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Obiettivo, il futuro. Di questo, in poche parole, si è discusso nel seminario organizzato all’inizio di dicembre dal Consorzio nazionale dei Caaf Cgil, dal titolo “Il ruolo dei Centri di Assistenza Fiscale in continua evoluzione”. Un momento di confronto sui cambiamenti che stanno intervenendo nel mondo dei servizi di intermediazione. Non a caso nel ricchissimo parterre che ha preso parte alla discussione, oltre ai presidenti e agli amministratori delegati dei quattordici Caaf, c’erano ospiti dell’Inca nazionale, il patronato della Cgil, e una nutrita delegazione della Cgil nazionale tra cui il segretario organizzativo di Corso d’Italia, Gino Giove.
Nel mirino della discussione c’è il sacro totem della digitalizzazione. In principio una parola, adesso ormai un processo concreto che si sta insinuando nell’attività dei Caaf, della confederazione più in generale, ma anche delle categorie della Cgil. È la transizione, bellezza. Forse la più grande e la più sconvolgente del mondo attuale. Una trasformazione che parte dagli strumenti tecnologici e diventa culturale, sociale e quotidiana. Restare indietro non si può, “servono – scandisce senza incertezza Monica Iviglia, presidentessa del Consorzio – cambiamenti nelle strategie organizzative a breve, medio e lungo termine”. Una rivoluzione che non può essere condotta dal singolo soggetto, per quanta buona volontà vi possa mettere. Per questo il Consorzio Caaf Cgil avanzerà “proposte agli enti con cui collaboriamo da oltre trent’anni – come Agenzia delle Entrate e Inps – nonché al ministero del Lavoro, al ministero dell’Economia e delle Finanze, e alla politica in generale”.
“Vogliamo che la crescente digitalizzazione non riduca il nostro ruolo, ma lo potenzi”
“Vogliamo che la crescente digitalizzazione non riduca il nostro ruolo, ma lo potenzi, permettendoci di offrire ai cittadini e alle cittadine un’assistenza più qualificata, semplificando gli adempimenti, riducendo i costi e tutelando ogni diritto, anche quelli meno espliciti o consapevoli”. È lucidissimo lo sguardo con cui Monica Iviglia osserva la digitalizzazione in prospettiva, cogliendo tutti gli aspetti in cui declinare una strategia efficace del ruolo del Consorzio. “Miriamo a migliorare il rapporto tra amministrazioni pubbliche e cittadini, con particolare attenzione a chi subisce il divario digitale e alle nuove generazioni, spesso in difficoltà nell'interfacciarsi con la Pubblica Amministrazione”.
Il Consorzio ha fatto le cose in grande. Nello show down del seminario che può essere considerato un punto di partenza verso il futuro nel quale in realtà già ci troviamo, i Caaf hanno presentato una serie di documenti elaborati grazie a un lavoro collettivo che ha richiesto il contributo di esperti fiscali, tecnici informatici e dei cosiddetti Responsabili dell'Assistenza Fiscale, i Raf, figure obbligatorie per legge designate dai Caaf per verificare la conformità delle attività di assistenza fiscale, come previsto dalle normative vigenti.
Un momento strategico, anche più rilevante della nascita dei Caaf o dell’introduzione della precompilata
I Caaf accettano la sfida, una sfida da vincere per non perdere il proprio ruolo che finora, in oltre trent’anni di storia, li ha visti primi attori in alcuni dei momenti più delicati dell’anno, a partire dalla campagna del 730 e, più in generale, della dichiarazione dei redditi. “La transizione digitale che stiamo affrontando – ci ha detto Monica Iviglia – rappresenta un momento strategico per il nostro sistema, paragonabile, ma ancor più rilevante, rispetto a tappe fondamentali come la costituzione dei Caaf nel 1993 o l'introduzione della dichiarazione precompilata nel 2015. Oggi il decreto legislativo n. 1 del 2024 sulla semplificazione tributaria apre nuovi orizzonti, consentendo, per fare solo un esempio, che i cittadini deleghino i Caaf con un’unica, semplice autorizzazione valida quattro anni, semplificando l’accesso ai servizi online e ai dati fiscali”.
