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Il nostro viaggio nell’editoria indipendente prosegue proprio nel giorno della presentazione da parte dell’AIE, l’Associazione Italiana Editori, dei dati 2020 riguardanti l’editoria di varia (romanzi e saggistica), in crescita del 2,4 %, in particolare grazie al traino del digitale (la vendita del libro cartaceo aumenta dello 0,3%). Di questo e altro abbiamo parlato con Marco Cassini, dal 1993 nel mondo dell’editoria, tra i fondatori di minimum fax, della Libreria Trastevere a Roma e del Festival della lettura di Ivrea “La grande invasione”. Dal 2011 con le Edizioni SUR esplora il mondo culturale e letterario dell’America Latina, volgendo lo sguardo anche alla letteratura angloamericana.
Marco Cassini, iniziamo presentando la casa editrice, partendo dal nome.
Sur vuol dire sud in spagnolo, e indica anche la zona del Cono Sur, la parte più meridionale dell’America Latina. Inoltre è il nome di una famosa rivista letteraria fondata a Buenos Aires nel 1931, sulla quale scrivevano molti di quelli che a ottant’anni di distanza sono ora gli autori del nostro catalogo. Quando una decina di anni fa stavo progettando SUR, l’editoria italiana sembrava essersi “dimenticata” della letteratura latinoamericana. Con l’eccezione dei grandissimi nomi, molti altri autori che pure erano stati tradotti nei decenni precedenti non si trovavano più in libreria. Così si è aperta per noi la possibilità di dare nuova vita editoriale, e quindi un nuovo pubblico di lettori, a scrittori importantissimi come Julio Cortázar, Juan Carlos Onetti, Manuel Puig, Ricardo Piglia. E per quanto possa sembrare strano, nessuno mai fino ad allora aveva pensato di dedicare un’intera casa editrice a quell’area geografica. Approfondendo la nostra ricerca siamo arrivati alle generazioni di autori recenti di grande valore (che ci auguriamo diventino i classici del futuro) come l’argentina Samanta Schweblin, la messicana Laia Jufresa, la cilena Alia Trabucco Zerán.
Poi nel 2015 Sur ha allargato i suoi orizzonti...
Sì. Quando abbiamo inaugurato la collana di letteratura anglo-americana, l’occasione era troppo ghiotta per lasciarsi sfuggire il nome “Big Sur”, dove ovviamente non si fanno questioni di meriti o grandezze, ma il riferimento è alla località della California dove molti scrittori statunitensi hanno lasciato il segno: Lawrence Ferlinghetti, Henry Miller e Jack Kerouac, che a Big Sur ha ambientato il suo omonimo romanzo. Il Sud del nostro nome è ovviamente un confine geografico, ma anche il riferimento a ogni sud che si accomuna politicamente, filosoficamente se vogliamo, agli altri meridioni del mondo (incluso quello italiano da cui provengo). Il Sud degli Stati Uniti per esempio è al centro di narrazioni da noi pubblicate in libri come Il colore viola di Alice Walker o La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead.
Nata nel 2011, Sur compie i suoi primi dieci anni. Come è cambiato il lavoro nel tempo, e che tempi sono quelli di oggi?
È stato un decennio di grossi cambiamenti nel mercato italiano, iniziato con l’ingresso di un soggetto molto ingombrante come Amazon. Poi abbiamo vissuto la rivoluzione dell’e-book, scoperto l’audiolibro, ma soprattutto sono stati gli anni di una grande rinascita del ruolo del libraio, un mestiere che specularmente a quello dell’editore è fatto di passione e professionalità in parti uguali. La passione è sempre una spinta necessaria, ma in un anno difficile come l’ultimo non sarebbe stata sufficiente ai tanti editori e librai italiani se non avesse messo in moto meccanismi economici, organizzativi e di comunicazione, grazie ai quali il mercato è riuscito a tenere.
Se c’è una certezza riguardo un futuro dopo la pandemia, è che il lavoro non sarà più quello di prima. Come affronta queste trasformazioni un editore indipendente?
La nostra è una professione nella quale l’utilizzo dello smart working era ampiamente diffuso già prima della pandemia, ma ora è quasi la regola. La nostra azienda, come altre in altri settori, ha inoltre potuto avvantaggiarsi di strumenti e ristori previsti dai vari Dpcm. Per entrare nel merito dell’editoria, il fatto che molti si siano rivolti al libro in questo periodo rende particolarmente efficace il lavoro di quegli editori come Sur e molti altri che non puntano al libro del momento o a temi effimeri, ma hanno l’ambizione di creare un catalogo duraturo nel tempo. Diversamente da altre forme di fruizione culturale come cinema e teatro, che purtroppo hanno subito fortemente le conseguenze del Covid, il libro ha avuto anche il simbolico riconoscimento di “bene necessario”. Unendo a questa centralità del libro le molte e originali iniziative promozionali, editori e librai hanno dimostrato di sapersi reinventare un mestiere.
A proposito di mestiere, proprio domani inizia un corso curato dalla Scuola del Libro di Roma, intitolato “Lavorare con i libri”...
È un corso che insieme a Pietro Biancardi, l’editore di Iperborea, portiamo in giro per l’Italia da una decina d’anni, e che questa volta faremo necessariamente online. È per molti un primo incontro con il nostro lavoro, che durante il corso raccontiamo con tanti aneddoti ed esempi presi dall’attività quotidiana: a mio avviso nulla è più efficace della pratica o del racconto – di un successo come di un errore – per trasmettere un’esperienza. Nel mio approccio personale al lavoro l’idea della trasmissione del sapere è sempre stata presente: organizzavo corsi di scrittura già nel 1992, prima ancora di diventare editore, e questa lunga storia di insegnamento è confluita nella Scuola del libro, che oggi propone numerosi corsi online per chi voglia iniziare (o specializzarsi) nel lavoro sui libri: dalla scrittura alla traduzione, dal giornalismo culturale all’editoria.