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Della passione del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara per la forma epistolare abbiamo già detto. Ma non tutte le lettere piacciono al ministro. Quella vestita da circolare scolastica della preside del liceo scientifico Da Vinci di Firenze, come noto non è stata affatto gradita. Lo stesso ministro, commentandola, si è espresso così: “Di queste lettere ridicole non so che farmene, sono propaganda”.
Se è propaganda politica quanto scritto dalla signora Annalisa Savino, andate a rileggere la lettera resa pubblica da Valditara in occasione dell’anniversario della caduta del Muro di Berlino, a poche settimane dal suo insediamento: tra le righe traspare il desiderio di mettere subito le cose in chiaro, ribadendo poi il concetto con altre iniziative mirate, tra cui la recente visita (25 febbraio) al Museo delle Foibe di Basovizza, organizzata in fretta e furia (la comunicazione ufficiale sul sito del dicastero data 23 febbraio), a ridosso dell’aggressione di Azione Studentesca davanti l’istituto fiorentino (18 febbraio). Iniziativa lodevole, naturalmente; confidiamo in altrettanta solerzia per prossimi appuntamenti istituzionali, a cominciare dal 25 aprile. Si accettano scommesse.
L’impressione è che dalle parole della preside molti si siano sentiti chiamati in causa, e questo sia il motivo di tanto risentimento, al punto da portare il ministro all’avvertimento vagamente minaccioso, forte del suo ruolo: “Se questo atteggiamento dovesse persistere, valuterò se sarà necessario prendere misure”. Poco dopo la rettifica, che però non rettifica nulla. Le minacce, prevedibili quanto ingiustificabili, sono arrivate anche a lui, e allora qui dovrebbe scattare la solidarietà unanime: “Ho lanciato la sfida di un nuovo patto repubblicano che presupponga dialogo, e non una contrapposizione. Mi aspetto dall'opposizione solidarietà nei confronti di queste deliranti minacce. Ad oggi non mi è arrivata”. Così come non è arrivata, da parte di Valditara, la solidarietà agli studenti picchiati con la pratica della “cinghiamattanza”. Evidentemente, nella sua classificazione di “merito”, la circostanza non rispetta i requisiti richiesti.
Il messaggio veicolato è stato quello di una scazzottata tra giovani, di una provocazione reciproca, una discussione scappata di mano tra gruppi contrapposti, al limite una goliardata di ragazzotti irrequieti, un po’ cresciuti per frequentare un liceo, se aspiranti camerati pazienza. Può capitare. D’altronde siamo abituati, le curve degli stadi trasudano di simbologie nostalgiche, di giubbotti neri, di faccette nere, di giovinezze sempre più perdute, di gioventù sempre più bruciate, una in più una in meno cosa vuoi che sia. Questa è la realtà, fatevene una ragione, perché ora, finalmente, tocca di nuovo a noi. Ecco, a grandi linee questo è il sottotesto di un copione che il ministro non soltanto sembra apprezzare ma a suo modo incoraggia, parlando quando dovrebbe tacere, tacendo quando dovrebbe parlare.
Sono andato a rileggere la circolare della Preside del liceo Da Vinci, e credo che il passaggio indigesto, senza dichiararlo apertamente, su tutti sia questo: “Odio gli indifferenti - diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee”.
Se ne deduce che una dirigente scolastica non può permettersi, con questo ministro, di citare Antonio Gramsci, neanche nominarlo. Ancor più non può restare impunito l’utilizzo dei termini “impauriti” e “conigli” se riferiti ai fascisti, perché i fascisti non lo possono tollerare: né quelli di ieri, né quelli di oggi.