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La Corte d'appello di Roma conferma le condanne per i due carabinieri colpevoli per il pestaggio di Stefano Cucchi, il giovane ragioniere morto nelle mani dello Stato il 22 ottobre del 2009. Aumentata anche la condanna come richiesto dal procuratore generale Roberto Cavallone: tredici anni per entrambi, riconosciuto l'omicidio preterintenzionale. Immediata la reazione della sorella Ilaria, volto simbolo della lotta per la giustizia in nome di Stefano. "Il mio pensiero va a Stefano e ai miei genitori che oggi non sono qui in aula. È il caro prezzo che hanno pagato in questi anni" - ha commentato.
Fabio Anselmo, avvocato di parte civile, ha aggiunto "Il nostro pensiero va ai procuratori Giuseppe Pignatone, Michele Prestipino e Giovanni Musarò, dopo tante umiliazioni è per merito loro che siamo qui. La giustizia funziona con magistrati seri, capaci e onesti. Non servono riforme". Un chiaro riferimento alle polemiche suscitate dall'ultima proposta lanciata dal leader della Lega Matteo Salvini che, tra l'altro più volte, è intervenuto a gamba tesa sul caso di Stefano Cucchi.