Sorelle d'Italia: il lusso di resistere è l'installazione multimediale dedicata alla lotta per salvare una delle storiche aziende manifatturiere italiane, La Perla. L’opera è stata realizzata dalle fotografe Matilde Piazzi e Nadia Del Frate, che hanno lavorato per l'e-commerce dell'azienda bolognese. Le protagoniste sono 19 addette che si raccontano in sedici scatti e in un video corale, a rappresentare la forza femminile che si è ribellata contro la speculazione finanziaria e la crisi dell'ex impero della lingerie fondato da Ada Masotti.
L’immagine manifesto della mostra, Ritratto di Pierangela, detta Piera, è stata selezionata tra le venti fotografie vincitrici del premio internazionale Female in Focus, promosso dal British Journal of Photography in collaborazione con Nikon. Sarà esposta in due prestigiose mostre collettive: dal 10 aprile al 22 maggio presso la 1014 Gallery di Londra, e dal 26 giugno al 27 luglio alla Glasgow Gallery of Photography.
Matilde Piazzi, in che modo la vostra storia personale si è intrecciata a quella delle lavoratrici La Perla?
Nadia Del Frate ed io abbiamo lavorato per anni nell’e-commerce della Perla, fino a quando è stata chiusa e ci siamo ritrovate anche noi senza lavoro. Si tratta di una vicenda che ci ha coinvolte e ci ha toccate molto. Abbiamo seguito con grande interesse e vicinanza tutta la protesta delle lavoratrici sin dall’inizio, fino a quando ci siamo dette che era venuto il momento anche per noi di fare qualcosa. Così è iniziato un percorso di avvicinamento e di conoscenza più approfondita, e siamo state subito accolte a braccia aperte. Durante la conferenza stampa di inaugurazione dell’installazione, la vice-sindaca di Bologna ha detto di essere stata colpita dallo sguardo di queste donne. Uno sguardo fiero, non abbattuto, che è stato una costante durante tutto il lavoro fatto, simbolo di una partecipazione sin dall’inizio entusiastica e vivace.
Dai loro occhi e dalle loro parole emerge la difesa non solo del posto di lavoro, ma di un sistema di valori. Queste donne dicono: io amo il mio lavoro
Sì, è vero, il loro è un lavoro operaio, ma è anche creativo. Stiamo parlando di fuoriclasse altamente specializzate e questo è un elemento tipico del manifatturiero in generale, oltre che della Perla nel particolare. Attraverso questa battaglia per la difesa del lavoro, queste donne hanno riscoperto una identità politica forte, l’hanno esplorata come elemento fondamentale nelle loro vite, mentre prima non era così. Hanno fatto un cammino di consapevolezza politica e realizzazione personale molto forte. E questo si è tradotto, per quanto riguarda la nostra opera artistica, in un protagonismo nella narrazione, che rifiuta l’autorappresentazione di sé in chiave vittimistica.
Quando si crea, c’è poi anche il proprio sguardo sull’altro, sull’oggetto della creazione. Come ha influito il vostro in questo caso?
Abbiamo cercato di mantenere uno sguardo empatico, ma mai pietistico, che raccontasse le singolarità e al tempo stesso la collettività. E senza dimenticare anche una dimensione simbolica della rappresentazione.
Ieri era l’8 marzo. Le fotografe guadagnano il 30% in meno dei colleghi uomini, subiscono discriminazioni nel 55% dei casi e rappresentano solo il 34% dei vincitori di premi fotografici
Siamo, purtroppo, ancora bel lontane dall’avere gli stessi diritti, soprattutto in ambito lavorativo. Per l'8 marzo abbiamo distribuito gratuitamente il manifesto della mostra a Bologna, insieme a un banchetto delle lavoratrici della Perla. Un’iniziativa che aveva l’obiettivo di far conoscere il più possibile la storia delle operaie, farle parlare con la gente.
Torniamo all’installazione. Come mai vi siete inspirate all’affresco L’Aurora di Guido Reni?
Dovevamo scegliere tra il racconto di una storia e la realizzazione di un manifesto emblematico. Alla fine, dopo diverse riflessioni, ci siamo dette che avremmo voluto una trasposizione artistica della loro lotta. All’affresco di Reni ci ha fatto pensare il logo dell’associazione UnicheUnite, fondata dalle stesse operaie. Abbiamo cominciato a cercare un’immagine che ci restituisse il senso dell’unità e della marcia e abbiamo riscoperto quest’opera di Guido Reni che è una delle più famose, se parliamo di arte moderna: è una marcia femminile. Le donne portano all’umanità intera la luce, e ci è piaciuta molto come metafora della lotta delle operaie della Perla. Una lotta che ha in sé anche un valore universale.
E poi l’Aurora è sempre un nuovo inizio, simbolo di donne che non si arrendono mai. Se per le immagini è stato questo il percorso, come avete lavorato invece alla costruzione del testo?
Video e shooting sono stati realizzati in contemporanea. La nostra scelta è stata quella di intervenire il meno possibile, chiedendo semplicemente a ciascuna di loro di esprimere in una frase le ragioni della loro lotta. Alcune hanno espresso concetti simili, e siamo intervenute per fare una sintesi. Ma questo è stato l’unico intervento sul testo, per il resto è una cosa assolutamente loro, non c'è stato bisogno di nessun aggiustamento.