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Chi ama i libri conosce bene il percorso professionale di Marino Sinibaldi, a partire da quella splendida invenzione che fu e continua ad essere Fahrenheit, il programma radiofonico da lui ideato nell’ormai lontano 1999 e curato insieme a Susanna Tartaro, spina dorsale del palinsesto di Rai Radio3 negli anni in cui ne è stato direttore (2009-2021), ancora oggi tra le poche trasmissioni che continuano a mantenere una propria autonomia e specificità, dopo che la mannaia di questo governo, alla ricerca di ottuse rivincite in tema di egemonia culturale, è passata forte e chiara anche nel panorama della radiofonia nazionale.
Divenuto presidente del Cepell, il Centro per il Libro e la Lettura, a ridosso del rinnovo triennale del contratto Sinibaldi è stato informato di essere stato sostituito attraverso una semplice telefonata. Un ruolo, è bene ricordarlo, che non prevede un compenso economico, ma la gestione di circa quattro milioni di euro di finanziamenti per promuovere varie attività, che in questi quasi tre anni hanno sostenuto in particolare festival culturali e associazioni vicine al mondo della lettura e del libro, in un periodo in cui il lungo e complicato tempo della pandemia rendeva ancor più importanti iniziative di questo genere.
A prendere il suo posto Adriano Monti Buzzetti Colella, i cui molteplici cognomi già richiamano le dichiarate propensioni monarchiche, e che nel suo curriculum può vantare l’organizzazione della recentissima mostra su J. R. R. Tolkien, tanto cara alla presidenza del Consiglio, e l’alacre lavoro alla redazione culturale del Tg2, quando direttore figurava l’attuale ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, al momento distintosi soprattutto per non aver letto i libri che doveva votare all’ultima cinquina del Premio Strega. Per il resto, poco altro.
Tenendo conto dell’indiscutibile biografia culturale di Marino Sinibaldi, arricchita in questi ultimi mesi dall’esperienza di Timbuctu, l’ottima realizzazione in podcast per Il Post, ancora una volta nello spazio di breve tempo assistiamo all’ennesima occupazione di poltrone ambite da una cerchia ristretta di persone con il vento in poppa, che appena ne vedono l’occasione cercano di appropriarsi di un incarico in più, non tanto in nome di un collaudato spoil system dai contorni molto italici, quanto per vendicarsi col ghigno stampato non si comprende bene di chi o di cosa dato che, se è l’egemonia culturale la posta in palio, la battaglia è persa in partenza in virtù di una storia evidentemente diversa per forma e contenuti, per impegno e partecipazione. Per qualità e quantità. E la famelica occupazione di spazi e luoghi di cultura non aiuterà a colmare questo divario, anzi forse potrebbe renderlo ancor più evidente.
Per l’attenzione da sempre dedicata anche al mondo del lavoro, in particolare vogliamo ringraziare l’impegno di Marino Sinibaldi in qualità di presidente della giuria del Premio Marco Rossi, dedicato al giornalismo radiofonico d’inchiesta sul mondo del lavoro, nelle sue ultime edizioni aperto non solo ai servizi radiofonici già editi, ma anche ai podcast e alle voci autoprodotte narranti la piaga mutevole del precariato, specie tra i più giovani; le tutele dei diritti sui luoghi di lavoro, sempre più a rischio; le condizioni delle donne, occupate e no. Anche per questo la nostra solidarietà non è d’obbligo, ma il minimo sindacale.