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A cento miglia circa dalle coste calabresi oggi si è verificato l’ennesimo, drammatico naufragio. Pesantissimo il bilancio delle vittime, il peggiore dopo quello occorso a Cutro e del quale seguiva la stessa rotta. Si è parlato di strage dei bambini. In tutto i piccoli che hanno perso la vita sono 26, tra cui molti neonati. Il totale dei dispersi, stando a quanto hanno raccontato i superstiti, sarebbe di 66 persone. Si trovavano a bordo di una barca a vela che si è rovesciata.
Non è l’unico affondamento che riportano le cronache delle ultime 24 ore. A sud di Lampedusa una nave umanitaria ha soccorso un natante. Nel ponte inferiore, allagato, c’erano 10 cadaveri.
Da poco, in concomitanza con il G7 in Puglia, Unhcr, Oim e Unicef hanno reso note le cifre spaventose che tracciano il quadro dei naufragi nel Mediterraneo centrale per quest’anno: sono già oltre 800 le persone morte o disperse, una media di 5 al giorno.
Celeste Logiacco, Cgil Calabria: “Il cordoglio non basta, è necessario cambiare politiche”
“L’ennesimo naufragio, a circa 120 miglia a largo della nostra costa, richiama nuovamente alla responsabilità di affrontare diversamente il tema dell’immigrazione. Non è possibile affrontare il fenomeno migratorio con logiche di sovranità nazionale o di sicurezza”. Lo afferma la segretaria confederale Cgil Calabria Celeste Logiacco.
“Occorre – dichiara la dirigente sindacale – ripartire dal valore della vita umana e dalle condizioni di chi fugge dal proprio paese. Se c’è una emergenza, soprattutto dopo il Decreto Cutro, è quella di contrastare un sistema che non funziona perché inefficace e non rispettoso della vita e della dignità delle persone: obiettivi questi che riguardano l’Italia e l’intero quadro europeo e senza i quali tutto si consuma solo nel cordoglio per l’ennesimo drammatico naufragio”.
“Ancora una volta chiediamo politiche eque ed efficaci sull’immigrazione e sul diritto di asilo, canali legali di ingresso e corridoi umanitari. Chiediamo l’abolizione della legge Bossi-Fini, l’abbandono delle politiche di esternalizzazione e dei loro scellerati risultati, garanzie d’accesso alla procedura di asilo, all’accoglienza, quella dei calabresi, quella del modello Riace, di Camini, Acquaformosa, in cui abbiamo creduto da subito e che abbiamo sempre sostenuto. Tutto questo perché sappiamo bene che le misure attuali non rispondono al bisogno di protezione internazionale. Non si può affrontare – conclude Logiacco – il tema dell’immigrazione come una mera questione di emergenza nazionale e di propaganda politica, non si possono negare i diritti fondamentali in capo a ogni persona, in primis il diritto alla vita”.
Gabrielli, Cgil: basta criminalizzare chi fugge e chi presta soccorso
“La doppia tragedia nel Mediterraneo, ad un centinaio di miglia dalle coste calabresi, ci impone un cambio repentino e radicale delle politiche migratorie. Il cordoglio non basta più”. Ad affermarlo in una nota la segretaria confederale della Cgil Maria Grazia Gabrielli.
“Siamo addolorati il bilancio delle vittime è pesantissimo – prosegue –, e di fronte a quella che è stata definita la strage di bambini, non possiamo restare in silenzio e non possiamo rimanere fermi: al governo diciamo basta con interventi legislativi disumani, che criminalizzano gli immigrati e che non garantiscono loro diritti”.
Gabrielli quindi continua: “L’assenza di un sistema in mare efficiente nella ricerca attiva per il soccorso delle persone è causa di queste tragedie, insieme al progetto di esternalizzazione delle frontiere. Il tema dell'immigrazione continua a essere agito in termini emergenziali e di presunta sicurezza nazionale e non si attiva però alcun percorso per prevenire tragedie come questa che si ripetono incessantemente”.
“Sono oltre 800 i morti quest'anno lungo la rotta del Mediterraneo centrale e – aggiunge – le uniche azioni che sono state condotte in questi anni guardano al restringimento degli spazi d'intervento e alla criminalizzazione di chi fugge e dei soggetti che prestano soccorso”.
“Basta raccogliere uomini, donne e bambini senza vita in mare, accogliamoli con umanità, attraverso un vero sistema di accoglienza, corridoi umanitari e condizioni regolari di ingresso. Integriamoli - conclude Gabrielli - così come un Paese civile dovrebbe fare”.