Tra recente passato, presente e futuro prossimo della tutela individuale. In questa cornice si muove il bilancio che il presidente dell’Inca, Michele Pagliaro, ha tracciato per Collettiva. Con il Covid che sembra ormai alle spalle, la sfida si concentra sulla digitalizzazione dei servizi, l’ingresso dell’intelligenza artificiale nel settore e un quadro sempre più complesso fatto di scelte politiche sbagliate che impoveriscono il welfare e rendono più difficile la vita agli italiani.
I numeri dell’Inca
“L’Inca, durante la pandemia, ha reagito benissimo – ricorda con orgoglio Pagliaro –. In pochissimo tempo siamo stati capaci di cambiare abitudini e modalità di lavoro per adattare il nostro modello organizzativo all’emergenza in cui ci siamo trovati a operare. Siamo riusciti a fronteggiare una situazione immediata quanto inedita. E i risultati si sono visti. Gli ultimi dati sulla nostra attività, certificati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, relativi al 2022, ci hanno visto crescere in termini percentuali del 2,25%, passando dal 15,16% al 17,41% della quota di mercato. Un significativo balzo in avanti che, fra l’altro, ha interrotto un inesorabile declino lungo. Dalle prime informazioni riguardanti il 2023, che ci siamo scambiati con gli altri patronati Acli, Inas e Ital, la tendenza all’aumento del volume di attività complessivo dovrebbe essere altrettanto positiva, così come lo sono i dati diffusi dall’Inps sul primo quadrimestre 2024. Sono tutti ottimi segnali che ci fanno pensare come l’Inca, a ottant’anni dalla sua nascita, continuerà a restare leader della tutela individuale, il primo patronato del Paese”.
Questi dati, ha spiegato il presidente dell’Istituto, sono il frutto del lavoro di 2.636 “sindacaliste e sindacalisti della tutela individuale”, di circa 3mila collaboratori volontari, nonché degli oltre 700 professionisti convenzionati fra medici e avvocati, impegnati in Italia e nel resto del mondo. Il patronato della Cgil, infatti, è presente in Italia con circa 800 sedi, più numerosissime permanenze in ogni angolo dello Stivale, mentre all’estero può contare 98 uffici in 26 Paesi. “Una sorta di multinazionale impropria, perché piuttosto che produrre utili produciamo diritti e tutele sanciti dalla nostra straordinaria e meravigliosa Costituzione”.
“Il merito del nostro successo indubbiamente è ascrivibile alla Cgil, la nostra organizzazione promotrice che, inevitabilmente, resta un baluardo di democrazia, libertà e soprattutto di partecipazione attiva. Per quanto ci riguarda risulta vincente un modello organizzativo capace di mettere al centro le persone di cui ci facciamo carico sviluppando di pari passo sia la tutela collettiva che quella individuale”.
Serve la riforma dei patronati
L’intervista a Michele Pagliaro è stata anche l’occasione per tornare sulla questione della riforma dei patronati. Il sottosegretario Claudio Durigon l’aveva annunciata per il 2024 ma niente è accaduto finora. “È tempo che il governo rispetti gli impegni presi, ma, da febbraio a oggi, non abbiamo avuto nessuna novità in merito alla riforma. La riorganizzazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali da un lato e probabilmente le incertezze della politica hanno determinato una fase di stallo che, ci auguriamo, possa essere superata”.