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L’approvazione della legge sul cosiddetto “crimine universale” di gestazione per altre e altri pone ancora di più l’Italia nel novero dei Paesi reazionari e integralisti.
È utile fare due premesse: nel 2018 il Forum del Parlamento europeo produsse un dossier, che va sotto il titolo di “Ristabilire l’ordine naturale” (Restoring the Natural Order) che – partendo dalla loro parola d’ordine – indagò i progetti delle estreme destre che dagli Stati Uniti si espandevano verso l’Europa e nel mondo: l’Italia, che fin dal famigerato Congresso delle Famiglie di Verona del 2019, partecipava a questo gruppo dell’integralismo mondiale attraverso i partiti attualmente al governo del nostro paese, compie così un ulteriore passo in quella direzione e verso la fascistizzazione e la conseguente emarginazione internazionale.
La seconda premessa riguarda il disprezzo manifestato, attraverso l’approvazione della legge, verso i richiami della Corte europea e della Consulta, che in più occasioni hanno invocato il rispetto del principio del superiore interesse del minore al riconoscimento di entrambi i genitori, a prescindere dalle modalità procreative con le quali le bambine e i bambini vengono al mondo.
La scelta del governo italiano è invece opposta: quella di stigmatizzare tutte le figlie e i figli delle famiglie omogenitoriali, perché se è vero che vale il principio dell’irretroattività della legge penale è però altrettanto chiara la finalità che muove la maggioranza reazionaria e integralista; da oggi infatti quelle bambine e quei bambini, inclusi quelli già nati e a volte già maggiorenni, verranno considerati figlie e figli della colpa, un’idea che richiama alla mente tristissime vicende che pensavamo di aver cancellato per sempre non solo dal nostro ordinamento ma dalla nostra cultura.
Parliamo peraltro di una legge di facciata e dall’esclusivo sapore ideologico, perché inapplicabile e destinata alla scure della Corte Costituzionale. Il fine ultimo è per un verso quello di soddisfare l’elemento d’odio tanto caro alla maggioranza di governo e alle frange più estremiste dell’elettorato, dall’altro quello di bollare come criminali intere famiglie; nonostante nel nostro Paese la gestazione per altre e altri sia già vietata dalla legge 40, ma nei Paesi ai quali le coppie – di qualunque orientamento sessuale – si rivolgono è perfettamente legale. In sovrappiù, nei Paesi in cui è consentito l’accesso a questa tecnica anche alle coppie omosessuali – perché di questo in realtà si parla – la normativa è particolarmente stringente dal punto di vista della tutela di tutte le parti coinvolte, a partire dalle gestanti.
Ma duole dire che sembra quasi che la coscienza collettiva sia sopita: sicuramente cinquant’anni fa avrebbe suscitato maggiore sdegno e una maggiore ribellione – il parallelismo non appaia ardito –, se prima del varo della legge 194 le donne costrette ad andare all’estero per poter fruire del diritto a un aborto libero e sicuro negato in Italia, fossero state imputate per il crimine universale di interruzione volontaria di gravidanza. Nella situazione che stiamo vivendo sarebbe necessario recuperare quello slancio ideale.
Sandro Gallittu, responsabile dell'Ufficio Nuovi diritti della Cgil nazionale