A Milano, nella sede del centro sociale Leoncavallo, si è tenuto un nuovo appuntamento Social forum dell’abitare. Il 10 febbraio si sono incontrati in un’assemblea le associazioni italiane impegnate per il diritto alla casa, nello stesso giorno in cui il Consiglio comunale del capoluogo lombardo ha votato a favore del provvedimento chiamato “Salva Milano”, bloccato ora in Senato. Questo nonostante le proteste dei comitati di cittadini e ambientalisti e l’appello di 180 docenti che si espressi contro la norma. In un comunicato stampa la Cgil nazionale commenta: “Il testo del disegno di legge modificato alla Camera ha caratteri ancor più preoccupanti ed è destinato ad avere effetti dirompenti e irreversibili su tutto il territorio nazionale. Occorre un profondo e radicale cambiamento del suo impianto”.

Al Social forum dell’abitare Milano, che segue di pochi mesi quello di Genova, si è intanto svolto un incontro con la ex sindaca di Barcellona, Ada Colau, al quale è seguito un dibattito con interventi di urbanisti, forze sociali e alcuni dei rappresentanti del movimento milanese di lotta per la casa. Tra questi Francesco Forcolini, esponente del comitato Abitare in via Padova, al quale abbiamo chiesto il quadro della situazione. 

Disagio cronico

“Quello che viene definito disagio abitativo è una cronicità che in Italia, in particolare a Milano, da ormai da qualche decennio, diciamo dagli anni Novanta. Il problema riguarda i bisogni dei cittadini e il motivo risiede nel fatto che non c’è disponibilità di case accessibili in relazione al reddito, che noi sappiamo in Italia essere fermo da venti e passa anni, parlo di reddito medio, mentre gli affitti, per non parlare dei prezzi di vendita, sono aumentati nello stesso periodo del 40 e passa per cento. Milano è da questo punto di vista una situazione-tipo nel senso negativo”.

Francesco Forcolini

Ci troviamo di fronte a fabbisogni enormi per quello che riguarda “tutti gli strati sociali, da quello medio dei lavoratori stabili a quello dei lavoratori precari, dei disoccupati e degli immigrati: abbiamo tutta una gamma di situazioni nelle quali il problema della casa diventa a Milano drammatico.

Non ci sono appartamenti pubblici né case popolari, disponibili con il contagocce, prosegue Forcolini. Una famiglia con due genitori che lavorano e magari un figlio, anche con redditi che superano i 50mila euro, assolutamente non riesce ad affittare una casa. Ormai in città, anche in situazioni periferiche, viaggiamo su prezzi che vanno dai 1.000 ai 1.500  euro mensili per 60/65 metri quadrati e probabilmente ci sono anche le spese da pagare: una follia!”.  

Il disagio si sta aggravando

Per quel che riguarda il sostegno del Consiglio comunale al decreto ‘salva Milano’, l’attivista parla di capitolo vergognoso: “Perché la situazione che ho descritto – spiega –, che è quella reale, è stata determinata e aggravata negli ultimi vent’anni dalle politiche delle amministrazioni pubbliche che si sono succedute che hanno dato mano libera alla speculazione e alla rendita. Si è passati dal fattore d'uso al fattore di rendita e la casa è diventata una merce. 

A Milano l’abitare è stato inteso senza un controllo da parte della mano pubblica, con l'assalto per avere profitti e arrivare a rendite fra le più alte in Europa. Non a caso da noi si sono accumulati capitali come in nessun'altra parte d'Italia e per buona parte anche in altre capitali estere. Negli ultimi anni abbiamo gli investimenti italiani in edilizia che sono stati oltre il 40% solamente sulla nostra città”.

Tutto ciò “dà l'idea di che tipo di situazione si è andata a creare ed è stato possibile proprio per quella interpretazione delle leggi urbanistiche dell'amministrazione milanese, non solamente l'ultima di Sala, ma anche quelle precedenti, che ha determinato le basi per questo tipo di politica successivamente sviluppata: favorire al massimo i fondi di investimento, i capitali privati, e nel contempo non tenendo assolutamente in considerazione il fabbisogno della stragrande maggioranza della popolazione, di coloro che avevano bisogno di una casa in affitto, ad esempio, o che avevano comprato ma non riuscivano più a pagare i mutui su valori di appartamenti che sono schizzati in alto”.

Via Padova, Milano

Francesco Forcolini vive a Cescenzago, un quartiere attorno a via Padova che dista dal centro sei chilometri (chi abita a Roma immagini Montesacro, a Torino il Lungo Stura, a Napoli Colli Aminei, per fare degli esempi), Si tratta però di una zona, l’asse di via Padova, che a Milano viene percepita come periferica anche per la forte presenza di abitanti stranieri, di immigrati. Forse proprio in virtù di questa multietnicità, di una commistione tra milanesi, non milanesi italiani e stranieri, si è sviluppata una ‘vitalità sociale’ che può fare da esempio, con la presenza di decine di associazioni

"È un quartiere magnifico per abitarci, – afferma il milanesissimo Forcolini – proprio per questo mix sociale, dove vi sono partecipazione e senso civico. Il problema è che non c'è stato un intervento della mano pubblica che, vista l’insufficienza di case di proprietà pubblica, non ha fatto nessun intervento per calmierare il processo di gentrificazione. C’è stato il passaggio da una situazione di periferia più o meno abbandonata a un miglioramento delle condizioni di vita che si sono andate determinando nel quartiere e che sono state il frutto, fra l'altro, proprio  del lavoro dell’associazionismo, di una serie di attività che hanno portato al miglioramento dell'aspetto urbanistico. Questo processo ha portato, forse più che in altre zone di Milano, a un incremento degli affitti e dei costi delle case. Da qui un processo di espulsione dei cittadini, di quelli che non ce la fanno più economicamente e che abitano nel quartiere da decenni ”.

C’è chi dice no

Forcolini prevede che la situazione tenderà ad aggravarsi: “È per questo che è in atto una mobilitazione che noi, come Abitare in via Padova, abbiamo lanciato da un anno e mezzo per la ristrutturazione di Piazzale Loreto (via Padova inizia proprio da Loreto, ndr), famoso storicamente indicato come simbolo della vera fine del fascismo. Lì partirà tra poche settimane un processo di ristrutturazione che ha visto sostanzialmente vincere una grande multinazionale straniera che ne farà sostanzialmente un centro commerciale per un valore di costi di oltre 90 milioni. Certo, si migliorerà il traffico, ma molto poco sono state tenute in conto le esigenze reali del quartiere”.

Una ristrutturazione che darà ‘maggior pregio’ alla zona, dicono le agenzie immobiliari che offrono appartamenti, in realtà un nuovo pretesto per fare lievitare gli affitti e il valore degli appartamenti. “Questa è una delle campagne che proprio qui abbiamo lanciato ed è in programma una mobilitazione affinché l'amministrazione pubblica intervenga. Addirittura siamo arrivati al paradosso che le poche case popolari di un quartiere contiguo a piazzare Loreto sono state da un anno a questa parte messe in vendita.

Questa è la politica urbanistica milanese degli ultimi anni – conclude -: si sta veramente dimostrando deleteria ed è perciò che cerchiamo di contrastarla anche richiamando l'amministrazione pubblica al proprio dovere di fare iniziative per calmierare questi valori e di intervenire su molti edifici abbandonati e metterli a disposizione dell'interesse pubblico”.