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Per sconfiggere la violenza di genere occorre cambiare la cultura e i comportamenti sociali e dei singoli. Per farlo bisogna partire dal superamento degli stereotipi. Questo è uno degli impegni dell’azione di Actionaid, l’organizzazione internazionale che opera in 71 Paesi nel mondo per contrastare povertà e ingiustizia.
I numeri che gridano
Una donna su tre al mondo nel corso della vita subisce violenza. Una donna ogni tre giorni in Italia è uccisa da un uomo che dice di amarla. Questi i numeri da cui occorre partire, ma non sono gli unici. Perché le forme con cui si esercita la violenza nei confronti delle donne sono molte, non tutte non sempre riconosciute. “Da quella domestica tra le mura di casa, alla tradizione culturale nel caso delle mutilazioni genitali femminili. In Italia e in tutto il mondo, contrastiamo gli stereotipi di genere nella società e promuoviamo il diritto per le donne a una vita senza violenza”.
Per una società libera dalla violenza sulle donne
Proviamo a pensare cosa significhi operare in quei Paesi in cui le mutilazioni genitali femminili sono la prassi. Anzi, dove le donne che non vengono sottoposte a quelle pratiche sono marginalizzate, non sposate e lasciate sole. L’Organizzazione opera proprio in quelle zone: “Vogliamo cambiare anche i comportamenti delle persone, non soltanto le leggi: sosteniamo in tutto il mondo le donne e le ragazze nella sfida contro le barriere di ordine socio-culturale che sono all’origine della violenza e a identificare i cambiamenti che vorrebbero attuare nelle loro case, scuole e comunità. Lavoriamo nelle scuole, proprio perché siamo convinti che sia importante fin da piccoli capire che non ci devono essere differenze di genere”.
Le mutilazioni genitali femminili
Sono diffuse in Africa, Medio Oriente e Asia: circa 200 milioni di ragazze e donne ne sono vittime in 30 Paesi, la Somalia spicca per la pervasività della pratica che fa ritenere impure le donne che non vi si sottomettono. Pratica che comporta grandi rischi di infezioni e malattie, oltre che gravi sofferenze. Ed è una pratica purtroppo diffusa anche nelle comunità di quei Paesi presenti in Italia. L’impegno di Actionaid è cominciato anni fa, con l’obiettivo di far crescere la consapevolezza contro queste pratiche: “Organizziamo incontri e percorsi di empowerment con donne e uomini per far capire i rischi, spesso non del tutto conosciuti, di queste pratiche. Lavoriamo con i leader religiosi e di comunità, che possono avere un forte impatto sulla scelta delle famiglie di proseguire o meno queste tradizioni, che comportano una violazione al diritto all’integrità fisica di bambine e donne. Abbiamo cominciato a lavorare anche in Italia con le comunità originarie di Paesi a tradizione mutilatoria, tramite percorsi di empowerment e sensibilizzazione. Organizziamo campagne di informazione per far conoscere il fenomeno ancora poco compreso e far sì che anche istituzioni e servizi sul territorio siano in grado di rispondere alle esigenze delle donne a rischio di mutilazione o che già stanno vivendo le conseguenze di esservi state sottoposte”.
Le case non sono sicure
Sono 106 ad oggi le donne uccise in Italia nel 2023. Dopo Giulia Cecchettin è toccato Rita Talamelli: aveva settanta anni il marito le ha tolto la vita a Fano dove vivevano. Chiudere una relazione violenta, sottrarsi all’uomo che maltratta è difficile, perché si struttura una sottomissione psicologica, ma anche economica. Allora il lavoro e l’autonomia economica delle donne è fondamentale. Per questo l’Actionaid lavora per promuovere sull’empowerment, anche e soprattutto economico delle donne.