Il biennio d’oro del settore bancario. In due anni i primi sette gruppi bancari del Paese hanno visto quasi raddoppiare gli utili, passati da 6,7 a 12,9 miliardi di euro, per una crescita tra il primo semestre di quest’anno e lo stesso del 2022 del 93,1%. Una dinamica di natura eccezionale, trainata dall’effetto degli alti tassi di interesse e che ha consentito alle banche di conseguire una marginalità eccezionale. A rilevarlo è un’analisi dell’Ufficio Studi & Ricerche della Fisac Cgil su come i primi sette gruppi bancari (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper, Mps, Credem e Bp Sondrio) hanno raddoppiato gli utili in meno di due anni.

Investire sull’occupazione

Questi numeri da record, osserva la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, “generati da una congiuntura favorevole, devono indurre il settore a un investimento forte sul fronte dell’occupazione. Siamo nel pieno di una rivoluzione digitale che impatta sul mondo bancario ed è per questo importante mettere al centro la contrattazione come strumento di valore per garantire occupazione, diritti e tutele alle lavoratrici e ai lavoratori del settore. Serviranno investimenti importanti sulla formazione, per garantire percorsi di riqualificazione, e al tempo stesso nuova e buona occupazione”.

La composizione dei ricavi

Nella composizione dei ricavi, sottolinea lo studio della Fisac Cgil, grande peso ha il margine di interesse cresciuto, sempre per i primi 7 gruppi, del 74,6% in due anni, passando a 11,8 miliardi del primo semestre 2022 a 20,7 miliardi del 2024. Concausa di questi risultati il contestuale e modesto incremento dei tassi passivi e la più lenta discesa di quelli attivi, ovvero finanziamenti e mutui che ad agosto si sono attestati a circa il 5% medio per le imprese e 3,4% per i mutui alle famiglie. Per quanto riguarda invece la remunerazione dei depositi, sempre ad agosto, registrava un tasso medio pari a 1% (1,05% a giugno e 0,32% a giugno 2022) ma per la sola componente dei conti correnti il tasso medio applicato è stato dello 0,53% (0,58% a giugno e 0,02% nel giugno 2022).

Il costo del lavoro incide poco

La componente dei costi risulta invece contenuta, anche dal lato lavoro. Il costo del personale, infatti, rileva il report Fisac Cgil, incrementa del 3,9% anno su anno e del 3,5% rispetto al 2022, per effetto del rinnovo del contratto nazionale di lavoro, mentre gli altri costi operativi risultano superiori al 2022 (+1,8%) ma inferiori sul 2023 (-1,3%). Il totale dei costi al primo semestre del 2024 frena passando quindi da un +2,8% del 2022 a un +1,9% rispetto al 2023. Sul fronte dei costi da segnalare, inoltre, al netto dello sviluppo dei prossimi incontri in Unicredit e Intesa Sanpaolo, si conferma la diminuzione del numero dei dipendenti seppure a una intensità ridotta. I bancari, segnala la Fisac Cgil, sono calati di 13 mina unità in 30 mesi, passando da 183.546 a fine 2021 a 170.104 al termine del primo semestre dell’anno. Una situazione di progressiva stabilizzazione ma manca ancora, anche alla luce delle notizie relative ai due maggiori gruppi bancari, una chiara prospettiva di rilancio occupazionale.

La desertificazione rallenta

Anche sul tema della desertificazione si registra un trend discendente ma in rallentamento. Negli ultimi sei mesi dell’anno le filiali si sono ridotte di ‘sole’ 50 unità rispetto a una riduzione media di 346 per semestre nei quattro precedenti. Si è passati così da 11.947 filiali a fine 2021 a 10.512 al termine del primo semestre di quest’anno. Alla luce di questi dati, conclude Esposito, “da leggere in parallelo con i cambiamenti tecnologici in corso e gli effetti che determineranno sul lavoro, riteniamo importante che le associazioni datoriali e le aziende bancarie aprano un confronto con le organizzazioni sindacali. Come Fisac Cgil abbiamo già in calendario un appuntamento il prossimo 3 ottobre a Roma per un’iniziativa dal titolo ‘Egemonia Digitale’”, conclude la segretaria generale della Fisac Cgil.