“Una volta toccato il fondo si deve risalire”. Così nei giorni scorsi le organizzazioni sindacali che rappresentano giornalisti e operatori della comunicazione avevano commentato la lunga intervista al Tg1 dell’ormai ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano per spiegare “l’affaire Boccia”. Alla fine, Sangiuliano si è dimesso e, come dopo ogni catastrofe naturale, nel day after si fa la conta dei danni.

 “Al neoministro della Cultura, Alessandro Giuli, abbiamo inviato una richiesta di incontro urgente - dichiarano Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil - per parlare di taxcredit, indennità di discontinuità e Naspi, come di tutte le misure necessarie a sostenere il cineaudiovisivo. Il settore quest'anno ha registrato un aumento allarmante della disoccupazione, serve agire con tempestività per invertire la rotta”. Un'inversione di rotta nel rapporto tra sindacato e ministero della Cultura l’ha rivendicata anche il segretario generale Cgil, Maurizio Landini, ospite a In Onda su La7.

Il nuovo ministro Giuli ha di fronte a sé una già lunga lista di questioni a cui mettere mano, se vorrà arrestare la corsa verso il baratro dell’intero settore produttivo della cultura e dello spettacolo dal vivo. Gennaro Sangiuliano è stato ministro per poco, ma è stato piuttosto – e funestamente – operativo.

TAX CREDIT 

Secondo l’ex ministro, “i meccanismi di erogazione necessitavano di un intervento necessario a evitare comprovati sprechi, moralizzare il settore ed evitare abusi”. Ecco perché nel pieno dell’afa estiva aveva annunciato una riforma radicale del tax credit, un meccanismo indiretto e fondamentale di sostegno al cinema, attraverso la compensazione dei debiti fiscali e previdenziali delle imprese, calcolato automaticamente sulla base dei costi sostenuti per lo sviluppo, la produzione, la distribuzione nazionale e internazionale delle opere audiovisive.

Se non si vuole rischiare di strozzare un mercato composto prevalentemente da piccole e medie case di produzione, a favore delle major, occorre immediatamente invertire la rotta, salvaguardando uno strumento che permette di sostenere anche il cinema indipendente, non sulla base degli incassi fatti e del numero di sale in cui si viene proiettati, ma sulla qualità dell’opera e del lavoro.

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FONDAZIONI LIRICO-SINFONICHE

La riforma di questo settore è una priorità che i lavoratori e le organizzazioni sindacali chiedono da ormai più di un decennio. Soprattutto per mettere ordine all’interno di enti culturali con una natura ibrida, per metà pubblica e per metà privata, che genera da sempre forti ambiguità nella gestione dei contratti, nei fondi pubblici erogati e nella governance interna.

E proprio a proposito di quest’ultima, l’ipotesi di riforma targata Sangiuliano prevede la nascita di un consiglio di amministrazione che deciderà tutto in maniera collegiale, in cui i delegati ministeriali raddoppieranno, depotenziando il ruolo del sindaco (presidente della fondazione) e sovrintendente. Se si vogliono salvaguardare le scelte artistiche rispetto a quelle politiche, bisogna bloccare un riordino strutturale che tende a rafforzare irrimediabilmente le ingerenze politiche.

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TAGLI, TAGLI, TAGLI

E a proposito di tagli, esattamente un anno fa il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano proponeva di aumentare il costo dei biglietti d’ingresso ai musei, e lanciava l’idea di recuperare risorse per il mondo dello spettacolo con quella che fu subito battezzata come una tassa che portava il suo nome.

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Per fortuna quel “prelievo forzoso” non è mai stato attuato, ma il settore culturale continua a versare in uno stato di emergenza perenne, a scapito soprattutto di artisti e maestranze, che fanno i conti con salari inadeguati e misure di sostegno episodiche.

INDENNITÀ DI DISCONTINUITÀ 

Tra queste l’indennità di discontinuità, che la Slc Cgil ha sempre ritenuto fortemente inadeguata ai reali bisogni dei professionisti del settore. Nella proposta dell’esecutivo, l’indennità di discontinuità è “un semplice ammortizzatore sociale, invece di una misura specifica per un lavoro strutturalmente discontinuo.

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I requisiti fissati – come spiegato dalla Slc Cgil – precludono l’accesso a una vasta platea di persone che pure ne avrebbero diritto. Basti pensare all’incompatibilità con Alas, Naspi e addirittura con maternità, malattia e infortunio. Se volesse passare alla storia, il ministro Giuli potrebbe partire da un gesto rivoluzionario: una riforma delle misure di sostegno al reddito che tenga davvero conto dell’intrinseca natura intermittente delle professioni artistiche e tecniche.

CODICE DELLO SPETTACOLO

Tra le molte cose che non andavano, una buona sembrava invece esserci: il tanto atteso nuovo Codice dello Spettacolo, con delega al governo per la stesura fissata per metà agosto 2024. A luglio però, su proposta del “nostro”, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che proroga il termine per l’esercizio delle deleghe previste dall’articolo 2 della legge n. 106/2022, tra cui quella per la stesura del Codice.

In questo modo, il termine della delega aumenta di 24 mesi, arrivando a 36 complessivi. Ecco un altro suggerimento al ministro Giuli per passare alla storia: strutturare finalmente un testo unico normativo che permetta di: riordinare le disposizioni vigenti in materia di spettacolo; revisionare gli strumenti di sostegno per i lavoratori e le lavoratrici del settore; riconoscere nuove tutele relative ai contratti di lavoro e all’equo compenso di chi è freelance.

OCCHIO ALLE GAFFES

Libri votati senza averli letti, Galileo che ispira Cristoforo Colombo, il post sui due secoli di Napoli (con conseguente licenziamento del social media manager), Times Square a Londra. Per essere un ministro della Cultura, Sangiuliano ne aveva di lacune. Consigliamo a Giuli di recuperare i vecchi sussidiari di scuola o fare un veloce ripasso delle basi su Wikipedia prima di intervenire in pubblico.

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E allora in bocca al lupo al nuovo ministro della Cultura. In fondo è vero che una volta toccato il fondo si può sempre risalire. Ma è anche vero che al peggio non c’è mai fine.