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Dalle luci alle tenebre, dai fasti al dimenticatoio. Un po’ quello che è avvenuto a Matera: nel 2019 nominata capitale europea della cultura, sotto i riflettori di tutto il mondo, nel 2020 ripiombata nel buio, come un incantesimo che svanisce all’improvviso, complice lo scoppio della pandemia. Ora, alla fine dell’emergenza sanitaria, è tempo di tornare alla ribalta, rilanciando con nuove idee e progetti la fortunata esperienza di due anni fa, che portò oltre un milione di turisti in visita ai famosi Sassi e non solo. Questa, la finalità di ‘Modello Matera’ - la cultura genera lavoro, il lavoro genera cultura -, il programma messo a punto nel gennaio scorso da Cgil, Cisl, Uil della Basilicata, assieme ad altre trentadue associazioni.
“La nostra città – afferma Eustachio Nicoletti, segretario generale della Camera del lavoro di Matera - la prima del Sud d’Italia a vedersi fregiata di un titolo internazionale del genere - è reduce da una straordinaria performance collettiva, nel nome del recupero urbano e della cultura, che l’ha vista protagonista di un Mezzogiorno che vuole trovare una propria strada autonoma, inclusiva e sostenibile di sviluppo territoriale e sociale. Questa azione collettiva ha portato a notevoli risultati in termini di marketing e di crescita di competenze, professionalità e imprenditorialità di un nuovo settore sociale prevalentemente giovanile. Un traguardo che costituisce un valore aggiunto da salvaguardare e incentivare: il motore, le energie sociali, che ci consentono di proseguire su quella strada, fatta di autonomia e inclusione”.
La sorte, ricorda il sindacato, ha voluto che, proprio all’inizio del 2020 la pandemia Covid-19 abbia completamente annullato le modalità di funzionamento dei settori della cultura e del turismo culturale, precipitando i suoi operatori in una drammatica crisi, che rischia di compromettere tutti i risultati conseguiti. “Questa situazione di stallo va superata al più presto – prosegue il dirigente sindacale -, riprendendo a programmare per il futuro, in continuità con l’esperienza fatta, ma anche integrando e correggendo alcune scelte pregresse, per dare maggiore coerenza e stabilità agli indirizzi strategici di ripartenza. Le linee che intendiamo perseguire riprendono nei contenuti la nostra campagna di mobilitazione ‘La marcia per la cultura e il lavoro’, un’iniziativa fatta nel 2017 in previsione del grande evento del 2019, e vogliono appunto disegnare, sotto il profilo della strategia culturale, un percorso che consenta a Matera e alla Basilicata di riprendere la strada della costruzione di un’autonoma capacità di sviluppo inclusivo e sostenibile”.
E’ opinione largamente condivisa, a giudizio dei confederali, che Matera, se vuole uscire con nuove più ambiziose prospettive dalla tragica crisi occupazionale che l’ha investita, deve puntare decisamente a fare turismo culturale di qualità: questa, la meta da raggiungere sulla strada della ripartenza. “Lungo il percorso – rileva ancora il leader della Cgil locale -, andranno superate alcune negatività che si sono manifestate con il boom di affluenze degli ultimi anni, in riferimento sia alla tutela del suo delicato patrimonio storico-culturale e ambientale che alla stessa qualità della vita nel centro storico e nei Sassi in particolare: è la strada già tracciata dal ‘Patto per il turismo sostenibile – E-Matera’. Dobbiamo ripartire, facendo tesoro delle esperienze passate, ma disegnando inedite prospettive adeguate alla nuova visione e ai nuovi obiettivi che ci stiamo ponendo. Non si tratta di ricominciare da zero, ma di correggere, integrare, metabolizzare quanto realizzato negli ultimi anni in termini di attrattività globale, a supporto dell’offerta turistica della città culturale, quale Matera aspira ad essere”.
Secondo le organizzazioni sindacali, il compito è arduo, complesso, e presuppone una solida capacità di visione e un’altrettanto ferma capacità di attuazione, nel tempo. Ma è un’operazione di riconversione assolutamente necessaria per assicurare un adeguato progetto di sviluppo alla nostra comunità, e soprattutto alle sue classi più giovani, che tanto entusiasmo hanno messo nella costruzione dell’offerta culturale e turistica degli ultimi anni. Una sfida complessa, da affrontare con gli ‘strumenti della programmazione’ (politica, socio-economica, marketing), per definire e condividere obiettivi, politiche, strumenti, risultati attesi. Matera ha tutti i requisiti e le condizioni storiche e patrimoniali per affermarsi come città culturale di qualità, nella quale è possibile fare esperienze inedite, che stimolano la curiosità, arricchiscono e fanno dialogare cultura del luogo con quella del visitatore, in un contesto ambientale ancora integro e compartecipe di quella stessa cultura.
