A dieci anni dall’introduzione della IVG farmacologica in Italia, il Ministero della salute ne rivede le linee di indirizzo, rimuovendo finalmente gli ostacoli assurdi che furono introdotti in violazione della procedura europea per l’immissione in commercio della RU486 e che hanno limitato fortemente e spesso impedito l’accesso alla procedura per molte donne. Da oggi l’IVG farmacologica sarà possibile fino alla nona settimana di gravidanza e le donne non saranno più obbligate al ricovero in ospedale fino al completamento della procedura, cioè in media per tre giorni. E’ un primo importantissimo passo di discontinuità con politiche sanitarie ideologiche e irrispettose verso i diritti riproduttivi e in generale verso il diritto alla salute.

Finalmente il Ministero della salute parla di evidenze scientifiche e di diritti, facendo una scelta che apre la strada ad una sanità laica, non ideologica. Le proteste del fronte no choice, ignorando l’esperienza ormai più che trentennale degli altri paesi, parlano invece di banalizzazione dell’aborto, di donne lasciate sole, per nascondere la paura reale che facilitare le procedure per l’aborto farmacologico possa legittimare il diritto di scelta e l’autonomia decisionale delle donne.

Oggi festeggiamo, consapevoli che questa conquista è solo un punto di partenza, che siamo ancora lontane e lontani dalla piena applicazione della legge 194, anche di quell’articolo 9 che prevede la possibilità per il personale sanitario di sollevare obiezione di coscienza ma che non ammette l’obiezione di struttura, praticata, invece, dal 40% degli ospedali. La strada da fare è ancora tanta: vogliamo il regime ambulatoriale, vogliamo un impegno serio per la formazione dei medici e dei ginecologi, anche di quelli che vorranno essere obiettori, vogliamo la gratuità e una reale accessibilità a tutti i contraccettivi, comprese le tecniche di sterilizzazione maschile e femminile. Vogliamo un paese in cui i diritti delle persone, la loro autonomia, siano al centro delle leggi e del sistema sanitario, vogliamo un paese normale.

*ginecologa, Cofondatrice “Amica” Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto

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