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"I fascisti non sono graditi al Teatro alla Scala”. Con queste parole Cgil e Anpi annunciano che non parteciperanno alla Prima del Don Carlo, che ogni anno il 7 dicembre inaugura la stagione dell’opera milanese. Consuetudine vuole che l’ospite d’onore sia il Presidente della Repubblica, ma questa volta Sergio Mattarella ha annunciato che non potrà essere presente. In sua vece dovrebbero sedere nel palco Reale il presidente del Senato Ignazio La Russa e il vice premier Matteo Salvini. Appresa la notizia, Cgil e Anpi hanno fatto sapere senza mezzi termini che non parteciperanno ad alcun cerimoniale di saluto istituzionale rivolto “a chi non ha mai condannato il fascismo, le sue guerre coloniali, l'alleanza e la sudditanza al nazismo che ha generato leggi razziali e tanto lutto e miseria al popolo italiano”.
Il Teatro alla Scala rappresenta un "luogo democratico e civile – dichiarano in una nota le Rsa e Rls di Slc Cgil e Anpi Scala - il nostro sindacato e la sezione Anpi del teatro non possono omaggiare chi ancora non combatte queste politiche".
Il Don Carlo di Giuseppe Verdi, per la regia di Lluìs Pasqual, diretto da Riccardo Chailly, resterà in scena fino al 2 gennaio, e va ad arricchire la lunga lista di opere che hanno debuttato alla Scala in mezzo alle polemiche. La prima della stagione, nel giorno di Sant’Ambrogio, è spesso diventata occasione di scontro tra due mondi contrapposti. Da un lato la bella società milanese (e non solo), dall’altro il mondo del lavoro e dell’impegno sociale, che ripetutamente ha scelto l’occasione mondana per eccellenza per protestare contro politiche inique o diritti dei lavoratori negati.
Anche questa volta c’era il forte rischio che la prima saltasse, in seguito agli scioperi proclamati dai sindacati e che sono, invece, serviti a sbloccare lo stallo del contratto delle fondazioni lirico-sinfoniche e a procedere verso lo storico ventennale rinnovo. Di nuovo, come da tradizione, il 7 dicembre resterà nella storia. Questa volta per la ferma condanna di Cgil e Anpi contro chi non ha mai apertamente condannato il fascismo, prendendo definitivamente le distanze da quella tradizione.