Il Tribunale di Milano condanna la Regione Lombardia per le clausole discriminatorie contenute nel regolamento regionale per l’accesso agli alloggi pubblici e che colpiscono molti cittadini stranieri. L'azione giudiziaria era stata promossa da Asgi, Naga e Cgil Lombardia che ne danno notizia in una nota.
Nella causa le associazioni avevano contestato in primo luogo il requisito di 5 anni di residenza nella Regione previsto peraltro anche dalla stessa legge regionale che regola la materia: il giudice aveva pertanto dovuto investire della questione la Corte Costituzionale che con sentenza n. 4 4 del marzo scorso aveva dichiarato incostituzionale il requisito. La causa è quindi ripresa davanti al Tribunale che ha esaminato anche l’altra questione dei documenti aggiuntivi richiesti agli stranieri (cioè la medesima questione che già aveva visto la condanna del Comune di Sesto San Giovanni). Anche questa previsione è stata ritenuta illegittima e discriminatoria dal Tribunale, perché la documentazione da presentare per dimostrare l’assenza di proprietà all’estero (basata sull’Isee) deve essere la medesima sia per italiani che per gli stranieri, restando poi l’obbligo di verifica in capo alla autorità fiscali.
Si pone cosi termine (come già avvenuto nel caso di Lodi) ad una clamorosa ingiustizia che aveva visto escludere dalle graduatorie di tutta la Lombardia numerosi cittadini stranieri in condizioni di bisogno ai quali veniva richiesto di produrre documenti spesso impossibili da reperire. Ora tutti i Comuni lombardi dovranno modificare i bandi tenendo conto della decisione del Tribunale di Milano e della modifica del regolamento regionale. La Regione è stata anche condannata a pubblicare la decisione sul Corriere della Sera. "Le associazioni ricorrenti esprimono la piena soddisfazione per un risultato che elimina due ostacoli, non solo discriminatori ma anche del tutto illogici, per la creazione di un sistema di accesso agli alloggi basato su una vera equità e sulla attenzione al bisogno", si legge nella nota.