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“È un onore ricordare la figura straordinaria e anticonvenzionale di Franco Basaglia, che ci ha lasciato una lezione e un’esperienza profondamente attuale, affrontando la sofferenza della salute mentale curandola con i diritti. Primo diritto: quello alla libertà e alla dimensione sociale come terapia. Dal matto rinchiuso, isolato dal resto del mondo, alla presa in carico della persona nella comunità. Ci ha insegnato il valore della presa in carico dei bisogni della persona”. Lo ha detto Cristiano Zagatti, coordinatore area stato sociale e diritti della Cgil nazionale, nell’ambito di un’iniziativa sui cento anni di Franco Basaglia, che si è svolta presso la sala gialla dell’Assemblea regionale siciliana lo scorso 30 maggio.
Una importante giornata di riflessione sull’eredità di Franco Basaglia, lo psichiatra ispiratore della legge 180, protagonista assoluto della lotta contro ogni forma di istituzionalizzazione delle persone con sofferenza mentale. Nella discussione si sono alternati psichiatri, familiari di utenti con disagio psichico, sindacalisti, responsabili dei dipartimenti di salute mentale, che in Sicilia applicano l’insegnamento basagliano.
“La chiusura dei manicomi ha rappresentato e rappresenta ancora oggi una scelta straordinaria. È la comunità, cioè la collettività nel senso più ampio e non più il manicomio, a dovere farsi carico della malattia mentale – ha aggiunto il Zagatti –. Una scelta che restituisce la dignità e la dimensione sociale alle persone. Persone prima di malati. Una scelta che significa affermazione dei diritti sociali e costringe la politica a occuparsi delle persone. Fa diventare centrale la prevenzione, oltre che la cura, attraverso la socialità”.
Il lavoro di Franco Basaglia ha avuto tante relazioni con la politica e con le Istituzioni. “Una condizione che oggi manca – ha aggiunto Zagatti, che ha denunciato il tentativo in atto di un’opera di rimozione della cultura basagliana –. Non si sarebbe arrivati alla Legge 180 senza quel lavoro di relazione e opera di convincimento, dimostrando un cambiamento possibile anche in altre istituzioni: la famiglia, la scuola, l’università, l’ospedale, la caserma, il carcere. Perché oggi sta accadendo proprio questo: si sta cercando di mettere in discussione i valori di solidarietà, dei diritti, dell’uguaglianza nel nostro Paese. Anziché far leva sulla solidarietà e sui diritti si fa leva su politiche securitarie, punitive, divisive e si circoscrivono i diritti”.
Zagatti ha ricordato che compito della Repubblica è rimuovere le diseguaglianze, sul fronte della salute come sul fronte del lavoro e delle condizioni di vita delle persone. “Oggi c’è un attacco alla Costituzione, ai diritti, ai diritti sociali, al lavoro, alla socialità nelle comunità cancellando la partecipazione nella dimensione pubblica e ancor più politica”. E proprio per questo, ha spiegato il sindacalista, è importante la battaglia per il servizio sanitario nazionale, pubblico e universale, con cui si è data attuazione all’art. 32 della Costituzione.
In conclusione, Zagatti ha insistito sulla necessità di allargare il ragionamento sul territorio, in assemblea di quartiere, di distretto, luoghi di lavoro, leghe. “L’obiettivo è arrivare al 5 per cento del fondo sanitario per la salute mentale, oggi fermo al 3, 5 per cento – ha detto –. Bisogna chiamare a responsabilità istituzioni e politica perché attraverso la presentazione di ordini del giorno nei Comuni e nelle Regioni ci si impegni per questo sforzo comune”.
“Oggi abbiamo un’importante riforma, il decreto 77 – ha continuato Zagatti – che vede al centro i luoghi della prossimità e del territorio come ispirazione di politiche e pratiche a tutela e garanzia della salute. Per portare avanti quell’eredità che Basaglia ci ha lasciato. Nella consapevolezza che si può fare”.