La Cgil e la Fp dell’Aquila lo avevano denunciato una prima volta già nel lontano 2017, parlando di “grave sperequazione esistente tra la Asl1 della Provincia dell’Aquila e le altre Asl della Regione Abruzzo”. E già allora proclamarono lo stato di agitazione seguito dalla convocazione in sede prefettizia e di innumerevoli incontri presso la Commissione Regionale Sanità e il Comitato Ristretto dei Sindaci.

Sette anni dopo nulla è cambiato e “la situazione di disuguaglianza e di squilibrio sul territorio della Regione Abruzzo, tuttora persistenti, ora come allora, rischiano di compromettere il corretto funzionamento del servizio sanitario pubblico”, è la forte denuncia del sindacato racchiusa in una nota a firmata dal segretario generale della Cgil provinciale, Francesco Marrelli, e dal segretario generale della Fp Cgil del territorio, Anthony Pasqualone.

“Mancano gli investimenti necessari e adeguati alla conformazione e alle esigenze della Provincia Aquilana, in virtù della peculiarità delle aree interne di pertinenza. Oggi, dopo oltre sette anni, la Direzione Strategica della Asl1 licenzia un documento che raccoglie le denunce della Cgil, senza però arrivare a un coinvolgimento corretto e propositivo dei decisori politici, che ancora oggi sfuggono alle soluzioni da intraprendere e, addirittura, anche al confronto con le parti sociali”.

Nel mirino della denuncia di Cgil e Fp provinciale c’è il Piano di Razionalizzazione della spesa sanitaria della Asl1. “Nonostante riconosca la sperequazione effettiva attuale – si legge nel comunicato – il piano propone, infatti, i soliti tagli ai servizi e al personale, con conseguente riduzione degli investimenti, nonostante le indicazioni fornite e gli impegni assunti dall’assessorato regionale alla salute sul non ridimensionamento dei livelli occupazionali”.

A quanto pare, dopo anni, e, soprattutto, dopo la pandemia, “si torna al blocco parziale del turnover, che si stima essere tra il 30% e il 50% del personale impiegato nel sistema sanitario, ma che la stessa Asl 1, a tutt’oggi, non ha quantificato; ciò vuol dire che, con il blocco del turnover, ci troveremo con 50/60 unità lavorative del personale sanitario in meno.

Accade di nuovo, quindi, che a pagare le conseguenze di un buco di bilancio di oltre 46 milioni di euro siano lavoratrici e lavoratori, scrive il sindacato. “Non v’è chi non veda come una siffatta gestione delle risorse determinerà, a breve, ulteriori e inaccettabili ricadute sui livelli occupazionali e assistenziali di una Asl1 già in affanno per carenza di personale, tagli delle risorse, mancati investimenti e mancati acquisti di farmaci ed emoderivati e dispositivi sanitari”.

“Una sorte ugualmente tragica toccherà al personale assunto tramite cooperative e/o società esterne alla Asl1; invero, come recita il già menzionato Piano, si procederà a una ‘riduzione dei contratti di servizio a prevalente componente di manodopera’ con un taglio complessivo sui servizi appaltati pari ad € 2.150.000. I predetti tagli al personale, tra l’altro, rischiano di pregiudicare gli investimenti in corso per le case e gli ospedali di comunità che non avranno le risorse umane necessarie e andranno ulteriormente a compromettere le attività attualmente esternalizzate con evidenti ripercussioni sui servizi e sul personale”.

A pagare sono sempre gli stessi: lavoratori e cittadini

In altre parole, “possiamo pacificamente dichiarare – concludono Cgil e Fp dell’Aquila – che a pagare sono sempre gli stessi, e cioè lavoratrici e lavoratori impiegati nel servizio sanitario e cittadine e cittadini della Provincia dell’Aquila aventi diritto alle cure. Invero, come già anticipato, per il personale sanitario, verranno ulteriormente ridotti gli spazi assunzionali, con carichi di lavoro che, per i pochi che restano, giocoforza aumenteranno, determinando, sin d’ora, accorpamenti di reparti e blocco delle ferie; mentre, per le cittadine e per i cittadini verranno ulteriormente tagliati i servizi di prevenzione e cura, con conseguente aumento delle disuguaglianze già esistenti tra coloro che hanno le risorse per curarsi altrove e coloro che, invece, non hanno modo né maniera di recarsi presso strutture private e/o fuori dalla Provincia dell’Aquila per curarsi”.

Per i sindacati risulta inaccettabile un Piano di razionalizzazione “che aggraverà ancora di più le condizioni dei livelli quali-quantitativi delle prestazioni sanitarie, e le condizioni di lavoro a cui è costretto tutto il personale”.