Un impegno collettivo: Consorzio, Cgil, patronato Inca, categorie, sono tutti sulla stessa barca diretta verso il futuro
Questa rapida transizione digitale, nei servizi – e in particolare nei servizi fiscali – anche più rapida di quel che si osserva in altri settori, impone prove di dialogo sempre più forti tra il Consorzio e la Cgil a tutti i livelli – nazionale, regionale e territoriale – “promuovendo – spiega la presidentessa – sinergie tra le strutture confederali, le categorie e i servizi di tutela come il patronato Inca, con cui condividiamo numerose attività. La collaborazione risulta fondamentale, in particolare nell’ambito dell’innovazione tecnologica, che coinvolge entrambi i servizi”.
Un universo che il Consorzio, con un pregevole sforzo di sintesi, ha riversato nel documento che riprende gli stessi elementi centrali presenti nel titolo del seminario, “Innovazione digitale e semplificazione: il ruolo dei Centri di Assistenza Fiscale in continua evoluzione”. A beneficio dei partecipanti, il testo offre un’analisi approfondita delle sfide e delle opportunità che li attendono, mettendo in luce le criticità attuali e delineando soluzioni strategiche per affrontarle con successo.
Le sfide sempre più difficili
E allora, analizzato lo scenario nel quale ci si sta muovendo, ecco la doppia sfida che si pone di fronte ai Caaf della Cgil. “Rispondere alla crescente complessità delle normative fiscali e sociali – spiega Monica Iviglia – e promuovere una transizione digitale che sia inclusiva, efficiente e sostenibile, senza lasciare indietro le fasce più vulnerabili della popolazione”. Insomma, tutti d’accordo sul punto che questa transizione rappresenta una straordinaria opportunità, ma anche sull’esigenza di governarla con giudizio per disinnescare le evidenti criticità operative e strutturali che pone.
Il cahier de doléances è lungo e disseminato di rischi. Si va per titoli, ma dietro a ognuno di questi elementi c’è un mondo di fragilità che rischia di bloccare la transizione ancor prima che parta. Al primo punto, nella relazione della presidentessa dei Caaf, ci sono i “compensi inadeguati per gli intermediari. Il sistema attuale di remunerazione non tiene conto della crescente complessità e del volume delle attività che svolgiamo”.
C’è poi il problema della gestione limitata dei dati. Sembra un paradosso, ma non lo è. “Nonostante i progressi nella digitalizzazione, infatti, l’accesso alle banche dati dell’Agenzia delle Entrate e di altre istituzioni è ancora frammentato e macchinoso. La mancanza di interoperabilità tra i sistemi digitali e la complessità delle procedure per l’ottenimento delle deleghe rappresentano ostacoli significativi all’efficienza operativa”.
Al terzo punto c’è la diminuzione delle Dsu, Dichiarazioni Sostitutive Uniche, tradizionali. “L’aumento delle Dsu precompilate sta riducendo il volume delle pratiche elaborate direttamente dai Caaf, con un conseguente calo dei ricavi per questi ultimi”, è la denuncia della Iviglia.
Altra criticità è quella connessa alla sostenibilità dei servizi Inps. “I compensi per i servizi in convenzione, come i Red e le Dichiarazione di Responsabilità, sono ormai largamente insufficienti a coprire i costi reali, mettendo a rischio la sostenibilità economica di tali attività”.
Come risolvere le criticità
Il documento al centro del seminario, arrivati a questo punto, avanza delle proposte concrete e incisive per superare le criticità. E siamo al cuore del seminario, la volontà di condividere queste idee e discuterne per trovare una soluzione. Punto per punto, al primo posto c’è una proposta di revisione dei compensi. “Una delle criticità più gravi – spiega Monica Iviglia – riguarda la progressiva inadeguatezza del sistema di compensi riconosciuti agli intermediari, che non riflette né il crescente volume delle attività svolte né la loro complessità. I dati evidenziano che, a fronte di un aumento costante del numero di modelli 730 elaborati dai Caaf, i compensi unitari continuano a diminuire, generando una situazione insostenibile.
“Il limite annuale per i compensi stabilito dal ministero dell’Economia e delle Finanze è stato progressivamente abbassato, passando da 276 milioni di euro nel 2016 a 216 milioni nel 2019. Questa contrazione ha impattato negativamente sui ricavi dei Caaf, costringendoli a operare con margini sempre più ristretti”.
