PHOTO
“Non è questa la riforma di cui avevamo bisogno, non sono queste né le modalità né i numeri che possono permettere ai non autosufficienti e ai caregiver di voltare pagina e di affrontare in modo più sereno le difficoltà quotidiane, anzi continueranno a rimanere soli. Più che una riforma ci sembra una presa in giro”. Il segretario generale dello Spi Cgil Calabria, Carmelo Gullì, boccia la riforma sulla non autosufficienza e lo fa presentando il caso della Calabria.
I dati. In Calabria solo lo 0,7% dei non autosufficienti sarà interessato dalla riforma
“Nella nostra regione gli anziani non autosufficienti sono 149mila, le persone invalide con assegno di accompagnamento 92.897, quelle con oltre 80 anni d’età e assegno di accompagnamento 49.321. Ebbene, i possibili percettori di prestazione universale sono 1.150, solo lo 0,7% dei non autosufficienti sarà interessato dalla riforma. È vergognoso”.
Numeri che sono in linea con i dati nazionali che vedono lo 0,6 per cento degli anziani non autosufficienti interessati dalla “prestazione universale”. “Non potrebbe essere diversamente – spiega il Segretario – visto che non sono stati stanziati fondi ad hoc, ma anzi per il 2025 e il 2026 le risorse necessarie verranno attinte dal Fondo per la non autosufficienza (75 milioni), altri dal Programma per l’inclusione e la lotta alla povertà (125 milioni) e dalla Missione 5 del Pnrr (50 milioni)”.
Criteri troppo stretti
“Il perimetro per intercettare la prestazione universale, inoltre, è molto stretto: almeno 80 anni, Isee fino a 6 mila euro, assegno di accompagnamento e non autosufficienza con bisogno assistenziale gravissimo. Cambia poco e per pochi – denuncia Gullì –, quella avviata dal governo si conferma una riforma di proclami e non di sostanza. Il governo ha presentato quella della prestazione universale come una sperimentazione, ma i dati a disposizione già bastano a indicare che questa non è la via giusta o in grado di rispondere ai bisogni di tutti, ecco perché chiediamo che venga rivista”.
“Nulla di fatto anche per la realizzazione della rete domiciliare. La delega prevedeva di adottare nel caso dell’assistenza domiciliare un modello specifico per la condizione di non autosufficienza dell’anziano, ma nel decreto legislativo viene stabilito solo un coordinamento tra interventi sociali e sanitari degli attuali servizi domiciliari”, afferma il segretario generale dei pensionati che conclude: “Non è possibile continuare a fare cassa sui più fragili. Il Governo riveda la riforma e le risorse necessarie a sostenere un progetto valido e veramente in grado di cambiare la condizione di migliaia di persone e delle loro famiglie, non solo a parole”.