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Giustizia è fatta. Ci sono voluti più o meno otto anni, ma grazie all’impegno della Cgil a Macerata tutti quelli che hanno subito i danni enormi del terremoto del 2016 si sono sentiti meno soli e hanno ottenuto il riconoscimento di un diritto che porterà un beneficio economico concreto e importante nelle loro vite.
La busta paga pesante
Tutto è iniziato nei mesi dopo il sisma, quando il governo, per andare in soccorso di chi aveva subito le conseguenze del sisma, varò la cosiddetta busta paga pesante. Un provvedimento che prevedeva che i residenti dei comuni terremotati potessero optare per la sospensione delle ritenute fiscali e previdenziali da agosto 2016 fino a tutto il 2017, impegnandosi a restituire successivamente per intero tutti gli importi.
Per evitare di “indebitarsi” ulteriormente in un momento difficile come quello del post-sisma e visto il presupposto dell’integrale restituzione moltissimi lavoratori dipendenti e pensionati allora preferirono non avvalersi della busta paga pesante.
Il Decreto Sisma
Successivamente, nel 2019, il “Decreto Sisma” ha invece modificato la normativa, prevedendo che coloro che avevano beneficiato della sospensione delle imposte avrebbero dovuto restituire solo il 40% di quanto dovuto, “creando – spiegano la Cgil e lo Spi di Macerata – una situazione intollerabile di discriminazione tra cittadini degli stessi Comuni”.
La battaglia della Cgil
Inizia a questo punto una lunga battaglia del Quadrato rosso. “Chi non ha fatto richiesta allora – sottolinea Daniele Principi, segretario generale della Cgil di Macerata – è stato discriminato. Per questo abbiamo iniziato una campagna di informazione spiegando a tutti che potevano presentare una istanza per chiedere che l’Agenzia delle Entrate comprendesse nel taglio del 60% delle spese anche chi non aveva optato inizialmente per la busta paga pesante”.
Dopo anni di battaglia legale, il 3 settembre è arrivata la pubblicazione dell’Ordinanza della sezione tributaria della Corte Suprema di Cassazione in merito al ricorso. L’ordinanza, rigettando le tesi dell’Agenzia delle Entrate, riconosce il diritto dei contribuenti del cratere sismico a vedersi restituito il 60% delle imposte versate nel periodo coperto dalla possibilità di avvalersi della busta paga pesante.
“Assolutamente una grande vittoria – ci dice con soddisfazione Daniele Principi –. Attendevamo questa sentenza con speranza, sicuri delle nostre ragioni, ma anche con preoccupazione. In provincia di Macerata solo la Cgil ha raccolto le istanze di 3800 cittadini. Alle quali si aggiungono quelle di chi si è rivolto ad altri soggetti e tutti quelli del cratere”. Una svolta storica che porterà grande beneficio nelle tasche di chi dopo il danno aveva dovuto subire anche la beffa.
“Questo terzo e definitivo grado di giudizio – si legge nella nota firmata dai segretari generali della Cgil e dello Spi provinciale, Daniele Principi e Romina Maccari – riconoscendo in maniera indiscutibile il diritto, mette quindi la parola fine al contenzioso giudiziario durato anni e che abbiamo dovuto affrontare per superare l’odiosa discriminazione”.
Il quadro della situazione
Un passo avanti importante in un quadro generale sconfortante. “Purtroppo – ci ha spiegato Daniele Principi – dopo otto anni siamo ancora tremendamente indietro. I numeri ci dicono che la situazione resta molto pesante, 6mila famiglie sono ad oggi fuori casa nelle Marche, la ricostruzione dei borghi procede a rilento, ci sono interi paesi ormai fantasma”.
“La lezione del terremoto 2016 non è stata imparata – ha concluso con amarezza il dirigente sindacale –. Il nostro è un territorio fragile, soggetto a calamità, il compito di chi governa dovrebbe essere quello di prepararsi a determinati eventi e invece noi rincorriamo sempre l’emergenza dopo che si è verificata. Siamo sempre alla rincorsa di mesi e anni, si investe troppo poco in prevenzione e poi si spendono cifre enormi per riparare i danni”.
“Come sindacato però siamo soddisfatti di questa vittoria che dimostra che la Cgil resta sempre in prima linea e non dimentica, perché ha il privilegio di vivere sempre affianco alle persone, attraverso i delegati, le leghe Spi. E quello che siamo riusciti a ottenere è comunque un respiro economico per tante persone che continuano a essere in difficoltà”.