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“La Cgil sarà nuovamente in piazza insieme ai movimenti delle donne e della comunità LGBT+ per chiedere con forza un chiaro e definitivo “sì” al disegno di legge Zan, che oggi, dopo mesi di estenuanti rinvii, pratiche ostruzionistiche e svilimento delle Istituzioni, e dopo che l’istituto delle audizioni è stato strumentalmente piegato alle esigenze di parte e precluso alle soggettività coinvolte, approda finalmente nell’aula del Senato”. È quanto dichiarano il responsabile Ufficio Nuovi diritti della Cgil nazionale Sandro Gallittu e la responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale Susanna Camusso.
“Vogliamo ancora una volta affermare la nostra posizione di sostegno al testo licenziato a novembre scorso dalla Camera”, proseguono i dirigenti sindacali. “Non è possibile alcun compromesso con quelle forze che si propongono di azzerare l'ossatura del disegno di legge e il suo fine di tutela contro ogni discriminazione e violenza, e sostengono il governo ungherese e le terribili leggi contro la cosiddetta 'propaganda gay' recentemente approvate”. Per Gallittu e Camusso “la reale intenzione di chi finge oggi di cercarne uno è quella di affossare una legge invisa ad alcuni gruppi politici che si sono prodotti in questi anni in un florilegio di dichiarazioni pesantemente lesive della dignità delle persone gay, lesbiche e trans e delle donne”.
“Le definizioni contenute nell’art. 1 – sottolineano – costituiscono l’ossatura del Ddl e cambiare i termini utilizzati porterebbe con sé un rischio di incostituzionalità rispetto a una norma penale che non può mancare di determinatezza: il concetto di 'identità di genere' presente nella legge – spiegano – è quello comunemente usato dai Trattati Internazionali, dai Tribunali Italiani, dalla Corte di Cassazione e dalla Corte Costituzionale; quelli di 'omofobia' e 'transfobia', invece, pur comuni nel dibattito politico e culturale, peccano di imprecisione quando traslati in un testo di legge. Se il fine ultimo e non dichiarato è quello di dividere la comunità LGBT+ cancellando la tutela per le identità trans, non binarie e gender non conforming, il rischio è ancora più elevato e va rispedito al mittente”.
Per la Cgil inoltre “non è ipotizzabile la cancellazione di quel poco che si è riusciti ad introdurre dal punto di vista dei processi educativi attraverso l’art. 7, che prevede l’istituzione della 'Giornata per il contrasto all’omolesbobitransfobia, alla misoginia e all’abilismo'”. “Ora finalmente – concludono il responsabile Ufficio nuovi diritti e la responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale – il testo esce dalle secche e viene consegnato al voto delle Senatrici e dei Senatori, a cui viene chiesto di assumersi la responsabilità di un chiaro 'sì' o di un altrettanto chiaro 'no'. E noi saremo in piazza per chiedere l'approvazione di una norma di civiltà”.