La crisi abitativa nella provincia di Rimini, già aggravata dalla vocazione turistica del territorio, rischia di peggiorare ulteriormente a causa delle recenti decisioni governative. A lanciare l’allarme sono Eugenio Pari (Cgil Rimini) e Andrea Buttafuoco (Sunia Rimini) in una nota. La Regione Emilia-Romagna, con una delibera dell'8 luglio, ha stanziato 10 milioni di euro per sostenere le famiglie più fragili nel pagamento dei canoni di locazione sul mercato privato. Tuttavia, il quadro complessivo resta drammatico, con un numero crescente di persone che fatica a trovare un tetto sotto cui vivere.

Restrizioni più severe e risorse ridotte

Nel 2022, ricorda il Sunia, ben 5.937 famiglie nella provincia di Rimini hanno richiesto accesso ai contributi per l'affitto, rappresentando il 3,9% delle famiglie residenti. Quest'anno, però, i requisiti per ottenere tali contributi saranno più restrittivi. La causa principale è il mancato stanziamento da parte del governo di fondi per il sostegno agli affitti, costringendo la Regione a ridurre la platea dei beneficiari. Con un valore Isee massimo di 8.000 euro, e la possibilità per i distretti socio-sanitari di abbassare ulteriormente questa soglia, si prevede una significativa riduzione delle famiglie che potranno accedere al sostegno. Non perché la loro situazione economica sia migliorata, ma per l'assenza di adeguate risorse statali. A ciò si aggiunge l'azzeramento del Fondo per la morosità incolpevole, un ulteriore segnale della scarsa attenzione del governo verso le emergenze abitative.

La pressione degli affitti brevi

In un territorio come quello riminese, dove il turismo è una delle principali fonti di reddito, il ricorso crescente agli affitti brevi sta esacerbando la difficoltà di reperire un alloggio per residenti, lavoratori e pensionati. “Questo fenomeno, accentuato dalla recente approvazione del decreto "Salva casa" che introduce un nuovo condono edilizio – spiega il sindacato – dimostra l'inattività del governo nella regolamentazione del mercato immobiliare. Non solo mancano misure organiche per contenere gli effetti degli affitti brevi, ma anche i Comuni sono privi di strumenti efficaci per gestire la situazione in modo equilibrato”.

Effetti collaterali del “Salva casa”

Il "Salva casa", infatti, non prevede che i Comuni possano vincolare le sanatorie all'uso abitativo degli immobili, con il rischio di amplificare ulteriormente il mercato degli alloggi turistici a scapito delle esigenze abitative locali. Secondo un rapporto Caritas del 2022, in provincia di Rimini ci sono circa 13 mila alloggi sfitti, molti dei quali utilizzati per fini turistici. In questo contesto, il mercato degli affitti brevi rappresenta una scorciatoia per un aumento incontrollato dei canoni, contribuendo all'acuirsi dell'emergenza abitativa.

Una questione che merita priorità

“È urgente – conclude la nota – che il tema della casa torni al centro dell'agenda politica. Le risorse destinate alle politiche abitative devono essere incrementate per rispondere alla complessa situazione economica, che vede un aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali e un numero sempre maggiore di famiglie in difficoltà. In media, la spesa per la casa incide per almeno il 30% sui bilanci familiari, un dato che si somma all'aumento del costo della vita e alla drammatica situazione di chi si trova in cassa integrazione. Un confronto a tutti i livelli istituzionali è necessario per affrontare con decisione questa emergenza e garantire il diritto fondamentale all'abitazione, che oggi appare sempre più minacciato”.