È notizia delle ultime ore quella riguardante il fatto che Meta ha deciso di sospendere il lancio della funzionalità Meta AI, di sospendere cioè l’avvio della fase di addestramento dei suoi sistemi di intelligenza artificiale utilizzando i dati degli utenti nella Ue e nel Regno Unito. Lo stop arriva in Europa grazie all’intervento dell’autorità irlandese per la privacy (DPC), principale regolatore per Meta, per conto delle DPA europee, ma viene confermato anche nel Regno Unito in seguito alla richiesta dell’Ico (Information Commissioner’s Office).

Solo pochi giorni fa avevamo segnalato il fatto che, con una comunicazione a dir poco “criptica”, gli utenti di Facebook e di Instagram venivano informati di un non chiarissimo aggiornamento delle condizioni di privacy che sottintendeva appunto quanto sopra e avevamo fornito indicazioni riguardo alla possibilità di opporsi.

Evidentemente non eravamo gli unici a ritenere che tentare (secondo il principio del silenzio-assenso) di utilizzare foto, post e informazioni condivise sui social per addestrare gli algoritmi di intelligenza artificiale generativa fosse scorretto e, per certi versi, anche potenzialmente pericoloso data la scarsa chiarezza riguardo all’uso specifico che si sarebbe fatto dei dati raccolti.

Senza contare il fatto che questa forma di “addestramento” doveva essere effettuata prendendo spunto dai social, luoghi in cui notoriamente si concentrano fake news e commenti spesso poco edificanti. Il che rischiava di generare un processo distorto, fatto anche di disinformazione o di contenuti discriminatori, che si sarebbe autoalimentato.

Per questo, contrariamente a quanto sostiene Mark Zuckerberg ("Se non addestriamo i nostri modelli sui contenuti pubblici che gli europei condividono sui nostri servizi e su altri, come post o commenti pubblici, i modelli e le funzionalità di intelligenza artificiale che alimentano non capiranno con precisione importanti lingue regionali, culture o argomenti di tendenza su mezzi di comunicazione sociale. Riteniamo che gli europei saranno svantaggiati da modelli di intelligenza artificiale che non sono informati dal ricco contributo culturale, sociale e storico dell’Europa”), non pensiamo assolutamente di aver perso un appuntamento con la storia.

L’IA generativa avrà impatti enormi e attraverserà trasversalmente ogni aspetto della nostra vita, portando in alcuni casi anche enormi vantaggi. Perché ciò avvenga in maniera virtuosa è necessario lavorare affinché il suo “addestramento” avvenga attingendo da fonti certe, sicure, non discriminatorie e che in alcun modo possano ledere i diritti delle persone: ecco quindi quanto risulti doveroso anche un aumento della consapevolezza degli utenti raggiungibile attraverso l’adozione di una maggiore trasparenza e comprensibilità delle informative e delle comunicazioni a loro rivolte in tema di trattamento dei dati personali.

Meta ha annunciato di voler dare battaglia legale secondo il principio dell’“interesse legittimo”. Si tratta adesso di capire (e presidiare) questo specifico aspetto. D’altronde, la normativa fino ad ora prodotta in tema di intelligenza artificiale si basa su principi antropocentrici, e questo di certo viene a nostro avviso prima di qualsiasi vantaggio commerciale.

Barbara Apuzzo, Cgil
Giovanna Capuzzo, Federconsumatori