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“Ma quale disturbo, papà? Angelo sarà felicissimo. Se deciderai di snocciolargli i tuoi ricordi di sindacalista, ti ascolterà a bocca aperta, ne sono sicura”. È una storia semplice e giusta quella raccontata da Angelo Petrosino - e illustrata da Alberto Ruggieri - in Nonno, cos’è il sindacato? Racconto di lotte e di conquiste appena pubblicata da Edizioni Conoscenza, la casa editrice della Flc Cgil (160 pagine, 15 euro) e compresa nella meritoria collana “I libri del Pepeverde” diretta da Ermanno Detti e Martina Polimeni.
Il volume - dedicato a Don Luigi Ciotti – sarà presentato il 18 novembre da Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil, e da Angelo Petrosino presso l’Archivio del lavoro, Sala Granelli, in via Breda 56 (Sesto San Giovanni), nell’ambito delle celebrazioni per il 105° anniversario della fondazione della Camera del lavoro di Sesto San Giovanni. Alla presentazione si potrà assistere anche . d a remoto
Ma torniamo al libro. C’è un nonno, Francesco che a 80 anni ha appena perso la moglie e, dopo una qualche resistenza, a un’età che rende difficile seppure ancora desiderabile vivere da soli, decide di accettare l’invito della figlia Anna a trasferirsi da lei e dalla sua famiglia: Angelo, 8 anni e il marito Marco, insegnante di scuola elementare.
Un vecchio sindacalista, una pediatra e un insegnante: una triade di “mestieri” che già dice tutto su questa famiglia, tre mestieri difficili da separare da un orizzonte di valori, speranze e senso del bene comune.
È in questo contesto che il nonno inizia un vero e proprio viaggio pedagogico con il nipote, a partire da una domanda che oggi a tanti sembra inattuale ma che in realtà riguarda da vicino ciò che siamo, quello che siamo stati e ciò che la nostra società è diventata grazie all’impegno di tanti: “Cos’è il sindacato”?
La prima domanda che Angelo pone al nonno è quella fondativa: “Ti è piaciuto farlo”? (il sindacalista, ovviamente). Ecco la risposta: “Sì, perché mi sono sentito utile agli altri. Ho conosciuto tante storie e tante vite. Io ho cambiato un po’ quelle degli altri, ma gli altri hanno cambiato un po’ la mia. Te ne parlerò, se vorrai”.
Certo che vorrà, naturalmente, perché Angelo è un bambino curioso: tante cose non le sa ma altrettante vorrebbe saperne. E così, in stretto intreccio con la vita quotidiana (per esempio uno sciopero contro i tagli alla sanità a cui Anna partecipata con spirito combattivo ma solidale: deciderà comunque di prestare la sua opera per un bambino giunto in condizioni preoccupanti al Pronto Soccorso) si dipana il racconto di Francesco, il racconto di cosa è stata la sua vita da sindacalista e cosa ha fatto e fa ancora il sindacato.
Scorrono dunque temi fondamentali dei diritti del lavoro e non solo: il diritto allo studio, la salute e la sicurezza, le 150 ore, le libertà individuali e collettive, l’inclusione (“il sindacato deve farsi promotore di cambiamento e di progresso. Non basta difendere gli interessi di chi è garantito. Bisogna soprattutto promuovere i diritti di chi non li ha”, spiega il nonno), la scuola, il diritto allo sciopero, lo Statuto dei lavoratori, il Primo Maggio, il caporalato e così via.
Insieme, ovviamente, ai grandi personaggi che per tutto ciò hanno lottato: Gobetti, Matteotti, Gramsci, Calamandrei e ovviamente Giuseppe Di Vittorio di cui si ricordano le ultime parole: “La nostra causa è veramente giusta, serve gli interessi di tutti, gli interessi della dell’intera società, dei nostri figliuoli. Quando la causa è così alta, merita di essere servita, anche a costo di enormi sacrifici”.
Quello che colpisce nel racconto di Petrosino e nelle illustrazioni nitide di Ruggieri è l’idea di una pedagogia costante, capillarmente diffusa nella vita di una famiglia come ce ne sono tante. L’idea che ogni momento della propria vita è una scuola, uno spazio e un tempo in cui si può imparare ad avere un rapporto con ciò che ci circonda che non sia volto esclusivamente all’interesse personale che poi, se si guarda bene, tanto più è garantito quando non lo si separa di netto da quello collettivo.
Di questa storia, nel dialogo tra nonno e nipote - ai due estremi della vita - nelle incursioni dei genitori di Angelo con i problemi che sul lavoro affrontano quotidianamente è parte spesso esplicita e qualche volta implicita il sindacato. Quel sindacato che, in tanti se lo dimenticano nei loro attacchi spesso proditori, è niente altro - ma non è poco - che un insieme di persone che si associano perché accomunati da un universo di valori e di obiettivi.
E soprattutto, come dice ancora una volta ad Angelo nonno Francesco, il sindacato un luogo di educazione: “La mia vera scuola è stata quella del sindacato. Una scuola nella quale non ho solo appreso leggi e norme. È stata una scuola soprattutto di vita. Ho incontrato persone in carne e ossa, ho conosciuto le loro storie, i loro bisogni, le loro preoccupazioni. Le ho accompagnate e sostenute nelle loro delusioni, mi sono rallegrato con loro quando hanno visto riconosciuti i propri diritti, ho contenuto le loro rabbie per indirizzarle sulla via migliore per ottenere giustizia”.
La decisione della casa editrice della Flc Cgil di pubblicare questo libro è importante, perché è importante la sua finalità, e cioè formare e informare rivolgendosi direttamente ai ragazzi, quelli che hanno più futuro a loro disposizione e che in un Paese in cui si legge poco sono tra i lettori più forti. E che a raccontare sia un nonno è indicativo: sui grandi valori la distanza tra le generazioni può essere attraversata dando valore a un passato che nel racconto si fa presente aprendosi al futuro.