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“Il diritto all’aborto nel nostro Paese è garantito da una legge dello Stato, ma esercitarlo non è scontato o facile, vista la grande quantità di medici obiettori”. A dirlo sono la segretaria regionale Cgil Sicilia Gabriella Messina e la responsabile del Dipartimento Politiche sociali Elvira Morana, giudicando gravissimo quanto accaduto negli Stati Uniti con la sentenza della Corte suprema americana.
L’organo della magistratura federale statunitense “è intervenuta su un diritto civile delle donne, cosa che fa temere un nuovo medioevo anche per altri diritti. E sta dando fiato alle trombe di certa destra nostrana che vorrebbe farci tornare con prepotenza indietro su una materia regolata dalla legge e validata anche da un referendum”.
La situazione in Sicilia, per quanto riguarda l’interruzione di gravidanza, è molto preoccupante. Il tasso di obiettori medici ginecologi è dell’81,6%, degli anestesisti del 73,1%, del personale non medico dell’86%. Solo il 54% delle strutture è attrezzato per gli aborti, le carenze provocano anche un sovraccarico d’impegno per i medici non obiettori.
“Sul servizio, come da tempo richiesto all'assessore e alla Commissione legislativa sanità, andrebbe effettuata una lettura mirata”, concludono Messina e Morana: “I dati rivelano infatti l’inadeguatezza attuale del servizio e la necessità di rivedere l’organizzazione sul territorio a garanzia della salute delle donne e dei medici non obiettori, urgenza che riguarda anche i consultori”.