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La pandemia si è abbattuta sulla scuola con chiusure e interruzioni in tutto il mondo. Ma per i ragazzi delle aree più povere del pianeta l’impatto è stato maggiore: bambini e adolescenti hanno perso il 66 per cento in più di giorni di scuola in confronto ai coetanei che vivono nelle nazioni più ricche. Una condizione che peggiora per le bambine e le ragazze: per loro i giorni di istruzione saltati sono stati il 22 per cento in più rispetto ai maschi. La denuncia arriva dall’organizzazione non governativa Save The Children, secondo la quale oltre 10 milioni di minori in tutto il mondo rischiano di non poter tornare a scuola, una moltitudine che si aggiunge ai 258 milioni che già non avevano accesso all’istruzione prima della diffusione del virus. Una situazione che rischia di far aumentare lo sfruttamento del lavoro minorile, i matrimoni precoci (è prevista un’impennata di 2,5 milioni nei prossimi cinque anni) e le gravidanze (più un milione nel 2020) per bambine e ragazze.
La perdita di istruzione ed educazione non risparmia nessun Paese, neppure l’Italia. “La scelta in alcune regioni di chiudere le scuole come prima soluzione per affrontare il rischio di contagio da virus produrrà effetti a medio e lungo temine di cui non abbiamo cognizione, ma che potrebbero essere molto gravi – afferma Antonella Inverno, responsabile politiche infanzia e adolescenza di Save The Children -. Questo vale ancora di più per i minori a rischio: se riesco a tenere in classe con difficoltà un ragazzo, nel momento in cui chiudono le scuole quel ragazzo me lo perdo. La scuola svolge un ruolo di presidio territoriale e sociale e anche di controllo rispetto alle condizioni dei minori. Se chiude e un bambino finisce sfruttato, non se ne accorge nessuno. Un fenomeno, quello della dispersione scolastica, che è legato a doppio filo al lavoro minorile, e di cui neppure l’Italia è esente”.
Per affrontare la più grande emergenza educativa dei nostri tempi, Save the Children chiede ai leader del G7 e agli altri governi di dare priorità alla spesa per l'istruzione, 5 miliardi di dollari per la Global Partnership for Education per i prossimi cinque anni, per un ritorno a scuola in sicurezza, e di sostenere il piano di vaccinazione globale. “La Convenzione 138 dell’Ilo prevede il divieto di adibire al lavoro minori di 18 anni, con deroghe massime fino a 16 anni che potranno essere previste dai singoli Stati a fronte di specifiche situazioni – sostiene Sandro Gallittu, dell’area Welfare della Cgil -. È necessario che il nostro Paese, sia pure con le dovute proporzioni rispetto a situazioni ben più preoccupanti esistenti nel mondo, sconfigga il lavoro minorile rendendo pienamente fruibile l’obbligo formativo fino ai 18 anni Occorre anche ripensare l’istituto dell’alternanza scuola-lavoro che, negli anni trascorsi dalla sua introduzione, ha prestato il fianco ad abusi che, ben lungi dal rappresentare un primo approccio col mondo del lavoro, hanno rappresentato forme di sfruttamento mascherato da diritto all’istruzione”.