PHOTO
Milano è la città del “vivi, lavora, produci”, del “più spendi meno spendi”, delle cinque parole in inglese in una frase in italiano. Ma non solo. C’è una Milano nascosta, subalterna, fragile, che resta ai margini. Per dare voce a questi scorci invisibili, alla Fabbrica del Vapore sono esposti gli scatti di Milano senza dimora, un progetto di ricerca e documentazione fotografica promosso da Codici. Il Centro per i Diritti del Cittadino ci ha lavorato in collaborazione con la Direzione Welfare e Salute del Comune di Milano e la Rete grave marginalità adulta del terzo settore e volontariato cittadino.
Il pluripremiato fotografo Luca Meola esplora la quotidianità delle persone che non hanno una dimora, attraverso oltre 160 scatti. Fotografo documentarista freelance, i suoi lavori si concentrano proprio sull’esplorazione dei corpi e deii territori marginalizzati.
Un autobus notturno dal quale non si vuole scendere; un giaciglio in una stazione, sotto a un grande cartellone che pubblicizza il lusso; una sedia sotto i portici. Sono i frammenti di una vita nomade nella città della moda per eccellenza, che mantiene ai margini ciò che sconfina dal più comune concetto di estetica. Ma tra le foto di Mea ci sono anche quelle che descrivono la solidarietà, il sostegno, la cura. Ecco, allora, susseguirsi anche le immagini di dormitori, mense, luoghi marcati dal gesto dell’accoglienza.
L’esposizione è parte di un progetto più ampio, sviluppato tra il 2023 e il 2024, che ha coinvolto un team composto dal fotografo e due ricercatori sociali. Un progetto partecipativo che ha invitato quindici persone senza dimora a condividere la loro esperienza per mappare una Milano diversa. La mostra ripercorre l’identità duplice di una città, che da un lato accoglie e dall’altro respinge, anzi nasconde. Una città profondamente segnata dalla disuguaglianza e dalla solitudine.
I dati di Raccontami, la rilevazione promossa dal Comune di Milano e realizzata dalla Fondazione Debenedetti, in collaborazione con l’Università Bocconi e con la Rete grave marginalità adulta del terzo settore e volontariato cittadino, delineano Milano come una delle città europee dove il numero di persone senza dimora è tra i più elevati. Sono 2343 nel 2024, di cui il 34% vive per strada. Il 66% trova, invece, supporto nei centri di accoglienza e nell’accoglienza residenziale diffusa.
"Per realizzare questi scatti - spiega il fotografo Luca Meola -“ho camminato al fianco di ognuna delle quindici persone coinvolte, per ore. Ho raccolto immagini e storie per documentare la loro quotidianità, spesso fatta di attività e spostamenti ripetitivi, con uno sguardo di profonda vicinanza e condivisione”. In un secondo momento, come da lui stesso raccontato, l’artista è tornato da solo nei luoghi visitati, per catturare l’ambiente urbano con un approccio più distaccato e analitico, mettendo in luce le contraddizioni di una città che da un lato offre risorse e servizi fondamentali, ma dall'altro alimenta dinamiche di esclusione.
“Milano senza dimora non è soltanto un racconto visivo per superare pregiudizi – aggiunge il ricercatore Jacopo Lareno Faccini - ma anche uno strumento di riflessione condivisa su come la città possa al tempo stesso accogliere o respingere, connettere o isolare. Queste immagini raccontano le condizioni di vita e di dignità delle persone che occupano le posizioni più marginali ed esposte, ma anche le possibilità di cambiamento”.
Il progetto ha come obiettivo quello di aprire un dialogo tra il pubblico cittadino, le istituzioni e le reti di assistenza, per cercare soluzioni che puntino a un miglioramento delle condizioni di vita di chi è in situazioni di grave emarginazione. “È una domanda aperta – conclude Faccini - quale futuro possiamo costruire per una Milano più inclusiva?”