Niente di nuovo sotto il sole, purtroppo. Da nord a sud fioccano le denunce sullo stato comatoso della sanità pubblica. L’ultima in ordine di tempo arriva dalla Funzione pubblica Cgil di Parma in un lungo comunicato, quasi un cahier de doléances, firmato dal segretario generale della categoria provinciale, Ruggero Maria Manzotti.

Da anni la categoria che difende le lavoratrici e i lavoratori dei servizi pubblici è impegnata, insieme a tutti i livelli dell’organizzazione, in una mobilitazione in difesa della sanità pubblica, del suo finanziamento, e del suo stato di salute, sia nazionale che territoriale.

“Il periodo della pandemia non ha insegnato abbastanza”, scrive la Fp Cgil provinciale nella nota. “In tanti hanno già dimenticato quanto una sanità pubblica e universale sia fondamentale nell’affrontare emergenze ma soprattutto quanto sia fondamentale nella quotidianità delle persone e della loro cura”.

Il sottofinanziamento

Nel mirino, anche a Parma, la mancanza di risorse, quel sottofinanziamento, definito ormai cronico, che mette in crisi l’intero sistema e “difficilmente potrà reggere nelle situazioni attuali”.

A questo, si legge nella riflessione del sindacato, si somma la situazione preoccupante del personale nelle due Aziende Sanitarie della provincia. “Il personale è stanco e demotivato”, raccontano i vertici territoriali della categoria, non solo perché non riceve stipendi adeguati, ma anche perché si sente ed è sempre più spesso considerato solo un numero e non una risorsa.

“Nell’Azienda Ospedaliero Universitaria – denuncia la Fp Cgil di Parma – la pressione sulle lavoratrici e i lavoratori in servizio non è più sopportabile, i richiami in turno sono continui, la maggior parte delle unità operative ha turni che superano le 36 ore, la prova sono il monte di ore e di ferie residue non godute”. La carenza di figure professionali deriva “sicuramente dal
rispetto dei tetti di spesa che vincola le aziende”, ma non solo.

Le motivazioni, secondo la ricostruzione dell’organizzazione, sono più profonde e generali. Parma, si legge nella nota, è “una città poco ‘accogliente’ dal punto di vista del costo della vita, del costo degli affitti, elementi che portano i professionisti sanitari a fare scelte differenti e a valutare altre soluzioni lavorative”. Lasciando scoperto il fabbisogno provinciale rispetto agli operatori sanitari necessarie.

“Crediamo però che le nostre aziende sanitarie, al netto dei proclami entusiastici fatti anche a mezzo stampa, stiano agendo in modo non sempre adeguato ai problemi importanti e concreti che si trovano davanti e che da anni le organizzazioni sindacali sottolineano. A nostro modo di vedere manca una strategia complessiva in grado di sopperire alle problematiche citate. Chi prende le decisioni è troppo impegnato a tenere gli equilibri politici del territorio e non a dare risposte concrete ai propri dipendenti”.

I Cau, i centri di assistenza e urgenza, “non solo non funzionano come dovrebbero, ma, pur essendo un servizio in capo alle cure primarie, ancora oggi non hanno personale dedicato e stanno dando risposte solo grazie all'impegno degli operatori”.

Anche a Parma c’è il problema delle liste di attesa

“Al problema delle liste di attesa sono state date soluzioni precarie e fragili, sdoganando di fatto anche la partecipazione del privato accreditato, senza mai proporre o prospettare percorsi assunzionali strutturati, che pure sarebbero imposti dall’importante accordo regionale sottoscritto tra organizzazioni confederali, di categoria e Regione nell’aprile scorso”.

“Di contro, notiamo tentativi di riorganizzazione che mancano di programmazioni definite e strutturali: vi è un susseguirsi di istituzioni di incarichi dirigenziali, di dipartimenti fatti ad personam, incarichi 15 septies ad esterni (l’art. 15 septies del d.lgs. 502/92 e s.m.i. consente ai direttori generali delle aziende sanitarie di conferire incarichi a laureati di particolare e comprovata qualificazione professionale per l’espletamento di funzioni di particolare rilevanza e interesse strategico, n.d.r.), quando tanti professionisti sono da tempo in attesa di veder riconosciuto l’impegno e l’attaccamento alle Aziende. Vediamo in queste settimane un numero alto di dimissioni e uscite dalle aziende sanitarie verso il mondo privato”.

La Fp Cgil di Parma, che più volte ha messo sul tavolo dei confronti sindacali questi argomenti, chiede “che il disagio delle lavoratrici e dei lavoratori trovi risposte perché le pacche sulle spalle ormai non sono più sufficienti, come non è più tollerabile la mancanza di decisioni strategiche in nome di percorsi che senza norme nazionali non potranno essere attuati”.

“La Fp Cgil – si conclude la nota – valuterà le più opportune azioni da mettere in campo per il presente e per il futuro per fare in modo che le risposte vengano date e per la tutela generale delle lavoratrici e dei lavoratori”.