Il 40 per cento dei contribuenti di Roma ha redditi fino a 15 mila euro, il 60 di questi ha rinunciato alle cure sanitarie. Dopo la pandemia nella capitale sono aumentate le disuguaglianze e si è accentuato il fenomeno della povertà, con famiglie che hanno visto aumentare il canone o le rate del mutuo, non riescono a pagare l’affitto, a onorare i propri impegni.
Nella città più popolosa d’Italia l’emergenza economica si intreccia con quella abitativa, che persiste da anni: mentre le richieste in graduatoria per un alloggio popolare sono 16 mila, si eseguono tra i 5 e gli 8 sfratti ogni giorno.
Le politiche per la casa negli ultimi venti anni sono uscite dall’agenda nazionale e locale, e la situazione descritta ai microfoni di Collettiva.it da Natale Di Cola, segretario generale Cgil Roma e Lazio, Emiliano Garneri di Sunia Roma e Andrea Alzetta, attivista Spin Time, ne è la diretta conseguenza. Mentre il costo per avere un alloggio sulla testa è la prima voce di spesa per una famiglia romana, gli interventi pubblici sono fermi al palo da anni: dal rilancio dell’housing sociale alla nuova edilizia popolare, dal calmieramento dei prezzi al sostegno all’affitto o all’acquisto, nessuna azione è stata portata avanti.
Anche per questo la capitale conosce il fenomeno delle occupazioni abusive, quelle di chi abita una casa popolare senza averne i requisiti e quelle di quanti vivono in immobili non destinati a uso residenziale, come nel caso dell’edificio Spin Time.
(montaggio e sonorizzazioni: Ivana Marrone)