PHOTO
Due notizie provenienti dall’esecutivo e dalla sua maggioranza si sono accavallate in questi ultimi giorni: entrambe riguardano il trattamento riservato alle figlie e ai figli delle famiglie omogenitoriali. Il Ministero dell’Interno ha imposto al Comune di Milano di interrompere l’iscrizione anagrafica dei bambini e delle bambine con genitori dello stesso sesso, mentre la commissione Politiche europee del Senato ha dato parere negativo alla proposta di regolamento Ue secondo la quale si stabilirebbe che i diritti genitoriali riconosciuti da uno Stato membro siano riconosciuti in tutti gli Stati dell’Unione. Per questo sosteniamo la manifestazione delle Famiglie Arcobaleno di oggi pomeriggio alle 15.00 in Piazza della Scala a Milano.
Da anni la nostra organizzazione sindacale chiede una legge che riconosca il diritto di ogni bambina e bambino a vedere riconosciute al momento della nascita entrambe le figure genitoriali, in linea con le sentenze della Corte costituzionale che ripetutamente hanno richiamato il superiore interesse del minore in tal senso. Così come da anni richiamiamo l’attenzione sul rischio di una profonda involuzione dei diritti della persona, cavalcata dalle estreme destre sovraniste che governano alcuni stati dell’Unione. Involuzione alla quale assistiamo oggi anche nel nostro Paese, un rischio confermato dallo studio del forum del Parlamento Europeo “Ristabilire l’ordine naturale”.
Il congresso delle famiglie di Verona del 2019 aveva peraltro mostrato con assoluta chiarezza quali fossero le linee guida e i protagonisti di quel progetto. Era preoccupante allora, lo è ancor di più oggi che quelle frange estreme hanno conquistato il governo del Paese e stanno preparandosi ad attuare quell’agenda reazionaria contro i diritti delle donne e delle persone LGBTQI+: l’accordo sottoscritto tra i pro-vita e la coalizione, risultata vittoriosa nell’imminenza delle elezioni, ne è solo una conferma.
In un momento di forte difficoltà dell’esecutivo, economica e internazionale, quelle tematiche emergono con forza come pagamento delle cambiali rilasciate ai gruppi integralisti, come appello alle pulsioni più reazionarie del proprio elettorato e come manovra di distrazione dai problemi reali del Paese. Dopo interviste e dichiarazioni estemporanee della ministra della Famiglia, Eugenia Roccella (già portavoce del ‘Family day’), sono arrivati gli atti formali; nel mezzo, un attacco della presidente del Consiglio sulla stampa verso le persone transgender che da anni chiedono una nuova legge sull’affermazione di genere.
L’attacco alle Famiglie Arcobaleno mette in discussione due principi fondamentali: quello della tutela del superiore interesse del minore e quello che sta alla base della proposta di Regolamento europeo della libera circolazione delle persone nello spazio comunitario che non può dirsi garantito se lo spostamento da uno Stato all’altro fa perdere i diritti a figli e figlie e ai genitori.
Bisogna fermare questa deriva che ci spinge sempre di più tra le braccia del gruppo di Visegrad e ai margini dell’Unione. Dobbiamo chiederci se vogliamo davvero un futuro simile all’oscuro presente di Polonia e Ungheria.