preciso pacchetto di proposte elaborate dalla Cgil nazionale. Ma di che si tratta? Ne abbiamo parlato con Cristian Perniciano, dell’area delle politiche di Sviluppo della Cgil
“Le “obbligazioni verdi”, o Green Bond - spiega Perniciano - sono obbligazioni legate a progetti che hanno un impatto positivo per l’ambiente, sono emessi per finanziare progetti con caratteristiche di sostenibilità ambientale, come l’efficienza energetica, la produzione di energia da fonti pulite, l’uso sostenibile dei terreni, il trattamento dell’acqua e dei rifiuti, iniziative legate alla prevenzione e controllo dell’inquinamento, infrastrutture per i trasporti, edilizia eco-compatibile, e via dicendo”. Così lo Stato incentiva cittadini e imprese a investire in sviluppo eco sostenibile sulla base di strumenti finanziari sicuri e certificati. La certificazione “green” segue, per ora, le linee guida elaborate dall’International Capital Market Association (Icma).
Sono fissati dei precisi paletti. Chi emette un titolo deve identificare con chiarezza la destinazione dei proventi, che devono essere vincolati al progetto selezionato; il denaro deve essere depositato su conto vincolato o trasferito in un portafoglio specifico o comunque tracciato dall’emittente. In secondo luogo, deve seguire alcuni procedimenti particolari nella valutazione e selezione dei progetti, che devono rientrare in un elenco di categorie predefinito. Inoltre, l'emettitore deve garantire la massima trasparenza nel comunicare la gestione dei proventi. Infine devono essere resi disponibili agli investitori dei report (di enti esterni, una second opinion) sull’avanzamento dei progetti finanziati. E' allo studio una agenzia Ue che integri con una propria second opinion perché un operatore pubblico verifichi che non vengano immesse obbligazioni non rispondenti agli obiettivi che tali prodotti devono possedere.
Si tratta di un terreno sperimentale, anche se ci sono già state alcune esperienze simili in giro per l’Europa. Il primo Green Bond di Stato è stato emesso da un paese europeo: la Polonia nel dicembre 2016 ha lanciato un’obbligazione verde da 750 milioni di euro. Ma è stata la Francia, un mese dopo, a entrare in modo pesante sul mercato con un titolo di Stato che doveva essere inizialmente di 7 miliardi di euro; la richiesta degli investitori istituzionali è stata tale che il programma di emissioni è stato esteso fino ad arrivare a 22 miliardi. Poi hanno emesso titoli di stato verdi anche Irlanda, Belgio e Olanda.
E da noi? “In Italia dice ancora Perniciano - tra i più importanti emittenti vi sono Hera, Enel, Intesa, Ferrovie dello Stato e Cdp. Dal 2016 la richiesta di questi titoli è quasi triplicata, passando dall' 1,9% al 3,8% di tutta la domanda obbligazionaria. Inizialmente infatti questi bond provenivano principalmente dalla Banca Europea per gli Investimenti, ma successivamente anche singole aziende, stati o enti locali hanno iniziato ad emetterne. La crescita del mercato dei Green Bond è inoltre dovuta all’ingresso nel mercato, negli ultimi anni, delle obbligazioni green emesse da grandi imprese di paesi come Cina ed India, che si sono affiancate a quelle di imprese ed istituzioni dei paesi occidentali.
Oltre ai bond verdi la Cgil propone di cominciare a discutere anche di bond sociali con finalità mirate e specifiche. Ma su questo torneremo con altri articoli