Si aggrava l'emergenza abitativa nel nostro Paese e in una fase di forte criticità come quella attuale, non si risponde alla crisi. Il periodo che stiamo attraversando vede perdurare gli effetti degli eventi degli ultimi anni: perdita del potere d'acquisto dei redditi, allargamento delle disuguaglianze economiche, sociali e territoriali, aumento della povertà. Aumentano le citazioni di fragilità, sempre più un fenomeno multidimensionale che spesso attraversa diversi ambizioni di precarietà: economica, educativa, lavorativa, abitativa, sociale ed energetica, oggi fortemente al centro del dibattito.

Precarietà abitativa

L'individualità si estende a fasce crescenti di popolazione, investendo anche una parte del ceto medio, che tradizionalmente non è coinvolto da un certo tipo di problematiche ma che oggi è impoverito. Fra le molte possibili lenti di osservazione, la Cgil ha focalizzato l'attenzione sulla precarietà abitativa, diretta conseguenza delle trasformazioni sociali ed economiche degli ultimi decenni, delle fasi di sviluppo che hanno caratterizzato i centri urbani, del progressivo arretramento dello spazio pubblico nel governare tali fasi. Lo ha fatto con un'assemblea nazionale sulla casa che si è tenuta il 3 aprile, attraverso un confronto tra sindacati, organizzazioni, associazioni, università e mondo della ricerca, Comuni, Regioni.

Tutela dei redditi

Questo perché oggi, seppure con caratteri diversi rispetto al passato e alcuni elementi di discontinuità, la crescente domanda di abitazioni a canoni sostenibili, l'assenza di risorse per l'edilizia residenziale pubblica, l'azzeramento dei fondi per il sostegno al reddito delle fasce più deboli, il conseguente acuirsi del disagio abitativo, danno una nuova centralità al tema della casa e dell'abitare. L'accesso all'alloggio è tornato a rappresentare un tema di diritto e la sostenibilità del mercato abitativo è un terreno obbligato d'intervento per la tutela dei redditi.

Non è un tema nuovo per la nostra organizzazione, inserito all'interno di un percorso di lavoro sulla sostenibilità e qualità urbana. Perché siamo da tempo consapevoli della necessità di trovare soluzioni da calibrare con le trasformazioni in atto nelle città, integrandole a politiche urbane più complessive, unico modo per trovare risposte concrete.

La casa al centro

Le politiche abitative, da decenni ai margini dell'azione di governo, devono necessariamente tornare al centro dell'agenda nazionale, non implicitamente trattata nei programmi che si susseguono ormai da tempo: da ultimo il Pinqua, il Programma innovativo per la qualità dell'abitare avviato con la legge di bilancio 160/2019 e poi inserito nel Pnrr, indica espressamente tra le finalità quella di incidere sull'abitare, ma agisce con misure non dirette e senza partire da un reale quadro di esigenze.

Oggi bisogna pensare alla casa come infrastruttura indispensabile a un nuovo modello di abitare sociale dove il pubblico recuperi il proprio ruolo di governo nei processi. Occorre potenziare e progettare soluzioni in grado di intercettare, oltre alla domanda pregressa, le necessità di categorie sociodemografiche in crescita (nuclei monofamiliari, giovani coppie, popolazione anziana, lavoratori mobili, giovani, studenti universitari, persone che devono soddisfare un bisogno abitativo temporaneo), da inserire in più ampi processi di rigenerazione urbana attraverso trasformazioni e riqualificazioni, nell'ottica sia della transizione ecologica e dei nuovi indirizzi che l'Europa sta fornendo, che della messa in sicurezza del patrimonio.

Tra pubblico e privato

E questo deve avvenire sia incrementando il patrimonio di edilizia pubblica, che colmando il vuoto, anche normativo, come già avvenuto in molti Paesi europei, che sta nella “terra di mezzo” tra Stato e mercato, attraverso forme di partenariato pubblico-privato: in questa direzione un ampio spazio è rappresentata dalle possibili sinergie col mondo della cooperazione, che può favorire l'incontro tra gli interessi del settore privato e del pubblico, contribuendo a migliorare le condizioni di fattibilità delle iniziative orientate alla domanda debole.

Il social housing, nato per rispondere alla domanda abitativa della cosiddetta "fascia grigia", finora non è riuscito a intercettare concretamente questo target, a causa della sporadicità degli interventi e del livello dei canoni che hanno caratterizzato i progetti.

FOTO DI © DAIANO CRISTINI/AG.SINTES

Come affrontare l'emergenza

Si pone la necessità di interventi che affrontino l'emergenza, e come Cgil insieme al Sunia abbiamo presentato una serie di proposte. È innanzitutto improcrastinabile che vengano ripristinati i fondi per il sostegno all'affitto e alla morosità incolpevole, azzerati per il 2023, strumenti fondamentali per supportare i redditi delle famiglie in difficoltà economica e prevenire ulteriori misure di sfratto.

Bisogna tuttavia traguardare le iniziative in questo settore anche nel lungo periodo, incrementando innanzitutto, anche attraverso la riqualificazione di quello esistente, il patrimonio di edilizia pubblica e sociale, colmando vuoti normativi e attraverso una nuova programmazione e fondi pluriennali dedicati.

Fisco e agevolazioni

Una diversa fiscalità immobiliare, se orientata, può inoltre diventare uno strumento di politica abitativa attraverso premialità a favore dei canoni concordati, anche attraverso la rinegoziazione, e inasprimenti per gli alloggi sfitti.

Le agevolazioni fiscali indirizzate alla riqualificazione, l'efficientamento e la messa in sicurezza degli immobili devono essere riviste, favorendo le fasce economicamente più deboli della popolazione in interventi prioritariamente indirizzati alle aree più degradate dei centri urbani e agli immobili di edilizia pubblica, per i quali il cosiddetto Superbonus dovrebbe rappresentare una misura strutturale.

Un'attenzione particolare va data a un fenomeno degli affitti brevi che oggi investe fortemente sulle città, non solo a vocazione turistica: favorito dalle piattaforme digitali, in molte realtà sta deformando il mercato con impatti su quello delle locazioni a lungo termine. È necessaria una regolamentazione del settore, collegandolo con i temi più generali di politica abitativa e di salvaguardia del tessuto urbano.

Laura Mariani è responsabile dell'Ufficio Politiche abitative e dello sviluppo urbano della Cgil