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È certamente una fortunata coincidenza la prossimità del 28 giugno, che storicamente rappresenta il giorno dell’orgoglio LGBTQIA+ e la firma del Protocollo che la Cgil ha sottoscritto con le principali associazioni che rappresentano quella Comunità.
Il 28 giugno è infatti il giorno in cui, nel 1969, iniziarono i cosiddetti “moti di Stonewall”: nell’ormai celebre locale newyorkese, infatti, le persone che frequentavano il locale si ribellarono per la prima volta ai continui soprusi e alla violenza da parte della polizia rivendicando così l’orgoglio di appartenere a una Comunità allora totalmente marginalizzata.
Esistono molte versioni dei fatti di quei giorni ma assume un significato speciale la narrazione dominante secondo la quale chi diede il via alla rivolta fu una donna trans, Sylvia Rivera, rappresentante dunque della parte più discriminata di una comunità discriminata, allora come oggi.
Parliamo di un’epoca in cui i comportamenti omosessuali in pubblico o “il vestirsi con abiti del sesso opposto” erano ancora puniti con l’arresto e in cui poliziotti in borghese adescavano uomini gay per indurli a comportamenti che poi li avrebbero resi perseguibili.
Ovviamente, per quanto i tempi che stiamo attraversando siano particolarmente bui riguardo all’arretramento dei diritti sessuali e riproduttivi delle persone e in alcune aree del mondo, soprattutto in Africa, la comunità LGBT+ sia ancora oggetto di repressione penale che nei casi estremi arriva fino alla pena capitale, l’Occidente ha fatto da allora enormi passi in avanti. Ciononostante, la rivendicazione dell’orgoglio, i Pride, i giorni che vanno dalla giornata di contrasto all’omolesbobitransfobia del 17 maggio fino al 28 giugno continuano ad avere un enorme significato per la Comunità, tanto da considerare il mese di giugno come il “Pride Month”.
Questa ricorrenza ha un valore aggiunto importantissimo per una Comunità la discriminazione della quale è stata tale che si è dovuto faticare perfino per ricostruire una memoria storica collettiva delle persecuzioni subite: dal confino fascista ai campi nazisti per arrivare appunto fino ai moti di Stonewall - quando le cose hanno preso una strada finalmente diversa e caratterizzata da rivendicazioni e orgoglio di essere quel che si è oltre a quello di far parte di una storia comune ancora in parte da scrivere.
Per questo motivo la concomitanza di date che si è casualmente prodotta ci consente di salutare con maggior soddisfazione e dà un significato ancor più profondo alla firma del Protocollo sottoscritto dalla nostra organizzazione e dalle associazioni LGBTQIA+. Un percorso più che trentennale di battaglie comuni e sempre al fianco della comunità trova la sua formalizzazione in un momento storico in cui l’attacco ai loro diritti si fa sempre più duro non solo in Paesi come il nostro oggi in mano alla destra più estrema ma anche nell’Unione europea che fino ad oggi ha costituito un fortissimo argine ai fenomeni discriminatori ma in cui le ultime elezioni hanno certificato un’avanzata di aree politiche che dell’arretramento dei diritti sessuali e riproduttivi fanno una bandiera identitaria.
Non è utile soffermarsi qui sul dettaglio di quel Protocollo che è stato oggetto di uno specifico articolo su questo stesso giornale, al quale rimandiamo qui.
Sandro Gallittu, responsabile dell'Ufficio Nuovi diritti della Cgil nazionale