Per più di sette cittadini su 10 le disuguaglianze sono aumentate negli ultimi cinque anni in Italia. E il 70 per cento sarebbe favorevole oggi a un’imposta europea sui grandi patrimoni. È quello che pensano gli italiani sulle disuguaglianze economiche e sulle misure per contrastarle, stando alla nuova indagine realizzata dall’istituto Demopolis per Oxfam Italia, che ha intervistato a settembre un campione rappresentativo della popolazione composto da oltre 4 mila persone.

La ricerca rilancia la petizione #LaGrandeRicchezza che l’Ong sostiene a supporto dell’Ice, Iniziativa dei cittadini europei, per chiedere alla Commissione Ue l’istituzione di un’imposta sui grandi patrimoni, ricordando che c’è tempo fino al 9 ottobre per aderire: l’obiettivo è raggiungere un milione di firme per arrivare al traguardo previsto dai trattati affinché la Commissione abbia l'obbligo di considerare la proposta e rispondere ai proponenti.

Le minacce dei divari

L’indagine stila una classifica degli ambiti in cui le disuguaglianze sono più sentite: al primo posto il reddito, seguito dall’accesso ai servizi sanitari e dalle opportunità nel mondo del lavoro. Nelle valutazioni degli intervistati, i grandi divari economici minacciano il futuro delle nuove generazioni e la coesione sociale (86 per cento), la crescita economica (79 per cento) e la qualità della democrazia (71 per cento).

Per il 72 per cento, poi, la lotta all’evasione ed elusione fiscale potrebbe contribuire a ridurre le disuguaglianze, per il 30 per cento il sistema fiscale non è per niente equo, il 55 pensa che lo sia poco. Affinché sia più giusto, il 61 per cento crede che debba essere progressivo e non generare disparità fra contribuenti nelle stesse condizioni economiche.

Costituzione, articolo 53 

D’altra parte, per oltre un terzo degli intervistati l’articolo 53 della Costituzione, in base al quale tutti sono chiamati a concorrere “alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva” non è rispettato, e per il 43 per cento è rispettato solo in parte. Il 63 per cento ritiene che per migliorare l’equità del sistema fiscale servirebbe un riequilibrio dell’attuale tassazione, spostandola dal lavoro ai redditi finanziari, profitti e grandi patrimoni.

“L’indagine conferma come un riequilibrio complessivo del prelievo non sia più oggi rinviabile – spiega Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia –, e che la potente suggestione di una riduzione generalizzata delle imposte, su cui si è incardinata la riforma fiscale dell’attuale governo, non attecchisca tra i cittadini. A concordare con il ‘meno imposte per tutti’ è infatti solo il 25 per cento degli italiani, una percentuale che scende al 20 quando al calo indiscriminato delle imposte si associa il rischio di definanziamento e riduzione dei servizi pubblici. Per quasi due terzi è preferibile invece una ridistribuzione dei carichi fiscali all’insegna di una maggiore equità impositiva”.

Quello 0,1 per cento più ricco 

Dalla rilevazione arriva un sostegno all’iniziativa di Oxfam sulla “grande ricchezza”: sette intervistati su 10 sarebbero favorevoli a un'imposta europea sui grandi patrimoni, che da noi si applicherebbe ad appena lo 0,1 per cento più ricco della popolazione, 50 mila persone con patrimoni netti superiori ai 5,4 milioni di euro, tre volte superiore a quella di 25 milioni di italiani poveri.

Una misura in grado di rafforzare l’equità del nostro sistema fiscale e generare considerevoli risorse da destinare al finanziamento dei crescenti bisogni sociali, al contrasto a povertà e disuguaglianze e alla lotta contro i cambiamenti climatici. Una misura finora appoggiata da più 330 mila firmatari dell’Iniziativa dei cittadini europei #TaxTheRich.

Una convinzione che attraversa trasversalmente l’opinione pubblica e risulta minoritaria esclusivamente nei segmenti di elettorato vicini alla maggioranza di governo (anche prossimo al 50 per cento), mentre supera il 70 per cento dei consensi anche nella componente degli italiani che si dichiarano astensionisti.

Equità fiscale

“A fronte di risorse pubbliche che non sono sufficienti ad affrontare le sfide del momento - conclude Maslennikov –, come l’espandersi dell’area della vulnerabilità o il finanziamento di una transizione ecologica giusta, e visti gli stringenti vincoli di bilancio dettati dalle nuove regole fiscali europee, l’ampio supporto pubblico di cui gode in Italia la proposta di un’imposta sui grandi patrimoni è un chiaro richiamo alla politica. Ora bisogna agire nel solco di una maggiore equità fiscale e in linea con la volontà di chi è stanco di sentirsi dire che non ci sono abbastanza risorse per abbattere le liste d’attesa nelle strutture sanitarie pubbliche, per stabilizzare il personale precario nelle scuole dei propri figli, per l’edilizia residenziale popolare, gli alloggi universitari, per trasferimenti adeguati a chi è intrappolato o sprofonda nella povertà”.

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