La pandemia è un’emergenza e bisogno far di tutto perché non si trasformi in un’occasione per le mafie. Per ricostruire il Paese messo in ginocchio dalla crisi economica e sociale che il Tutti fermi porta con sé occorre che la Fase 2 sia all’insegna della giustizia, della legalità, della responsabilità. Ed occorre che la ripartenza sia una opportunità da cogliere per cambiare passo e indirizzare in cammino verso un nuovo modello sociale fondato sulla lotta alle diseguaglianze e il contrasto alle diverse povertà, quella economica, quella educativa, quella sociale. Ed allora Libera e altre 17 organizzazioni tra cui le confederazioni sindacali di Cgil Cisl e Uil, ha stilato un manifesto in 18 punti un vero e proprio programma per la ripartenza. Esiste una bussola da seguire, secondo i firmatari del manifesto, la nostra Costituzione che indica i diritti di cittadinanza alla base del nostro patto sociale. Investire su quei diritti: salute, casa, lavoro, istruzione è la strada maestra da percorrere subito.

 

A lanciare l’allarme legalità, ad alzare la voce sul rischio che l’economia sana ma in profonda crisi venga ingoiata dalla criminalità organizzata sono stati prima di tutto Banca di Italia, Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Viminale, che vada innanzitutto ricostruita la cultura della legalità è sotto gli occhi di tutti: dalla piaga dell’evasione ed elusione fiscale al lavoro sommerso che si è disvelato nella sua drammaticità proprio in occasione dell’emergenza sanitaria. Ecco allora il Manifesto, Diciotto proposte concrete rivolte al governo e al Parlamento, perché ascoltino la voce della società civile, del mondo del lavoro, delle imprese, degli enti locali, di tutti coloro che, hanno a cuore la ripartenza del nostro Paese nella legalità e nella giustizia sociale.

Diciotto proposte suddivise in tre aree strategiche per mettere al centro i diritti sociali, assicurare la trasparenza nella gestione degli appalti, prevedere la tracciabilità del sostegno alle imprese , applicando bene e senza scorciatoie le norme che già esistono; garantendo diritti fondamentali, come il lavoro, la casa, il reddito, l’istruzione e la salute; lottando contro tutte le forme di povertà, a cominciare da quella educativa che colpisce le giovani generazioni; recuperando gli oltre 100 miliardi di euro sottratti annualmente alla collettività dall’evasione fiscale, per sostenere la nostra economia e ridurre il carico fiscale alle famiglie italiane. Aumentare le risorse in dotazione al Fondo per la lotta alla povertà educativa; sospendere, o in alternativa, ridurre drasticamente gli affitti regolati dal mercato; bloccare le procedure esecutive di sfratto; estendere il reddito di cittadinanza e realizzare, al tempo stesso, la costituzione di un reddito di emergenza; istituire un fondo di 5 miliardi di euro a sostegno degli enti locali, per garantire servizi fondamentali per la coesione sociale, investimenti e occupazione sui territori; regolarizzare tutti i lavoratori e le lavoratrici migranti presenti in Italia, ma attualmente sprovvisti di un regolare titolo di soggiorno.

Marco Merlini

E ancora applicare gli strumenti di assegnazione, anche in situazioni di urgenza, già previsti dal Codice degli appalti, senza ulteriori deroghe; prevedere meccanismi di controllo preventivo e incrociato sulle imprese attraverso l’utilizzo sinergico delle banche dati; escludere da qualsiasi beneficio le imprese oggetto di procedimenti penali per reati gravi (associazione a delinquere di stampo mafioso, corruzione, frode, delitti ambientali etc.) e quelle che pagano le imposte nei paradisi fiscali, pur operando in Italia. Infine garantire la tracciabilità dei flussi di risorse finanziarie destinate alle imprese e del loro utilizzo coerente, con l’indicazione conti correnti dedicati e l’assegnazione di un codice identificativo. Sono queste le principali azioni messe al centro del manifesto per far ripartire il Paese. Un patto di assunzione di responsabilità collettiva, per presentare al Governo e al Parlamento un elenco di proposte concrete per rilanciare l'economia, abbattere le disuguaglianze sociale, combattere le diverse forme di povertà.

“Giusta Italia - commenta Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera - perché non basta aggiustare: bisogna ripristinare giustizia, altrimenti il cambiamento si ridurrà ad adattamento. Le mafie uccidono, e lo sapevamo, ma oggi scopriamo che anche la corruzione e la privatizzazione dei beni comuni possono essere strumenti di morte. Non sarebbe così alto il numero delle vittime della pandemia se avessimo avuto un sistema sanitario più forte, in grado di monitorare, proteggere e curare con tutti gli strumenti necessari. E prima ancora politiche sociali in grado di garantire quei diritti che stanno alla base di una democrazia viva: il lavoro, la casa e la scuola. È necessario considerare le politiche sociali come un investimento, un volano di sviluppo non un costo da contenere. Ecco allora il senso di Giusta Italia. Senso di un impegno per costruire un futuro davvero nuovo. Non scambiamo per futuro il ritorno a una normalità malata! La lotta contro la pandemia può e deve essere anche l’occasione per risanare la nostra democrazia!”.