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Difficile dire se la storia sia più patetica o bizzarra, certo è ancora una volta triste e viola la Costituzione. Facciamo un passo indietro, il governo Meloni introduce il Concordato fiscale, un “accordo” tra fisco e lavoratori autonomi o piccoli imprenditori che permette, per un biennio, di pagare le tasse non in base agli effettivi guadagni bensì sulla base di quanto preventivato dall'Agenzia delle entrate, e così si avrà la certezza di non esser sottoposti a controlli. Controlli, è bene ricordare, che anche senza accordo difficilmente arrivano visto l’ammontare dell’evasione che da anno ad anno rimane pressoché costante.
Si rischia il flop
Grande sostenitore di questo strumento il viceministro all’Economia Leo, che però deve essersi accorto che sono davvero pochi quanti hanno deciso di aderire al concordato: perché farlo - si saranno chiesti i contribuenti non proprio onesti – se rispetto agli anni scorsi si dovrà pagare comunque un po’ di più visto che il quantum lo deciderà l’Agenzia delle entrate?
Che fare allora per incentivare all’accordo? Renderlo ancora più vantaggioso. Detto, fatto! Ieri la Commissione Finanze del Senato ha messo nero su bianco il proprio Parere sul decreto correttivo delle norme sul concordato preventivo biennale tra fisco e partite Iva, introducendo una specie di flat tax sulla differenza tra quanto dichiarato l’anno precedente e l’ipotesi di incremento dei profitti alla base dell’accordo proposto dall’Agenzia. Insomma un vero e proprio cambio delle regole del gioco a partita cominciata.
Ennesimo favore agli evasori
"Il governo Meloni sceglie, ancora una volta, di favorire gli evasori, prevedendo una flat tax incrementale con aliquota più bassa sulla differenza tra il reddito denunciato l’anno precedente e quello della proposta di concordato preventivo”. A commentare è Cristhian Ferrari, segretario nazionale della confederazione di Corso d’Italia, che aggiunge: “La Cgil ha già espresso la propria contrarietà al concordato, perché è un meccanismo che favorisce gli evasori, liberandoli dall’obbligo di pagare le imposte sul reddito effettivo".
Cosa prevede il nuovo meccanismo
Il concordato preventivo prevede che sulla differenza tra il reddito dello scorso anno e quanto definito dall’Agenzia delle entrate come incremento del reddito, si paghi la normale aliquota Irpef. Nel parere della Commissione Finanze, invece, si “inventa” un’aliquota sostitutiva non solo assai più conveniente, ma addirittura spacchettata in tre a seconda del grado di fedeltà fiscale che risulta dagli Indici sintetici di affidabilità (Isa): solo il 10% per chi è già ritenuto affidabile, il 12% per chi ha un punteggio tra 6 e 8, appena sotto la sufficienza, e il 15% per chi con tutta probabilità è un evasore. Davvero un bel regalo a quanti di pagare il dovuto all’erario proprio non hanno voglia. Il commento di Ferrari è netto: "È sbagliato e inutile fare ulteriori sconti per incentivare la fedeltà fiscale: sbagliato, perché pagare le tasse è un dovere; inutile, perché l’evidenza empirica dimostra che questa strategia non aumenta affatto il gettito, come peraltro è successo con la cedolare secca".
Ridurre ancora le tasse
Questo alla fine il risultato che si otterrà. Ma non per tutti, per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti e per pensionate e pensionati invece le tasse rimangono uguali e alte. Si continua a ridurle a chi già paga meno, quando paga, ma che in ogni caso beneficia di sanità, scuola e servizi sociali. "Quest’ultima decisione dell’Esecutivo - prosegue il dirigente sindacale - rappresenta l’ennesimo insulto ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, che pagano tutto il dovuto finanziando il welfare pubblico e universalistico di cui usufruiscono tutti, e anche a quella parte sana e onesta del mondo del lavoro autonomo e imprenditoriale che si comporta correttamente”.
Far pagare gli evasori si può e si dovrebbe
La verità è che se il pensiero forte che attraversa chi siede a Palazzo Chigi è che le tasse sono “pizzo di Stato”, tutto si farà tranne che la lotta all’evasione. "Il parere favorevole della Commissione - sostiene il segretario nazionale della Cgil - punta a ridurre ancor più l'onere fiscale, probabilmente per incentivare ulteriormente i contribuenti a aderire a un concordato preventivo biennale che, ad oggi, sembra non riscuotere grande successo. Nulla di sorprendente: in assenza di controlli, per un evasore evadere resta sempre più conveniente che pagare qualcosa di più".
Ritenere che una quota di evasione, in Italia assai consistente – sia inevitabile non è affatto corrispondente al vero. Conclude infatti Ferrari: “Ci sono tutti gli strumenti tecnologici per contrastare efficacemente l’evasione fiscale, a partire dall’incrocio massivo e preventivo delle banche dati. Per utilizzarli serve la volontà politica, che, con ogni evidenza, questo governo non ha".