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La profonda crisi determinata dalla pandemia da Covid spinge gli italiani a risparmiare accentuando così le contraddizioni e aumentando il divario tra coloro che possono permettersi di mettere da parte del denaro e coloro che, tra quarantene e lockdown, non riescono nemmeno ad arrivare alla fine del mese. Nella 96esima Giornata mondiale del risparmio, dal titolo ‘Futuro e presente’, sono i dati a confermare questa lettura del panorama che vede i depositi bancari aumentare sino all’8% su base annua nel mese di settembre e la liquidità toccare quota 1.682 miliardi.
“Da un punto di vista sociologo si tratta di spie della preoccupazione, dell’incertezza sul futuro e anche della paura degli italiani, anche se la propensione al risparmio è molto radicata nel nostro Paese”, afferma Nino Baseotto, segretario generale della Fisac Cgil, il sindacato dei lavoratori del settore creditizio e assicurativo, per il quale “il risparmio delle famiglie è sempre stato una costante nella nostra storia con una prevalenza soprattutto del patrimonio immobiliare”. Ora sta aumentando il risparmio sotto forma di liquidità ed è “un indice del tempo che viviamo”.
Baseotto si sofferma dunque sul ruolo delle banche, ricordando che il risparmio è per loro una iniezione ulteriore di liquidità: “Il problema è la finalità e la funzione degli istituti di credito ed è questo il tema che si pone al nostro Paese nella Giornata del risparmio”. E’ quindi necessario capire fino a che punto e in quale forma le banche intendono giocare un ruolo sociale e su questo argomento la Cgil tutta e in particolare la Fisac ha le proprie idee.
Il segretario generale della Federazione ricorda il Manifesto della buona finanza presentato dal sindacato: “Con l’emergenza attuale dovremo modificarlo, stiamo lavorando alla nuova edizione aggiornandolo e calibrandolo sulla situazione dell’oggi, che non è solo pandemia, perché quando questa tragedia finirà (e ci auguriamo tutti finisca presto), ci troveremo in un’Italia, in un’Europa, in un mondo completamente diversi sotto tanti aspetti, nulla sarà più come prima, e allora il Manifesto non solo diventerà importante, ma dovrà essere anche un momento di confronto politico e sindacale, di indirizzo strategico per il nostro Paese”.
Baseotto precisa che una buona finanza implica meno economia virtuale, giocata sulla speculazione, e più economia reale, vale a dire “un’apertura di credito maggiore, più razionale e strutturale con investimenti per il sostegno alle famiglie, quindi più banche commerciali e meno istituti che pensano come unica loro missione sia essere banche di investimento”.
Da qui l’esigenza che nascano banche con “ruolo sociale rivolto alla legalità, al sostegno alla crescita, ai giovani, al Mezzogiorno”. Baseotto si augura che gli istituti di credito non possano pensare “di essere qualcosa di astratto rispetto a questa realtà: come noi chiediamo alle imprese di avere un soprassalto di responsabilità sociale nei confronti del Paese in termine di investimenti, di politiche sociali e occupazionali, anche alle banche non possiamo chiedere meno, perché oggi è necessario che abbiano una grande funzione di sostegno alle persone e alla crescita”.