Sull’inadeguatezza rispetto ai costi operativi, “i compensi unitari per i modelli 730 sono ormai lontani dal coprire i costi effettivi del servizio, soprattutto alla luce dei maggiori investimenti richiesti in tecnologie, formazione e gestione del personale. La gratuità di alcune attività, come la gestione delle dichiarazioni integrative, aggiunge un ulteriore carico economico non riconosciuto”.
C’è poi l’evidente disparità tra servizi. “Per quelli convenzionati con Inps, come l’Isee – spiega la presidentessa del Consorzio Caaf Cgil – i compensi si rivelano anch’essi insufficienti, creando una dissonanza tra le risorse stanziate e le esigenze operative”.
“Necessario, prima di tutto, un incremento del fondo compensi”
Per ristabilire un equilibrio tra costi e ricavi e garantire la sostenibilità delle attività, il documento avanza proposte chiare e mirate. Ne abbiamo chiesto una sintesi per titoli a Monica Iviglia. “Si parte con l’incremento dei fondi per i compensi: sollecitiamo un aumento del fondo annuale stanziato dal Mef per i modelli 730, riportandolo almeno ai livelli pre-2019 (circa 246 milioni di euro) e un fondo aggiuntivo per i servizi Inps, stimato in ulteriori 20 milioni di euro, per coprire l’aumento dei costi e le complessità operative legate all’assistenza ai cittadini”.
“È necessario un adeguamento proporzionale, attraverso alcuni correttivi. Rivedere il meccanismo di compensazione per riflettere i reali costi sostenuti dagli intermediari, prevedendo una remunerazione più alta per le dichiarazioni con modifiche o particolarmente complesse. Valorizzare le attività non remunerate, inserendo un riconoscimento economico per le dichiarazioni integrative e per i servizi che attualmente vengono svolti a titolo gratuito. Proporre l’introduzione di un fondo per coprire le attività straordinarie legate agli adempimenti fiscali aggiuntivi imposti da nuove normative”.
“È poi essenziale – continua Monica Iviglia – una maggiore trasparenza e prevedibilità: stabilire un sistema di compensazione con criteri chiari e prevedibili per i Caaf, evitando l’attuale incertezza sui ricavi, che rende difficoltosa qualsiasi pianificazione finanziaria”.
L’invito dei Caaf è a un’azione coordinata. “È evidente che la revisione dei compensi richiede un’azione congiunta e decisa da parte dei Caaf, attraverso la Consulta e i referenti politici. Solo un intervento strategico e coordinato potrà portare a un cambiamento significativo, tutelando la sostenibilità economica e valorizzando il ruolo essenziale che svolgiamo nel sistema fiscale italiano”.
Per il Consorzio è tempo di ampliare l’offerta dei servizi, esplorando nuovi ambiti di intervento, come l’assistenza ai lavoratori autonomi con partita Iva e l’offerta di servizi di consulenza patrimoniale o fiscale più articolati. I Caaf vorrebbero rafforzare la proposta di servizi online per cittadini e intermediari, puntando sull’assistenza 365 giorni l’anno, anche da remoto.
E poi ancora ottimizzare l’accesso ai dati, promuovendo un ingresso più strutturato e centralizzato alle banche dati tramite sistemi di cooperazione applicativa e fornitura massiva. Uniformando le modalità di generazione delle deleghe digitali tra Agenzia delle Entrate, Inps e altre istituzioni, semplificando le procedure e riducendo gli errori.
Per tutti questi motivi, spiega Monica Iviglia, “la digitalizzazione può diventare una leva strategica, attraverso l’implementazione nell’uso di piattaforme online per l’acquisizione documentale e il prelievo automatizzato di dati. Dobbiamo spingere verso una maggiore integrazione tecnologica, sfruttando API e sistemi di interoperabilità avanzati”.
Una visione per il futuro
Questi interventi, scrive il Consorzio, “non solo rafforzerebbero il ruolo dei Caaf come pilastro dell’assistenza fiscale, ma consentirebbero anche di rispondere con maggiore efficacia alle esigenze di un’utenza sempre più diversificata. Rimane cruciale un dialogo strutturato con le istituzioni, per ottenere risorse adeguate e strumenti all’altezza delle sfide. La condivisione delle migliori pratiche tra le strutture Caaf Cgil sarà altrettanto fondamentale per garantire una risposta uniforme e qualificata su tutto il territorio nazionale”.