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“La misura annunciata da Schifani è pura propaganda, è uno schiaffo alla povertà. Se dovessero fare richiesta gli stessi nuclei del reddito di cittadinanza, con uno stanziamento previsto di 30 milioni di euro questi riceverebbero poco più di 100 euro l’anno. Le famiglie in povertà sono peraltro molte di più, anche quelle con Isee sotto i 5 mila euro”. Lo dice Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia a proposito dell’annuncio del presidente della regione siciliana, Renato Schifani, di una misura rivolta a coloro i quali non superano l'Isee di 5 mila euro.
“Come mai – dice Mannino – Schifani, quando il suo partito ha contribuito ad abolire il reddito di cittadinanza ha taciuto? Visti i dati ultimi sulla povertà che dilaga – aggiunge – contribuisca a condurre una battaglia per una misura universalistica che dia risposte concrete alla povertà”.
“Ogni anno – sottolinea il segretario della Cgil Sicilia – col reddito di cittadinanza arrivavano sull’Isola oltre un miliardo e mezzo di euro per 280 mila percettori, circa 600 euro al mese per ogni nucleo familiare. Con il ‘reddito’ di Schifani, se la platea dei richiedenti fosse la stessa – rileva – con uno stanziamento di 30 milioni di euro, arriverebbero 107 euro l’anno a famiglia, invece che 7 mila”.
“Se invece si tiene in considerazione l’insieme dei nuclei con Isee inferiore a 5
mila euro (345.569 nel 2023) la cifra si abbassa a 86 euro l’anno. Senza contare che le famiglie in povertà assoluta sono quasi 800 mila: il conto degli esclusi – osserva Mannino – è dunque presto fatto”. Per il segretario la misura “ricalca la filosofia del reddito di cittadinanza che le forze politiche a cui fa riferimento il presidente Schifani hanno abolito, mettendo però a disposizione poche briciole per una platea assai ridotta.
“Chiamarla reddito di povertà – afferma Mannino – è ancora più ridicolo, vista l’enorme platea degli esclusi e l’esiguità delle risorse, che potrebbero invece essere destinate a rafforzare le infrastrutture sociali. Combattere la povertà significa non escludere nessuno tra i più poveri – conclude –, quindi serve da un lato una misura universalistica che dia risposte a tutti, dall’altro interventi per lo sviluppo e la creazione di nuova occupazione”.