Metti, una mattina di metà settembre a Londra, il patronato Inca della Cgil, lo Spi e un folto pubblico di italiani, soprattutto pensionati, che nel Regno Unito hanno vissuto la loro vita lavorativa fino al ritiro e sono ormai britannici di adozione. Al centro del dibattito, al quale hanno partecipato il presidente dell’istituto di assistenza, Michele Pagliaro, e la segretaria generale dello Spi, Tania Scacchetti, le problematiche legate alla pensione e le criticità che i nostri anziani in Gran Bretagna vivono quotidianamente, ma anche le tante cose buone che il patronato fa tutti i giorni per la comunità italiana e non solo.
Sullo sfondo, come ha detto Pagliaro nel suo intervento, “questi anni difficili”, uno scenario lavorativo e sociale molto complesso, in cui la forbice delle disuguaglianze si allarga, lasciando i tanti con meno diritti e meno garanzie. Un incontro replicato poi anche nella sede di Manchester, alla presenza del segretario nazionale dello Spi, Stefano Landini, e della presidente dell’Inca del Regno Unito, Anna Bilato, padrona di casa e punto di riferimento per la squadra di operatrici e operatori che tutti i giorni svolgono la loro attività di sindacalisti della tutela oltremanica, dove – persino dopo la Brexit – il flusso di emigrati italiani è più consistente e sono tante le cose da fare, anche per i giovani connazionali che sfidano il futuro sull’Isola.
“Per noi è un piacere essere qui, ascoltare le istanze delle persone, prendere in carico le loro richieste e i loro bisogni, rappresentarli politicamente. Questo viaggio – ha detto Michele Pagliaro – lo abbiamo iniziato, come Inca, nel 2019. E ci siamo resi conto che era tempo di costruire una rete con tutti i nostri presidi all’estero sotto il controllo del centro nazionale. Il nostro obiettivo è quello di portare avanti un progetto di rilancio complessivo dell’Inca nel mondo”.
“L’Inca – ha detto Pagliaro – si occupa di tutela individuale e la Cgil si occupa di tutela collettiva. Questo per noi che all’estero dobbiamo interfacciarci con altri sindacati può essere un limite e fin da subito abbiamo lavorato perché la Cgil acquisisse una maggiore consapevolezza rispetto al tema degli italiani nel mondo. Oggi, il fatto di essere qui insieme alla segretaria dello Spi, Tania Scacchetti, è il risultato di questo sforzo messo in campo ormai da cinque anni”.
“Un risultato – ha proseguito il presidente dell’Inca – a cui ha creduto anche il nostro segretario generale, Maurizio Landini, che fu ospite della prima iniziativa di questo tipo nel 2020, prima che scoppiasse la pandemia, a Bruxelles, dove incontrò i giovani italiani emigrati. Ricordo che, al di là di quanto in molti si raccontano, in Italia il problema non sono gli immigrati, ma i giovani che continuano ad andare via, e, citando proprio una battuta di Landini, nel nostro Paese non bisognerebbe chiudere i porti, ma gli aeroporti”.
"L’Europa ha tantissimi limiti ma noi ci siamo e vogliamo svolgere un ruolo di confronto con le istituzioni continentali e rappresentare questa società. Una società veloce, in continuo cambiamento. In Italia 140mila giovani lasciano ogni anno il nostro Paese nella totale indifferenza della politica. Gran parte di loro, anche dopo la Brexit, emigra nel Regno Unito. E alcuni studi calcolano che gli italiani qui siano il triplo di quelli che risultano iscritti all’Aire. Noi vogliamo rappresentare questo mondo”.
“La mobilità è antica quanto l’uomo. E nonostante le scelte politiche compiute nel nostro Paese, abbiamo bisogno degli immigrati. Questo succede anche con la mobilità europea. Bisognerebbe avere una visione e una coscienza diverse sui temi della mobilità. Noi siamo presenti in tutto il mondo e abbiamo una presenza capillare in Europa. Avvertiamo questo tratto di italianità della nostra utenza che sente il bisogno di vivere in una dimensione di comunità. Anche i giovani cercano di stare insieme tra italiani. Io credo che questi valori debbano essere coltivati e orientati”.
Scacchetti, Spi: “Vogliamo portare avanti una rivendicazione collettiva per i pensionati”
“Qui a Londra c’è un’Inca vivace, presente sul territorio, piena di ragazze e ragazzi molto attivi – ha detto la segretaria generale dello Spi Cgil, Tania Scaccheti, all’inizio del suo intervento –. Quello che ci vuole per la nostra comunità. I pensionati italiani nel mondo sono tantissimi e sono cresciuti nel corso degli anni e, a fronte di queste forte emigrazione, torneranno a crescere. Sono oltre un milione gli ultra 65enni italiani nel mondo. Hanno problemi legati anche alle pensioni del paese in cui risiedono. E allora perché iscriversi al sindacato una volta in pensione? Il sindacato pensionati ha l’ambizione e una storia alle spalle per provare a costruire collettivamente una rivendicazione che non è propria di uno di voi soltanto, ma di tutti voi insieme, una rivendicazione collettiva”.
“I pensionati rischiano di essere il grande bancomat di tanti governi, hanno un reddito ‘garantito’ e si presume che abbiano un tetto sopra la testa. Così quando c’è da mettere a posto la finanza pubblica siamo costretti a misurarci con interventi che ledono il reddito dei pensionati. E ci sono persino una serie di scelte politiche che intaccano il diritto alla pensione, lo spostano più in là nel tempo. E questa è una condizione collettiva, di un’intera fascia di persone che sta crescendo, anche perché la vita diventa più lunga. Merita quindi un impegno collettivo”.
“Il sindacato pensionati – ha sottolineato Tania Scacchetti – ha questa ambizione: mettere insieme le persone, discutere delle loro condizioni materiali e provare a costruire insieme delle politiche che mettano al centro delle scelte dei governi i pensionati e le loro condizioni. Soprattutto oggi, con questo governo di destra che ha caratteristiche di azione così repressive, pensiamo al ddl Sicurezza che attenta al diritto di manifestare. Come si sostiene il reddito? Come si salvaguardano le pensioni? Come si immagina il futuro di una società che invecchia e deve avere l’ambizione del protagonismo delle persone che invecchiano? Senza dimenticare tutto il capitolo che riguarda la sanità, piuttosto che l’autosufficienza”.
“Noi vorremmo politiche che immaginavamo possibili dopo la pandemia e la sua funzione disvelatrice delle disuguaglianze. Immaginavamo politiche espansive, che guardassero al welfare non come un costo ma come una risorsa. Così non è stato e quindi noi siamo di nuovo dentro a scelte che rischiano di impoverire le persone. Per questo è importante per noi essere qui oggi – ha concluso la segretaria dello Spi –: per ascoltarvi, conoscere le vostre condizioni, rafforzare il legame con l’Inca e costruire percorsi di aiuto e di sostegno insieme”.