Ci risiamo. Stavolta non si tratta di un provvedimento disciplinare, come nei confronti di Christian Raimo, che è un insegnante oltre che scrittore, e dunque viene colpito nella professione inerente il dicastero di Giuseppe Valditara. Qui si colpisce il giornalista-autore Giulio Cavalli e Nicola Lagioia, già Premio Strega, le cui colpe secondo il ministro sarebbero racchiuse nell’insulto a sfondo politico, come lo stesso Valditara afferma sul suo profilo social, utilizzando la piattaforma dell’amico Elon Musk. Cercando di capire i fatti, per il caso Lagioia partono sempre da un post, quello scritto dal ministro nel marzo scorso, che testualmente recita così:

“Se sei d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani, se studieranno in modo potenziato l’italiano laddove già lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana e se non vivranno in comunità separate. E’ in questa direzione che noi intendiamo muoverci”.

Analisi del testo. Al di là della presunta e postuma correttezza grammaticale (il ministro, dopo l’intervento televisivo di Lagioia, ha dichiarato di aver fatto controllare la sua nota da un paio di linguisti), già dal primo rigo si dovrebbe riflettere sull’utilizzo del verbo “assimilare” quando rivolto a essere umani, guarda caso definiti “stranieri”. Un sinonimo sarebbe stato certo più appropriato, anche perché sono le cose, le sostanze, nel suo significato primario, a essere assimilate, non le persone; il verbo scelto in questa forma lascia trapelare una vena di “accorpamento” piuttosto inquietante, di certo divisiva (“voi” dovete essere assimilati a “noi”), in particolare se riferito a un contesto scolastico.

Proseguendo nell’analisi logica, di un pensiero che nel suo complesso di logico ha ben poco, è il reiterato utilizzo del “se” a lasciare molto perplessi, che ci fa restare in attesa di un congiuntivo che arriva troppo tardi, sostituito da indicativi presenti e futuri semplici, mentre del condizionale conseguente alcuna traccia. Fossimo di fronte a un elaborato scritto d’italiano, lo studente sarebbe costretto dal professore a ripassare per bene la costruzione del periodo ipotetico, con l’obiettivo di migliorare al più presto la sintassi della propria scrittura.

Un po’ quello che Nicola Lagioia ha commentato nel suo intervento durante una trasmissione televisiva dello scorso 30 marzo, aggiungendo ironicamente che, leggendo il post di Valditara, in un eventuale test di verifica linguistica farebbe più fatica a superarlo il ministro dei cosiddetti studenti stranieri chiamati in causa, dato che la maggior parte di loro è nata e cresciuta in Italia, parlando e scrivendo già un discreto italiano. Apriti cielo.

Offeso nell’intimo, al ministro non è rimasta altra arma che quella della querela, forte della sua posizione, confortato dai suoi sodali, certo della protezione garantita dal quel governo che lo ha insediato in un ruolo per il quale, giorno dopo giorno, denuncia dopo denuncia, appare sempre più inadeguato.

Non si capisce come mai il titolare del dicastero dell’Istruzione non si occupi d’istruzione, dal caos concorsi alle strutture fatiscenti, invece di provare a tappare la bocca a chiunque non la pensi come lui, infischiandosene proprio di quella Costituzione italiana di cui tanto parla e scrive, mostrando però di conoscerla poco, o almeno di non volerla applicare in alcuni dei suoi principi fondamentali.

Nel caso specifico, oltre l’Articolo 3, consigliamo umilmente di rileggere per bene anche l’Articolo 21. Con la speranza di non essere querelati.