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Oggi, 13 gennaio, a Massa a Palazzo Ducale si sono aperte le porte del Salone degli Svizzeri per l’inaugurazione delle due mostre sulla Palestina volute dall’associazione Gaza Fuorifuoco-Palestina di Massa e dalla Cgil Toscana, che resteranno visibili fino a domenica 26 gennaio per poi, al termine dell’allestimento, spostarsi in altre città d’Italia e della Toscana. A darne notizia con un comunicato è il sindacato.
“Le mostre – ‘Qui resteremo’ e ‘Kufia’ – trattano del genocidio palestinese attraverso due strumenti diversi – si legge nella nota della Cgil Toscana –: l’uso della fotografia e quello del disegno. Partendo da un concetto cardine come la ricerca della messa a fuoco di un contesto coloniale che dura da quasi un secolo, in ‘Qui resteremo’ fotogiornalisti di Gaza e della Cisgiordania mettono a disposizione dell’umanità centinaia di scatti fotografici inediti, che documentano la devastazione del territorio palestinese da parte dei bombardamenti dell’esericito israeliano”.
“Con il progetto fotografico gaza_ fuorifuoco_palestina – spiegano dall’associazione – tentiamo una riflessione su potere e fragilità delle immagini negli scenari coloniali contemporanei, a partire dal genocidio in atto a Gaza e Cisgiordania. In assiduo contatto con fotografi e giornalisti palestinesi, abbiamo iniziato a raccogliere la moltitudine di immagini che vengono dai territori rasi al suolo dal paese-caserma chiamato Israele, fortilizio assistito dagli Usa e dall’Europa nella sua marcia predatoria verso terre altrui, in Palestina e oltre”.
“Chi scatta fotografie nei luoghi della devastazione – si legge sul sito della Cgil Toscana – è considerato un testimone scomodo, un occhio disobbediente alla cecità, quindi da eliminare: oltre centonovanta sono stati finora i fotografi e giornalisti cercati e uccisi in un anno (diciannove nei trent’anni precedenti), oltre 130 sono stati incarcerati, di alcuni non si conosce la destinazione. L’accusa è ‘violazione della libertà di parola e incitamento al terrorismo’. Da tredici mesi ‘alla stampa internazionale è vietato mettere piede a Gaza’, se non sotto lo stretto controllo dell’Idf, intanto gli intenzionali blackout e la sospensione degli accessi alla rete tacitano ancora di più gli osservatori”.
La mostra, secondo gli organizzatori, “intende stimolare delle riflessioni su quanto sta accadendo, mettendo in allarme lo stesso mondo dell’informazione, e allo stesso tempo rendendo omaggio al sacrificio dei tanti fotografi e fotogiornalisti che hanno perso la vita nell’anno appena concluso per testimoniare il genocidio in corso. Hanno contributo alla sua realizzazione con i loro scatti: Abdul Akim Khaled, Muhannad Abdulwahab, Mahmoud Elyan, Mahmoud Illean, Mohamad Al Baba, Musa Al-Shaer, Wala Hatem Sabry e molti altri”.
Nello stesso Salone, si potrà ammirare “Kufia, Matite italiane per la Palestina”, una raccolta di disegni e vignette realizzata nel 1988, durante la prima Intifada, dall’arabo “rivolta”. Al tempo, il Comitato Bir-Zeit, l’Alfabeto urbano e la Cuen di Napoli, con il sostegno de Il Manifesto, Smemoranda e altre organizzazioni, in solidarietà con la Palestina, diedero vita al portfolio Kufia, in omaggio al nome del copricapo simbolo della tradizione araba mediorientale. Fra gli artisti che presero parte alla mostra ci sono Magnus, Guido Crepax, Vauro, Josè Munoz, Lorenzo Mattotti, Filippo Scozzari, Milo Manara e Andrea Pazienza. La selezione degli autori e la raccolta dei disegni fu effettuata da Patrizio Esposito, anche curatore delle due mostre che verranno allestite a Palazzo Ducale, e Guido Piccoli, con la collaborazione di Giacomo Forte, Canio Lo Guercio, Guglielmo Di Zenzo, Vittorio Ercolano. I disegni originali negli anni ’80 furono esposti in 70 città italiane, oltre che a Gerusalemme, a Tel Aviv, finché, un anno dopo, il furgone che portava in giro gli originali venne fermato e derubato.
Rossano Rossi, Cgil Toscana: “Orgogliosi di sostenere questo progetto”
A Palazzo Ducale, si potranno quindi ammirare le opere d’arte che sono state “salvate” dall’oblio e che verranno riproposte al pubblico. “Questo progetto, che come Cgil Toscana siamo orgogliosi di sostenere – commenta Rossano Rossi, segretario generale Cgil Toscana – vuol essere anche un passo per la Pace, ma per ottenerla serve innanzitutto giustizia. Bisogna far conoscere la tragedia del popolo palestinese, che nonostante tutto resiste da lungo tempo, che lotta contro chi vuol cancellarlo trovando risorse per molti di noi impossibili anche da comprendere. Che preferisce morire piuttosto che abbandonare le proprie terre che gli sono state sottratte, tra fame, bombe, umiliazioni, mutilazioni, bambini che non possono andare a scuola, malati o feriti che non possono curarsi. Il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici – conclude il segretario della confederazione – è contro la violenza dei forti sui deboli e noi della Cgil sappiamo da che parte stare, e non ci vogliamo rassegnare”.
Entrambe le esposizioni, organizzate da Gaza Fuorifuoco Palestina e Cgil Toscana, sono patrocinate dalla Provincia di Massa Carrara e dal Comune di Carrara e hanno ricevuto l’adesione di Pcrf Italia, Cgil Massa Carrara, Accademia Apuana della Pace, Anpi Massa-Carrara, Anpi Teatro Regio di Torino, Anpi Teatro alla Scala Milano, Archivi della Resistenza, Associazione Alberto Benetti, Azione Cattolica, Freedom Flottilla, Legambiente, Proteo, Trentuno Settembre circolo Arci. All’evento inaugurale delle mostre questa mattina sono intervenuti Ali Rashid (già primo segretario della delegazione palestinese in Italia), Paolo Gozzani (Segretario Cgil Toscana), Gianni Lorenzetti (Presidente della Provincia di Massa Carrara), Serena Arrighi (sindaca di Carrara), Patrizio Esposito (fotografo), Fra Mario Vaccari (Vescovo della diocesi di Massa Carrara e Pontremoli), Moreno Trusendi (medico, Salam ragazzi dell’Ulivo), Nicola Del Vecchio (segretario provinciale Cgil Massa Carrara).
Ad arricchire l’allestimento delle mostre è in programma un elenco di dibattiti e presentazioni di libri sui temi della ricerca della pace, demilitarizzazione dei territori e la fine del genocidio, per arrivare al riconoscimento dello Stato di Palestina.