I requisiti vengono dalla sua straordinaria storia urbana, coagulo di civiltà, culture, forme e spazi urbani tra scavato e costruito, che si collocano al confine tra Oriente e Occidente e aprono scenari inediti al visitatore interessato: ‘un unicum, di singolare, assoluta bellezza, dinnanzi a cui la cultura italiana, e non solo italiana, non può rimanere insensibile’, scriveva Giorgio Bassani nel 1967. “Tali requisiti – rileva Nicoletti - vanno trasformati in brand per suscitare l’interesse di un turismo culturale di fascia medio-alta. Il brand va esteso al territorio, alle sue forme di civilizzazione (italica, magno-greca, feudale), ai suoi paesi nobili e contadini, alle sue architetture eminenti (cattedrali, abbazie, conventi, castelli, palazzi), spesso scrigni museali che custodiscono le testimonianze del ricco ed inaspettato patrimonio artistico lucano. Una diffusione capillare nel territorio regionale, che è la chiave per allargare la sua valorizzazione turistico-culturale. E si potrebbe andare oltre, nel campo della letteratura, della musica, per parchi e riserve naturali, per spiagge, valli, colline e montagne; ci sono tutti i requisiti per costruire un brand Matera-Basilicata poliedrico, inedito, sorprendente per ricchezza dei contesti e dei rapporti con la cultura artistica internazionale. Che il turismo culturale di qualità può stimolare ed apprezzare”.
Quindi, va configurato il brand appropriato e i contenuti del messaggio che lo deve veicolare, per definire un’offerta di turismo culturale confacente a quella tipologia di domanda. Con un obiettivo sociale, secondo i sindacati: la costruzione e divulgazione del nuovo brand deve rappresentare l’occasione per dare ai nostri giovani, perlopiù laureati, un ‘lavoro buono’, un’occupazione qualificata, stabile, creativa. Riorientando così da un lato, e aprendo nuovi sbocchi dall’altro, quel settore giovanile che aveva trovato tanto facile quanto precario impiego, nel recente passato, nel comparto turistico-culturale allargato: dalle attività creative nelle arti applicate e performanti, a quelle progettuali, organizzative, di supporto logistico, di accoglienza e ospitalità: un lascito del 2019 che va tutelato, integrato e adeguatamente rilanciato; per evitare che un disastro sociale si aggiunga a quello ‘pandemico’ appena superato. L’obiettivo di questa politica di metabolizzazione, di tale nuova visione, dovrebbe sintetizzarsi in nuova qualità del turismo culturale e una nuova qualità del lavoro.
“Due anni fa – ricorda Nicoletti -, centinaia di giovani laureati e diplomati avevano trovato un’occupazione nell’ambito dei percorsi culturali creati ad hoc. L’anno seguente, tutto questo si è tradotto in altrettanti licenziamenti. La fondazione Matera-Basilicata non ha più fondi e l’iniziativa è automaticamente perduta. Più in generale, è rimasto ben poco, se non l’immenso potenziale di una città con ottomila anni di storia alle spalle, con un patrimonio che va dal Paleolitico in poi. Perciò, per voltare pagina e ricominciare dobbiamo trasformare la costruzione di ‘eventifici’ in occasioni di lavoro: iniziative che andranno a modificare la cultura all’interno della filiera del turismo, creando, nel contempo, infrastrutture culturali che a tutt’oggi mancano, come una biblioteca, un archivio, un teatro, una scuola di formazione per l'organizzazione della cultura sul territorio, un museo demo-etno antropologico, tutte cose assolutamente strategiche rispetto al rilancio di quella che era considerata fino a cinquant’anni fa ‘la vergogna d’Italia’.
“L’archivio di Stato esistente vanta 500 anni di storia con diciotto km di scaffalature di documenti che non trovano alcuna collocazione idonea, i cui locali sono finiti sotto sfratto - specificano i sindacati -. Mentre la biblioteca comunale possiede un patrimonio di 200.000 libri anch’essi in attesa di sistemazione; le 150 chiese rupestri disseminate su novemila ettari di superficie lungo le zone limitrofe della Murgia, andrebbero tutte ristrutturate e riqualificate, nonché preservate dalle vandalizzazioni notturne con una vigilanza adeguata, da parte dell’Ente Parco regionale, allo stato attuale dotato di soli tre addetti. Insomma, c’è molto da fare. E il programma che abbiamo ideato intende colmare una grave lacuna, che è la tutela e la valorizzazione del patrimonio, sulla falsariga di quanto è stato realizzato a Mantova nel 2016, proprio in occasione della sua nomina a capitale europea della cultura”.
Per la realizzazione del loro progetto, i sindacati hanno interessato tutte le forze istituzionali del territorio, dal Comune ai consiglieri regionali, ai parlamentari eletti in Basilicata, fino al Governo nazionale, nella fattispecie il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, per il possibile utilizzo dei fondi per il Recovery plan, “in quanto il nostro obiettivo – conclude Nicoletti - rientra appieno nelle politiche europee della Next-generation Eu: digitalizzazione. Innovazione, competitività, cultura, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione sociale. Nel contempo, ‘Modello Matera’ può trovare utile collocazione nelle missioni che articoleranno il Pnrr, essendo un caso paradigmatico in termini di pianificazione di ripresa e resilienza”. Prossima scadenza, l’incontro con i responsabili nazionali della cultura di Cgil, Cisl e Uil, che dovrebbe tenersi a fine giugno.