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La nave Life support di Emergency, partita dal porto di Genova, naviga da pochi giorni nel Mar Mediterraneo per prestare soccorso ai migranti. È la sua prima missione. A bordo un equipaggio di 28 persone tra equipe di soccorso, medici e infermieri. Con loro, alla partenza, anche il cantautore Daniele Silvestri con il suo brano ‘Le navi’ e lo street artist Tvboy con un murales che rappresenta due braccia che si afferrano tra le onde.
Il tratto di mare tra la Sicilia e la Libia è il punto più pericoloso nel quale si sono concentrati i maggiori incidenti negli ultimi anni. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni dal 2014 a oggi sono oltre 20 mila le persone morte o scomparse nella rotta del Mediterraneo centrale, una media di sei persone al giorno. Solo nel 2022 sono almeno 1.300 le persone che hanno perso la vita o che risultano disperse nella rotta migratoria più pericolosa al mondo. “Sono numeri che ci devono mettere davanti alla nostra coscienza - spiega Alessandro Bertani, vice presidente di Emergency- e farci chiedere cosa vogliamo fare noi: ci voltiamo dall’altra parte e li abbandoniamo alle difficoltà?”.
Bertani prosegue: “La mancanza e l’insufficienza del supporto necessario a chi si trova in pericolo in quel tratto di mare ha motivato il nostro nuovo progetto. C’è bisogno di intervenire per aiutare e sopperire alle mancanze che la legislazione internazionale e del mare prevedono per chiunque debba essere salvato, preso, portato a bordo e in un posto sicuro. Poi si possono fare tutte le valutazioni sui singoli casi del perché si trovassero in mezzo al mare, ma la prima necessità e urgenza è mettere in salvo le persone a rischio della vita, che siano vittime di guerre o povertà. Questo è anche la guida che ci porta a operare in tutto il mondo”.
Le difficoltà che incontrano le organizzazioni non governative come Emergency è quella di coordinare il loro intervento con le autorità che si dovrebbero invece prendere in carico il coordinamento stesso del soccorso in mare. Nonostante ciò Emergency tira dritto con il progetto della ‘Life support’, sulle murate della quale campeggia la frase di Gino Strada “I diritti sono di tutti, altrimenti chiamateli privilegi”.
I migranti saranno soccorsi e sottoposti a un triage sanitario durante il quale riceveranno un codice a seconda del quale verranno accompagnati in ambulatorio, sul main deck, in osservazione, sulle panche limitrofe o nella zona di accoglienza all’aperto.
“L’augurio nostro – conclude il vice presidente di Emergency - è che non ci sia bisogno del nostro intervento e ce lo ripetiamo dal primo giorno. Nessuna ong presterebbe il proprio aiuto e supporto alle autorità se ci fossero risposte dagli Stati e dagli organismi internazionali. Non ci sono e allora tocca a noi rispondere alle nostre coscienze e dare una mano dove ce ne è bisogno”.