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Dall’inizio di ottobre l’Istat ha prodotto molti dati (occupazione, andamento dell’economia, commercio al dettaglio, produzione industriale) che meritano non solo singole letture ma un’analisi incrociata. La nota riferita al mese di agosto sull’andamento dell’economia segnala, sia a livello internazionale che nazionale una ripresa, caratterizzata però nei diversi paesi da differenti evoluzioni della pandemia. È un’ulteriore conferma di come la tutela della salute, elemento primario, sia decisiva in sé ma anche per l’andamento economico, per la fiducia delle persone e delle imprese.
In Italia durante il periodo estivo, la curva del contagio, pur in crescita, è stata migliore di molti altri paesi e i risultati sono visibili anche rispetto ai nostri principali indicatori congiunturali comparati con quelli dell’eurozona (produzione industriale e nelle costruzioni, volume delle vendite al dettaglio). Per quanto riguarda gli andamenti di import ed export, occorre ancora tempo per una lettura di prospettiva. In particolare, l’andamento dell’export (importante per la nostra produzione nazionale) è aumentato sia verso il mercato Ue che extra Ue, ma resta ancora sensibilmente arretrato rispetto ad un anno fa ed andrà ulteriormente verificato a valle di eventi come elezioni Usa, Brexit, meccanismi di produzione autarchici attivati in alcuni paesi.
L’elemento che lega tutti questi dati è quello della fiducia dei consumatori che ha segnato una crescita diffusa e che si associa a giudizi di miglioramento segnalati dalle imprese, con ricadute positive sia sull’andamento dei consumi che della produzione. Le vendite al dettaglio aumentano sia nel mese di agosto che trimestralmente. Ma soprattutto, hanno recuperato su base annua gran parte delle perdite del periodo della pandemia. Come prevedibile, questa fase di crescita riguarda in particolare i beni non alimentari più colpiti durante il periodo del lockdown. Il dato è evidentissimo nel trimestre (giugno/agosto) con una alta variazione positiva.
È migliore l’andamento nella grande distribuzione, mentre si conferma una sofferenza per le imprese più piccole (fino a 5 dipendenti). Altro dato particolarmente significativo è la crescita del commercio elettronico che da solo copre gran parte dell’incremento delle vendite. Finalmente, rimbalzano in modo importante le vendite in alcuni settori come il tessile-abbigliamento (i saldi nel 2020 iniziano in questo mese) da tempo in difficoltà, mentre cala significativamente il commercio di libri, giornali, riviste e cartoleria.
La produzione industriale aumenta rispetto a luglio. Si tratta della quarta variazione positiva che fa crescere del 34,6% il livello della produzione nel trimestre e riporta il valore a livelli simili a quelli di agosto 2019. Si conferma, come per i consumi, l’andamento positivo delle industrie tessili e cresce anche la fabbricazione dei mezzi di trasporto. La ripresa nei settori industriali è generalmente visibile, mentre resta ancora in difficoltà la situazione nei servizi.
Conseguenza e contributo a questo andamento economico è riscontrabile nei dati sull’occupazione che, ad agosto, aumentano di +83mila unità, dopo l’analogo incremento di luglio. Resta ovviamente una differenza ancora molto forte rispetto a febbraio 2020 (circa 350mila unità in meno) in gran parte legata all’emergenza pandemica. L’ insieme di questi indicatori andrà verificato con la prossima rilevazione del mese di settembre e, se la tendenza si confermerà, si potrà a quel punto trarre un più assestato giudizio non solo sul trimestre, ma più in generale sul rapporto fra andamento economico, produttivo e lavoro.
Se dopo un calo così grande, come quello avvenuto nella fase del lockdown, un parziale rimbalzo economico nel terzo trimestre porterà a effetti quantitativamente interessanti anche per l’occupazione, si confermerà che, fiducia, investimenti produttivi e risorse adeguate per i consumi (a partire da riforma fiscale e rinnovi dei Ccnl), sono l’unica chiave possibile per attenuare prima e uscire poi dagli effetti dell’attuale crisi, mentre tagli o interventi di costo e precarizzazione del lavoro, che deprimevano già prima la nostra economia sarebbero ancor più sbagliati adesso. Una ricetta esplicita per le scelte delle imprese e per quelle del governo per la prossima legge di bilancio.
Fulvio Fammoni è il presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio