Gennaro, Gennaro, Gennaro. Proprio chi porta il nome del santo patrono che fa miracoli dovrebbe conoscere a menadito la storia della città in cui è nato. Invece il ministro della cultura, napoletano doc, se l’è presa con il suo social media manager: lo zero se lo è perso lui, non certo io.

GAFFE E COLPI DI CALORE

Sangiuliano ci regala un nuovo strafalcione di mezza estate, con il post che celebra "i due secoli e mezzo di Napoli”, al posto dei suoi 2.500 anni. Immediatamente, però, la gaffe social su Neapolis 2500  (il comitato istituito dal Mic per celebrare il compleanno della città) viene “corretta” da Sangiuliano con un post lapidario su X: “L’errore sul profilo Instagram evidentemente è del mio social media manager. Per questo ho accettato le sue dimissioni”.

TUTTI GLI ERRORI DI GENNY

Ci scuserà il ministro se l’evidenza dei fatti non è proprio lapalissiana, data la sequela di strafalcioni usciti direttamente dalla sua bocca: l’ammissione durante lo Strega 2023 di non aver letto i libri che aveva votato; Times Square a Londra; Cristoforo Colombo che studia le teorie di Galileo Galilei (nato poco meno di un secolo più tardi rispetto alla scoperta delle Americhe).

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DIMISSIONI IN TRONCO

Ma pur volendo concedergli il beneficio del dubbio sulla paternità della gaffe, ci si interroga su quella che gli inglesi chiamerebbero una overreaction: accettare “in tronco” le dimissioni del proprio collaboratore e, soprattutto, affrettarsi a dichiararlo urbi et orbi sui social. Uno zero può costare la carriera a un professionista della comunicazione?

UN PROVVEDIMENTO STRUMENTALE

“Il ministro Sangiuliano ha dimostrato ancora una volta la sua inadeguatezza istituzionale – commenta Giulia Guida, segretaria nazionale Slc Cgil – e ha strumentalizzato su pubblica piazza le dimissioni del suo collaboratore”. La segretaria pone poi l’accento sulla gravità di un atto che mira a scaricare tutta la responsabilità sul lavoratore, spesso anello debole di una catena ben più articolata e complessa.

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IL SMM NON LAVORA DA SOLO

D’accordo anche Riccardo Pirrone, presidente dell’Associazione nazionale social media manager: “Il ssm è un professionista e ha responsabilità precise per quello che scrive. Ma non lavora da solo. La pubblicazione è solo l’azione finale, ma prima ci sono tanti altri professionisti, dal grafico che realizza la card a chi decide la linea editoriale. Io mi auguro che un ministero abbia diversi livelli di approvazione e dare la colpa solo al social media manager non è corretto”.

UNA TOPPA PEGGIORE DEL BUCO

Sindacato e associazione di categoria non negano le responsabilità del professionista, che ci sono e vanno riconosciute: leggere e rileggere, controllare le fonti, essere certi al cento per cento di ciò che si sta per pubblicare. Ciò che però lascia interdetti è la gravità del provvedimento preso – le dimissioni – e il suo annuncio mediatico, per coprire il buco con una toppa che è in realtà di gran lunga peggiore.

LAVORATORI FRAGILI

“Viene spontaneo chiedersi con che criteri Sangiuliano abbia scelto i suoi collaboratori”, commenta Guida: “Ma soprattutto, ci interroghiamo su come lavorasse questa persona, su quali fossero le condizioni specifiche in cui svolgeva la sua professione, per arrivare al punto di dover dare per forza, e con effetto immediato, le sue dimissioni”.

UN GIOCO DI POTERE

Il post del ministro Sangiuliano contiene in poche righe tutta la violenza verbale e fattuale di un brutto gioco di potere. Lo scaricabarile è certamente motivato dall’esigenza di liberarsi quanto prima dell’ennesima brutta figura. Ma nasconde qualcosa di più profondo e perverso: l’uso strumentale della comunicazione, come foglia di fico dietro cui nascondere i propri errori madornali.

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PROFESSIONISTI ALLA GOGNA

Istituzioni, enti e imprese si approfittano, in qualche modo, dei professionisti della comunicazione, che eleggono a guru quando navigano a vele spiegate, per poi lasciarli annegare al primo refuso. Parliamo di staff composti spesso da professionisti molto qualificati, ma non altrettanto gratificati sul piano contrattuale e retributivo. Lavoratori e lavoratrici che si muovono su campi minati senza alcun tipo di protezione. 

L’OVERREACTING DI SANGIULIANO

“Ci sono tante persone che lavorano accanto al social media manager – commenta Pirrone - quindi c'è una responsabilità condivisa. Non capisco l'esigenza di dover dire pubblicamente che una persona si è dimessa, di metterla alla pubblica gogna per il suo errore. Come presidente della Ansmm mi preoccupo, mi preme capire quale sia stato il processo di selezione del collega".

RESPONSABILITÀ CONDIVISE

Le persone sbagliano, insomma, possono sbagliare. “Noi lavoriamo con le aziende più importanti d’Italia, ma non licenzierei mai qualcuno per un refuso su un post. E soprattutto, mai lo comunicherei sui miei profili social. Tra l’altro, è anche una strategia di comunicazione del tutto errata”.

TUTTA COLPA DEL SOCIAL MEDIA MANAGER

Quale sia la strategia di comunicazione attuata dal ministero della Cultura non possiamo saperlo nel dettaglio. Ma la linea editoriale, almeno nel caso specifico, appare chiara: è colpa dello stagista. È colpa del social media manager. È colpa del gatto, tutta colpa del gatto.

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