La Cgil di Bergamo lo aveva definito un “atto gravissimo” e infatti pochi giorni dopo l’accaduto si era rivolta al Tribunale per presentare ricorso. Ora il Giudice del Lavoro ha accertato che il sindacato aveva ragione, decretando la condotta antisindacale tenuta dalla direzione di Amazon Italia Logistica srl di Cividate al Piano.

I fatti risalgono allo scorso luglio, quando a seguito della convocazione di un’assemblea sindacale era arrivato il no dell’azienda. Così i lavoratori erano stati costretti a riunirsi per la strada. La comunicazione dell’assemblea prevista per il 16 luglio era stata inviata dalla Filt Cgil nei tempi corretti, anzi in anticipo, già l’8 luglio. Via pec, Amazon aveva risposto: “Non siamo in grado di riscontrare positivamente la vostra comunicazione per esigenze produttive derivanti dall’aumento di volumi che si attesterà nella settimana dal 14 al 20 luglio (…) a seguito della campagna sconti ‘prime days’”.

“Non ci era mai accaduto di ricevere una comunicazione del genere da un’azienda”, commenta Pier Luigi Costelli che per Filt Cgil segue il polo logistico di Cividate. “Il diritto di riunirsi in assemblea è sancito dallo Statuto dei Lavoratori. Il rispetto della legge di un Paese è obbligo anche per le multinazionali”.

Il tentativo di impedire lo svolgimento dell’assemblea arrivava in una fase delicatissima che aveva visto l’avvio di uno stato di agitazione seguito alla denuncia da parte della Filt Cgil di una serie di irregolarità riscontrate nel sito di Cividate. Si trattava di criticità tutte legate al controllo che Amazon esercita – con particolare severità in questo magazzino – sui singoli lavoratori, tramite telecamere e login, modalità che la Filt ha definito come “pratiche contrarie alle prescrizioni dell’Ispettorato del Lavoro”. Nei mesi scorsi, anche grazie allo stato di agitazione, la direzione ha acconsentito a consegnare documentazione al riguardo, chiesta dal sindacato. A Cividate lavorano oltre mille persone, più molte con contratto di somministrazione. 

Leggi anche

All’assemblea tenuta per la strada era poi seguita la proclamazione di uno sciopero. Il ricorso è stato successivamente depositato dalla Filt Cgil il 29 luglio. Ora con decreto del 3 dicembre il Giudice del Lavoro del Tribunale di Bergamo Sergio Cassia ha accertato la “condotta antisindacale” (articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, Legge 20 maggio 1970 n. 300).

Nel testo del decreto del Giudice si menzionano anche altri fatti di quei giorni di luglio. “Con comunicazione del 12 luglio 2024 (inviata a un indirizzo pec errato e resa nota alla O.S. ricorrente il 15 luglio 2024), la società convenuta ha annullato un incontro sindacale già convocato per il giorno 16 luglio 2024”. Cioè la stessa data in cui “la società convenuta ha partecipato a un incontro sindacale con la sola Fit Cisl”. Inoltre, “la società convenuta, successivamente al 16 luglio, ha comunicato ai lavoratori partecipanti all’assemblea (poi tenutasi nel piazzale antistante l’azienda) che il tempo non lavorato in ragione della partecipazione all’assemblea non sarebbe stato retribuito”.

“È incredibile che nel 2024 ci si trovi costretti a ricorrere alla giustizia per dimostrare che avevamo operato pienamente nel rispetto della normativa contrattuale e legale, e soprattutto per vedere sancito il diritto dei lavoratori a riunirsi in assemblea”, prosegue Costelli. “Questo diritto non può essere subordinato ad alcun interesse produttivo. La Filt di Bergamo non chiede il permesso alle aziende per esercitare la legittima attività sindacale”.

“Il Giudice del Lavoro ha dunque accertato il carattere antisindacale della comunicazione dell’11 luglio 2024 e del comportamento tenuto poi il 16 luglio 2024 da parte di Amazon Italia Logistica srl”, riassume Marco Sala, segretario generale della Filt Cgil di Bergamo. “Si tratta di una decisione importante che ribadisce un diritto sacrosanto, non solo per noi ma anche per tutte le organizzazioni sindacali, quello di decidere di riunirsi in assemblea senza chiedere il permesso alle aziende”.

Leggi anche