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Quasi un terzo delle aziende in Italia non presta sufficiente attenzione al rischio di violazioni dei diritti umani legate alla propria attività. Ad affermarlo è un'indagine condotta da Oxfam con Collectibus su 77 imprese italiane e che rivela che il 70% di esse è sensibile alla tutela dei diritti umani, ma poche imprese lavorano per prevenire i rischi lungo le filiere di produzione. Come ci spiega Marta Pieri, head of Private sector partnership di Oxfam Italia, non si parla solamente dell’impatto delle aziende sul diritto del lavoro, ma su “tutti i diritti umani, come parità, inclusione, privacy, libertà di espressione e di iscriversi a un sindacato, accesso alle risorse naturali come acqua e terra, promozione della cura familiare, parità interna alla famiglia, salari che possano permettere accesso alle cure”.
Secondo i dati il solo 12% delle aziende intervistate hanno adottato finora strumenti e processi di due diligence, mentre il 26% ha una policy aggiornata in termini di diritti umani. Si tratta di dichiarazioni di impegno nelle quali l’azienda descrive cosa vuole fare e perché. Pieri porta l’esempio di una grande azienda che ha fatto una mappatura degli impegni salariali in tutti i Paesi dove si trova a operare. “Il primo passo richiama la dovuta diligenza, il sistema di procedure e strumenti in campo per tenere sotto controllo le aree di rischio. Poi le aziende devono relazionare come questi rischi vengono tenuti a bada, con un coinvolgimento dei lavoratori e visite sul campo”.
“Il quadro normativo è in evoluzione – afferma la dirigente di Oxfam -, le linee guida dell’Onu descrivono in modo chiaro come si debba gestire, prevenire, mitigare il rispetto dei diritti umani. E’ previsto anche un sistema strutturato per permettere ai lavoratori e non solo di fare segnalazioni attraverso un canale accessibile a tutti, multilingue e inclusivo, che consenta poi la presa in carico della segnalazione stessa”.
Ci sono poi i rischi connessi alle attività lungo la filiera di approvvigionamento. Qui entra in campo una delle maggiori criticità evidenziate dalla ricerca: nel 61% delle aziende la responsabilità e la gestione del tema dei diritti umani è affidata unicamente all'area risorse umane e solamente nel 2% dei casi è coinvolto il settore acquisti, che è invece cruciale per la valutazione dei rischi lungo le filiere e la selezione di partner e fornitori. E’ necessario che le responsabilità siano condivise a tutti i livelli, a partire dal board.
Sempre Pieri ci spiega che ancora troppo spesso “il tema del rispetto dei diritti umani è concepito come tema di welfare aziendale, con lo sguardo degli imprenditori e dei manager rivolto solamente ai dipendenti della propria azienda. I processi di innovazione imporranno la responsabilità delle aziende fuori dai confini della catena, con un controllo maggiore dei fornitori e dei fornitori dei fornitori. Se l’azienda madre regola l’acquisto privilegiando l’economicità anziché il benessere dei lavoratori, la catena procederà in questo senso. Stiamo parlando in particolare della filiera agricola, quella del pomodoro, della quale Oxfam Italia si occupa da tempo, come anche di quella del vino, dell’agroalimentare in generale, di tutte quelle che fanno uso di mano d’opera stagionale e per le quali la strozzatura sta nel prezzo d’acquisto”.
La consapevolezza maggiore si registra sul versante dei problemi ambientali, anche perché siamo di fronte a fattori oggettivi, come lo sversamento di acque inquinanti o rifiuti che vengono bruciati irregolarmente. “In questi casi non è questione di interpretazione quindi è maggiore la volontà di denunciare e reclamare da parte di tutti”, afferma Pieri.
Dalla ricerca è inoltre evidente il bisogno delle aziende di informazione, formazione, sensibilizzazione dei dipendenti e del management in tema di diritti umani (41%), oltre che di un supporto specializzato (27%). Per Pieri questo è un fattore al quale è necessario dare rilievo in quanto è “fondamentale che si diffonda una cultura della consapevolezza, che solleciti tutti gli attori a porsi domande. Anche il ruolo del sindacato è fondamentale, perché è il soggetto che sostiene tutti i lavoratori, regolari e non. E difficilissimo individuare le responsabilità portate in capo a una singola azienda, in quanto le disfunzionalità sono sistemiche” ed proprio per agire sul sistema è necessaria la partecipazione di tutti gli attori.