I numeri non mentono: i controlli per arginare l’evasione fiscale si sono assai ridotti, e il recupero di gettito anche. Ad affermarlo è chi di numeri e conti è esperto, visto che per “missione” deve controllare spese e entrate dello Stato. Nella Relazione di presentazione del Rendiconto generale dello Stato per l’esercizio 2023 la Corte dei Conti non lascia dubbi: c’è troppa evasione e si fa troppo poco per arginarla. E il risultato macroscopico è la “sanità in crisi sistemica” che necessita per sopravvivere di “ulteriori interventi”, ovviamente di tipo finanziario.

“L’allarme della Corte dei Conti sull'evasione diffusa - afferma Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil , va preso molto sul serio: se non si recuperano risorse contrastandola efficacemente, sarà fatale continuare a tagliare la spesa pubblica, a partire dal nostro welfare universalistico già drammaticamente definanziato, per effetto del nuovo patto di stabilità e del conseguente ritorno all'austerità”.

I dati sconcertanti

Enrico Flaccadoro, presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, è stato netto e impietoso nonostante l’asetticità della sua relazione. Esiste una “evasione diffusa che tuttora caratterizza la situazione italiana”; non quindi, o non solo grandi e grandissimi evasori, ma tanti piccoli evasori che non versano all’erario quanto dovuto magari ritenendolo – erroneamente ma confortati dall’atteggiamento di chi ci governa – “pizzo di Stato”.

Ciò che maggiormente colpisce è che – diversamente da quanto propagandato – i controlli dell’Agenzia dell’Entrate non sono affatto aumentati ma diminuiti. Gli accertamenti nel 2023 sono stati oltre 175mila contro i circa 190mila del 2022 e i 267mila del 2019. Ed è sempre Flaccadoro ad affermare che è “consistente” il numero dei contribuenti che non versano quote rilevanti delle imposte dovute e dichiarate, a fronte degli importi richiesti solo il 20%. Chi non paga? “Elevata è l’incidenza dell’Iva, che costituisce circa il 60% del non versato”, aggiunge il presidente e chi vuol capire capisca.

Direzione ostinatamente contraria

Non solo: quindi i professionisti e gli autonomi godono di un regime fiscale preferenziale, visto che a loro questo governo ha donato la flat tax al 15%, ma continuano a non versare l’Iva. Il punto è quale messaggio dalle parti di Palazzo Chigi si invia al Paese, visto che se si volesse contrastare l’evasione – dice sempre la Corte – si potrebbe. Aggiunge infatti Ferrari: “Ci sono tutti gli strumenti tecnologici per riuscirci, basta la volontà di utilizzarli e di rinforzare, anche per quanto riguarda gli organici delle Agenzie Fiscali, come suggerisce la stessa Corte. Purtroppo il governo in carica sembra il meno indicato a mettere in campo politiche che incentivino la fedeltà fiscale. Non è un pregiudizio, ma una semplice constatazione delle scelte compiute in questi quasi primi due anni di mandato”.

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Poi i condoni

Fanno male, molto male. In realtà favoriscono l’evasione e rafforzano il convincimento di chi ritiene che non pagare sia furbo. Sempre Flaccadoro ha dimostrato come questa sia la triste realtà, visto che anche a seguito dei controlli documentali “le somme dovute sono versate in media meno del 30%. Un fenomeno – evidenzia – che risulta ancora più grave quando accompagna misure come le rottamazioni delle cartelle esattoriali con consistenti vantaggi per i singoli contribuenti: è il caso della rottamazione quater che, pur presentando un risultato superiore alle attese, a fronte di 6,8 miliardi riscossi, registra omessi versamenti di rate per 5,4 miliardi”.

Contro i condoni la Cgil c’è sempre stata

Quasi l’intero gettito Irpef, oltre il 90%, è versato da lavoratrici e lavoratori dipendenti e dai pensionati: altro che sistema fiscale progressivo con cui si dovrebbe finanziare il welfare universale. Con le tasse dei lavoratori e dei pensionati si finanzia scuola e sanità per tutti, anche per gli evasori. Per questo condoni e rottamazioni sono doppiamente ingiusti. Così Ferrari: “Non solo abbiamo assistito agli innumerevoli condoni, non solo è stato approvato un concordato preventivo che finirà per cristallizzare, e quindi legalizzare, un'evasione di massa, non solo - grazie alla flat tax - a parità di reddito chi vive di salario o pensione paga più tasse degli autonomi benestanti. Il vero problema è che l’esecutivo pensa di fondare lo sviluppo del Paese sulla parte più arretrata del nostro sistema produttivo, un terziario povero che ha un tax gap del 70% (dati del Mef), una scarsa propensione agli investimenti e all'innovazione, e un'occupazione precaria e mal pagata. Proseguendo lungo questa strada, il declino economico sarà inevitabile, così come la riduzione e il peggioramento dei servizi garantiti ai cittadini”.

Sanità in crisi sistemica

Da tempo la Confederazione di Corso di Italia ha lanciato l’allarme, occorre portare il Fsn al 7,5% del Pil. Meloni e il suo governo, invece, continua a definanziarlo, raccontando però oltro. anche gli ultimi provvedimenti, quello sulle liste di attesa altro non sono che propaganda. E i nodi vengono al pettine come le falsità. Al richiamo della Corte, risponde Daniela Barbaresi, segretaria nazionale della Cgil: “ Una nuova sonora bocciatura da parte della Corte dei Conti delle condizioni della sanità pubblica nell'era Schillaci-Meloni.

Un Ssn in condizioni di "crisi sistemica" e afflitto fa numerosi problemi che costringono le persone alle lunghe liste d'attesa. Una crisi accentuata dalla carenza di personale, non adeguatamente remunerato e valorizzato al quale il Governo non sembra affatto intenzionato a dare risposte serie. Netto il monito del Procuratore generale della Corte dei Conti: occorrono decisioni e investimenti non più rinviabili per garantire effettività al diritto alla salute delle persone”.Le conclusioni della segretaria sono ineludibili: “serve una netta inversione di rotta nelle scelte del Governo. Per garantire alle persone di stare in salute e curarsi quando malate serve evitare il collasso del Ssn sempre più imminente, e con esso la privatizzazione della sanità e della salute. Vanno garantite le necessarie risorse economiche, professionali e organizzative. Insomma, servirebbe un Governo meno inadeguato e spregiudicato che si prepara a fare lo spezzatino del Paese e delle persone”.

Il fisco della Costituzione

Da tempo unitariamente Cgil Cisl e Uil hanno presentato una riforma fiscale coerente con la Carta del ‘48, ma sembra che nessuno se ne sia accorto e lo ricordi. Per questo la conclusione del segretario confederale è netta: “La Cgil continuerà a battersi per un modello di sviluppo diverso, in cui il lavoro venga tassato meno di rendite e profitti, in cui sia rispettato il principio della progressività fiscale sancito dalla Costituzione, in cui lo stato sociale sia rafforzato e non indebolito, in cui la crescita economica sia ambientalmente e socialmente sostenibile".

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