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Si attendeva una finale combattuta per questa LXXVIII edizione del Premio Strega, ma lo è stata soltanto sino alla metà dello spoglio delle schede, quest’anno tornato in presa diretta e condotto dal Direttore della Fondazione Bellonci Stefano Petrocchi, in mancanza dell’ultima vincitrice Ada D’Adamo, scomparsa prima di poter veder premiato il suo libro “Come d’aria”.
IL VOTO
Dei 700 giurati aventi diritto (agli storici 400 Amici della Domenica si sono aggiunti nel tempo altre realtà e soggetti culturali) 644 hanno espresso il loro voto, e già prima di scorrere gli ultimi due pacchetti da 100 si è iniziato a capire come sarebbe andata a finire, senza troppe sorprese. Donatella Di Pietrantonio ha infatti confermato la prima posizione con cui guidava la sestina finalista con il suo romanzo L’età fragile (Einaudi), raccogliendo 189 voti totali. Al secondo posto si è piazzato Dario Voltolini e il suo Invernale (La Nave di Teseo), che con 143 preferenze ha di poco superato Chiara Valerio (138 voti), il cui Chi dice e chi tace, pubblicato dall’editore Sellerio, sembrava nei pronostici poter ambire alla vittoria conclusiva. A completare la classifica Raffaella Romagnolo (Aggiustare l’universo, Mondadori, 83 voti), Paolo Di Paolo (Romanzo senza umani, Feltrinelli, 66 voti), Tommaso Giartosio (Autobiogrammatica, minimum fax, 25 voti).
IL LIBRO
Come raccontato dalla scrittrice nel corso della consueta cerimonia che dal 1953 si svolge presso l’affascinante quanto torrida atmosfera del Ninfeo di Villa Giulia, L’età fragile è un libro che attraverso lo sguardo di Lucia, e gli occhi di sua figlia Amanda, torna su una storia accaduta trent’anni prima, l’ennesimo femminicidio di tre ragazze, stavolta in terra d’Abruzzo, paesaggio che fa da sfondo all’intera narrazione. Il ritmo delle pagine ci conduce dentro una riflessione che diviene non soltanto generazionale, e ribadisce come non siamo ancora riusciti a superare i limiti e le violenze di una società volta al maschile. E L’età fragile per Donatella Di Pietrantonio può e deve declinarsi anche al plurale, perché sono molte quelle che possono accompagnarci nelle varie fasi di un’esistenza, come molte esistenze si dedicano alle fragilità altrui, rischiando di perdere di vista le proprie.
L’AUTRICE
Nata in provincia di Teramo, la vincitrice aveva già sfiorato il successo nel 2021, classificandosi al secondo posto con Borgo Sud (sempre per Einaudi), nell’edizione che vide imporsi Due vite di Emanuele Trevi. Di professione dentista pediatrica, sin dall’esordio con Mia madre è un fiume (2011) ha sempre scelto l’Abruzzo per l’ambientazione dei suoi romanzi, luogo “forte e gentile”, recuperando la definizione di Primo Levi, citata anche nel corso della serata. Dopo la proclamazione della vittoria, visibilmente emozionata e accompagnata dall’immancabile bottiglione di liquore giallo, ha voluto dedicare il suo successo alle battaglie delle donne da lei sostenute già nel passato, per diritti che oggi sembrano, anzi vengono messi di nuovo in discussione.
PREMIO STREGA GIOVANI
Un successo per certi versi annunciato dall’esito che nel mese di giugno l’aveva vista aggiudicarsi anche la sezione Giovani del Premio Strega, giunta alla sua undicesima edizione e svoltasi nel Teatro di Tor Bella Monaca; un evento ricordato dal palco anche dal Presidente Giovanni Solimine, che ha sottolineato l’importanza di costruire questo appuntamento attorno alla promozione della lettura nei territori di periferia italiani, come accaduto quest’anno e accadrà il prossimo in quel di Caivano.
LA DIRETTA
E proprio il passaggio riguardante lo Strega Giovani è stato uno tra i momenti più delicati della diretta televisiva, in onda come di consueto per trasmettere la parte decisiva della serata. Pino Strabioli, il conduttore affiancato a Geppi Cucciari nell’ambiguo ruolo di tutor dopo l’indimenticabile duetto dello scorso anno con il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha infatti ribattezzato il Premio Strega Giovani “Premio Einaudi Giovani”, creando non pochi imbarazzi, dato che il libro vincitore è tra l’altro pubblicato dallo stesso editore. Un lapsus corretto prontamente e con giustificato fastidio da Stefano Petrocchi, prima che la stessa Cucciari si esibisse in una parossistica quanto surreale intervista al presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone (“una domanda a piacere, faccia lei, dica quello che vuole, non la interrogo, anche i confini dell’Umbria…”), presente per ammortizzare la rumorosa assenza del ministro, durante la quale ha comunicato le magnifiche sorti e progressive del suo operato.
Per Cucciari, anche stavolta autentica mattatrice della serata, poteva andar bene così. Il re è stato denudato ancora.